Il manuale pratico per lanciare amore, non le pietre della calunnia

Il compito ed il ruolo della coscienza con cui avvertiamo l'amico che sta sbagliando ma senza godere del suo errore

Pietro Alviti

Insegnante e Giornalista

Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità

Mt 18, 15-16

L’evangelista Matteo  ci racconta le indicazioni di Gesù sul vivere insieme: quando si sta in una comunità, dove si mettono insieme, in “comune” appunto, pregi e difetti. E’ facile scontrarsi, avere opinioni differenti, pensare che soltanto gli altri sbaglino.

E la parola ci dà indicazioni precise per risolvere i conflitti, una specie di manuale di istruzioni.

La differenza tra colloquio e pettegolezzo

(Foto © DepositPhotos.com)

Proviamo a confrontarle con i nostri modi di fare: il lancio delle pietre è quello che ci piace di più. Prima lo si faceva con il pettegolezzo e la calunnia, un “venticello” si canta ne Il barbiere di Siviglia. Lentamente cresceva, si diffondeva  fino ad esplodere nella condanna senz’appello del malcapitato, oggetto delle nostre osservazioni critiche. Ma ci voleva del tempo: oggi, invece, i social fanno diventare tempesta quel venticello, senza che possa essere fermato. Anzi rapidamente lo gonfiano fino a farlo diventare un ciclone che travolge tutti, senza tema di smentite e di correzioni di rotta.

Ecco allora che le parole di Gesù, riportate da Matteo, costituiscono una guida ancor più importante: prima parlagli da solo. Non soltanto lo aiuterai ma sarà tutto di guadagnato per te, quella persona ti sarà per sempre grata, avrai guadagnato un amico. A volte non ti ascolterà ma tu non scoraggiarti, prendi con te altri due amici e di nuovo prova a convincerlo.

Soltanto dopo questi tentativi, soltanto allora ti sarà consentito denunciarlo alla comunità: pensate quante scemenze si eviterebbero se si seguissero questi semplici consigli, pieni di sapienza umana. Non c’è bisogno di intervento divino per capirne la logica. La persona può sbagliare, può fare scemenze, ciascuno di noi può commettere errori, anche gravi, a volte senza rendersene conto,  e deve trovare qualcuno che, prima di condannarlo al pubblico ludibrio, cerchi di riportarlo in sé.

I consigli fanno crescere e il ludibrio social no

E’ come se ci fosse per ciascuno di noi un compito di coscienza, nell’avvertire l’amico che sbaglia e non bisogna aver timore di rimproverarlo, di consigliarlo. Al contrario il ludibrio è oggi elemento essenziale dei rapporti comunicativi: non si fa in tempo a dire una cosa che subito si scatena un profluvio di maledizioni, insulti. Senza che nessuno tenti di capire ragioni, idee di chi magari la pensa in maniera diversa da noi.

Da qui il profondo valore delle indicazioni della Parola: la gradualità dell’azione diventa lo stile del rapportarsi con gli altri, a cominciare dagli amici, mentre la violenza della rappresentazione mediatica costituisce oggi la normalità dei rapporti. Si tratta di una violenza che poi deborda nella vita reale.

E’ come se le persone si addestrassero ad essere violente davanti ad uno schermo e ad una tastiera e poi l’applicassero nella vita di tutti i giorni. Ne vediamo i segnali nella cronaca nera dei giornali ma li percepiamo anche nei rapporti quotidiani che diventano sempre più difficili.