Il gioco degli incastri Dem per le Europee

La scelta dei candidati per le Europee è cruciale per l'equilibrio interno del Partito Democratico, specialmente nel Lazio. Con le possibili candidature di Daniele Leodori e Claudio Mancini, il Partito cerca di mantenere l'unità e ottimizzare i risultati elettorali. Molto dipende da cosa farà Elly Schlein. E da quello che dirà Dario Franceschini

Carlo Alberto Guderian

già corrispondente a Mosca e Berlino Est

Il gioco ad incastri deve tenere conto di mille sfaccettature. Quasi tutte interne al Partito Democratico. Sbagliare incastro significa alterare il sottile sistema di equilibri che per ora tiene in piedi Elly Schlein sul ponte di comando del Partito Democratico. Non potrà sbagliare nella scelta delle candidature per le Europee di giugno. Ed il quadro del Lazio è tra i più critici come ha insegnato il folle gioco al massacro andato in scena alle scorse Regionali.

Uno, nessuno, centomila riflessi

Claudio Mancini

Il Lazio è parte del collegio Italia Centrale per le Europee, insieme alla Toscana, le Marche e l’Umbria. La logica vuole che il Partito schieri un candidato laziale forte, capace di tirare la lista: perché un pessimo risultato in una regione vanifica quelli ottenuti nelle altre. Chi è l’uomo (o la donna) sui cui puntare?

La scelta ha conseguenze dirette su tutti gli altri scenari regionali: su tutte la candidatura alle Comunali di Roma e quella alla Regione Lazio. Dove le evidenze degli ultimi anni dicono che si va avanti solo quando c’è un accordo di sostanza tra l’area di Claudio Mancini e quella che fu di Bruno Astorre ed oggi saldamente nelle mani di Daniele Leodori. Il primo esprime il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, i secondi puntavano alla Regione Lazio: la guerra interna lasciò così tante macerie che al confronto Mariupol dopo i bombardamenti russi sembrava una metropoli.

A ricostruire un equilibrio è stato il Congresso Regionale che ha acclamato Daniele Leodori Segretario ed eletto Francesco De Angelis presidente Pd del Lazio. Per le candidature si riparte da lì.

Nicola dice no

Foto © Imagoeconomica

Nicola Zingaretti non sarà della partita. I maliziosi dicono voglia tenersi disponibile per una candidatura al Campidoglio se i sondaggi non dovessero premiare il sindaco Gualtieri nella prospettiva di un bis. È più o meno la stessa sensazione che si respira nelle file della Segretaria Schlein da quando Paolo Gentiloni ha declinato l’invito per un’altro mandato europeo; temono voglia tenersi disponibile nel caso in cui i risultati del voto dovessero spianare l’attuale gruppo dirigente.

Ci sono suggestioni che avanzano i nomi del consigliere regionale Sara Battisti e dell’ex presidente della Provincia Antonio Pompeo, premiati alle Regionali di un anno fa con oltre 15mila preferenze ciascuno. La sommatoria delle loro preferenze alle Regionali in Ciociaria raggiunge quasi da sola il quorum per entrare in Europa. Se si alleassero, Sara Battisti avrebbe concrete possibilità e lascerebbe il suo posto alla Pisana proprio ad Antonio Pompeo arrivato alle sue spalle distanziato d’un paio di migliaia di voti.

Vanno fatte due considerazioni. Sara Battisti, già vice segretario con Astorre ed oggi presidente di Commissione in Regione Lazio, ha fatto sapere che hic manebimus optime e preferirebbe non essere schierata sulla linea del fronte. Per due motivi concreti: per le donne non c’è spazio a sufficienza; al primo posto nell’elenco delle priorità per Sara Battisti c’è la tenuta del Pd a Frosinone e quindi restare in Regione significa sostenere la Ciociaria.

Inoltre in questi mesi la conflittualità interna con l’area Pompeo non è diminuita e proprio per questo non ci sarebbe motivo per fare tanta fatica con il risultato di lasciare il posto in regione proprio a Pompeo.

La partita è un’altra

Daniele Leodori e Sara Battisti

Ma la partita si gioca su un piano più alto. E dopo il no di Gentiloni e quello di Zingaretti, cioè un nome non di parte ma assolutamente di sintesi, i candidati naturali del Lazio sono altri. Il manuale vuole che si guardi al Segretario regionale ed all’uomo che esprime la principale componente.

Daniele Leodori è il Segretario regionale, ha una rete di consenso tanto ampia quanto solida; Claudio Mancini, deputato di lunghissimo corso, è espressione di una componente capace di generare un volume di fuoco elettorale nel Lazio sufficiente a centrare il bersaglio. Il fatto è che tanto Mancini quanto Leodori hanno delle componenti da governare e per farlo occorre avere gli anfibi sul terreno romano e laziale; averli su quello continentale renderebbe più difficile la gestione. Un eventuale punto di sintesi potrebbe essere allora l’attuale presidente Pd del Lazio Francesco De Angelis che in Europa c’è già stato, avrebbe preferito rimanere al timone del Consorzio Industriale ma la realpolitik lo ha indotto alle dimissioni per lasciare spazio al nuovo governo regionale di centrodestra.

La scelta di uno di loro avrebbe riflessi sulle future candidature territoriali. La premessa passa per la ricandidatura e la rielezione di Roberto Gualtieri al Comune di Roma. Un accordo unitario blinderebbe questa volta Daniele Leodori alle Regionali del Lazio. E nel caso in cui uno tra Gualtieri e Leodori dovesse staccare il bliglietto per Bruxelles? In pole per reggere le redini di Rete Democratica c’è Francesco De Angelis che ne fa parte con la sua Pensare Democratico; il che gli assegna di diritto quella candidatura a Montecitorio in posizione eleggibile. E per la candidatura in Regione se Leodori dovesse andare in Europa? In molti guardano al sindaco di Colleferro Pierluigi Sanna.

Il varco Schlein

Elly Schlein durante il suo intervento all’Aula Pacis

Sulla candidatura, molto dipenderà dalle scelte personali di Elly Schlein che a questo punto sembra convinta a candidarsi in Europa come capolista. Ma un segnale glielo daranno tra poco le Regionali di Sardegna fissate al 25 febbraio. Lì ha deciso di sostenere una candidata governatrice indicata dal M5S: la sconfitta accelererebbe di molto la necessità di fare le valigie. Il segnale che è arrivato il momento di partire lo darà Dario Franceschini. L’ex Segretario appare poco ma quando sarà in tv e sui giornali per dire che è il momento di stare uniti. quello sarà il segnale. Che c’è l’intesa sulle candidature. E pure sulla successione alla guida del Partito.