Il blitz di Tajani che trasforma Forza Italia in un Partito

Forza Italia diventa un vero Partito. Gasparri ha sostituito Ronzulli come capogruppo al Senato, una mossa orchestrata dal Segretario Tajani. È parte di un ampio riorientamento strategico del Partito. Che ora non è più un'Azienda. ma è scalabile e contendibile. E mette nel mirino la Lega

Roberta Di Domenico

Spifferi frusinati

L’atto di nascita porta la data di ieri sera, martedì 21 novembre 2023. Adesso Forza Italia è diventata un Partito. Vero. Non più un’azienda, orientata sui desideri di un solo uomo: istrionico e geniale, visionario ma ingenuo, inestimabile fiutatore di uomini, sintesi delle debolezze e dei vizi degli italiani che in lui si sono riconosciuti e l’hanno votato. Gli altri, quelli che non lo hanno votato, gli si sono opposti senza rendersi conto che così condizionava pure loro e le loro scelte, il loro linguaggio e le loro tattiche.

Silvio Berlusconi ora è affidato al giudizio dei posteri: la sua creatura Forza Italia diventa quello che finora non è mai stata: un partito vero. Scalabile, contendibile e suon di strategie, tessere e voti. Linfa per la Repubblica.

Gasparri al posto di Ronzulli

Maurizio Gasparri (Foto: Marco Ponzianelli © Imagoeconomica)

Il parto è avvenuto nelle sale di Palazzo madama nelle ore della serata di ieri martedì. Forza Italia ha vissuto un’improvvisa svolta: il cambio di leadership al Senato, che ha visto Licia Ronzulli sostituita da Maurizio Gasparri nel ruolo di capogruppo. Fino a pochi giorni fa tutti negavano in maniera categorica. “Non è all’ordine del giorno, se ne parlerà dopo il congresso“, era la risposta standard. Ma i fatti hanno preso una piega diversa.

 L’operazione di rimpasto è un finissimo capolavoro del Segretario Antonio Tajani, simile a quello che lo portò alla guida del parlamento Ue lasciando con un palmo di naso tutti gli altri aspiranti. Ed è con lo stesso intuito di Bruxelles che Tajani con questa operazione ha lanciato un’Opa pesante sulla sua elezione a Segretario Nazionale di Forza Italia. Eletto e non più nominato.

 Da Roma dicono che aveva già pianificato il cambiamento sin dal mese di agosto: quando aveva iniziato a fare la campagna di scouting tra i delusi di Lega e FdI, imbarcando pentastellati alla deriva. Con il chiaro obiettivo di avere ulteriore sostegno alla sua elezione a Segretario a febbraio prossimo. (Leggi qui: Bye bye 5 Stelle, noi andiamo a casa di Silvio).

Troppo presto per il Serach & Rescue

Pasquale Ciacciarelli e Mario Abbruzzese

Perché non è andato a riprendersi i colonnelli sui quali per una generazione Forza Italia ha basato la sua potenza elettorale? Proprio quelli che sono andati via perché non stavano più a loro agio in un Partito non scalabile ma imbalsamato. Come l’ex presidente del Consiglio regionale Mario Abbruzzese o l’assessore Pasquale Ciacciarelli, oppure ancora il commissario Ater Antonello Iannarilli?

Non lo ha fatto per una intelligente strategia politica ed anche per una questione di tempi. Gli ex colonnelli oggi prestano tutti servizio sotto altre bandiere: e non hanno una ragione per spostarsi. E poi in politica è sufficiente lasciare la porta socchiusa, pronti a spalancarla invitando ad entrare appena qualcuno si avvicina per vedere come vanno le cose. C’è poi la questione dei tempi: troppo presto. Perché gli ex colonnelli hanno aspirazioni che né Tajani né Forza Italia possono garantire in questa fase.

In questa fase ci sono altri in lista di priorità: Paolo Barelli, Francesco Battistoni, Raffaele Nevi e in misura minore Beppe Incocciati. le percentuali di oggi non riescono a coprire tutti.

Il cul de sac

Licia Ronzulli (Foto: Canio Romaniello © Imagoeconomica)

Con l’operazione delle ore scorse Tajani è riuscito a spingere in un cul de sac i “falchi” all’interno di Forza Italia, riducendoli e ridimensionandoli, con cambiamenti significativi ai vertici del Partito. La mossa di Gasparri al posto di Ronzulli segue la sostituzione di Cattaneo da presidente dei Deputati e la rimozione della stessa Ronzulli da coordinatrice in Lombardia. Il Partito ora è orientato verso un’unità visiva e poco conta che le divergenze interne continuino ad esistere. È la politica, bellezza. La vera linfa che tiene vivo un Partito. Linfa che non circolava nel Partito Azienda e lo lasciava appassire, vivendo solo di Silvio.

 Dall’entourage di Tajani assicurano che non ci sia stata né umiliazione né cacciata di nessuno. Suo stile: mai eliminare qualcuno, i voti servono tutti: anzi, bisogna dargli l’illusione di poter avere una rivincita e poter riscalare il Partito. Così Cattaneo e Barachini, appartenenti alla corrente di Ronzulli, manterranno i loro incarichi nel Partito e saranno presenti nella Commissione di Garanzia del congresso. Ronzulli stessa è destinata a un ruolo di rilievo, promoveatur ut amoveatur, avendo già siglato un accordo sia con Fratelli d’Italia che con il Partito Democratico per la sua elezione a vicepresidente di Montecitorio.

Una strategia che nel Lazio tocca anche il senatore Claudio Fazzone, l’uomo che parlava direttamente con Berlusconi ed al quale Silvio ha più volte fatto da scudo nei momenti di frizione interna. Claudio Fazzone è indispensabile nell’attuale scacchiere del Lazio, è un grande elettore territoriale e per questo va blandito e temuto, tenuto a bada. Un equilibrio tra persone di questo livello è facile da trovare: dall’interno ipotizzano un’ultima candidatura (forse alla Camera) o in subordine alla Regione. Perché vale il principio di cui sopra: Tajani non manda via, i voti servono sempre tutti.

Tutti vissero felici e contenti

Antonio Tajani davanti all’immagine di Silvio berlusconi (Foto: Paola Onofri © Imagoeconomica)

 La riunione del gruppo di Forza Italia in cui Ronzulli ha annunciato le sue dimissioni è stata caratterizzata da un clima di accettazione. Il fedelissimo Alberto Barachini ha benedetto la decisione e Tajani ha ringraziato Ronzulli, complimentandosi per la sua dedizione al Partito. Il voto all’unanimità e gli abbracci tra Ronzulli e Gasparri sembrano indicare una prima accettazione dell’avvenuto cambio di leadership.

 Il futuro di Forza Italia sarà ora segnato dalla capacità di mantenere l’unità interna e di gestire eventuali opposizioni interne. Tajani ha sottolineato l’importanza di mantenere il Partito unito, offrendo prospettive di posti e incarichi per coloro che supporteranno l’obiettivo del sorpasso alla Lega alle prossime elezioni europee. Resta da vedere se questo accordo reggerà, considerando i numeri risicati al Senato che non permettono defezioni senza conseguenze significative.

 Se Tajani riuscirà a mantenere l’equilibrio del Partito tenendo insieme le varie sensibilità, anche sui territori, senza perdere nessuno e tantomeno i voti, dimostrerà con i fatti che Nonno Silvio non si era sbagliato. Nemmeno questa volta.