Il Pd archivia l’amore platonico con il M5S

La Direzione Pd si sgancia da un abbraccio con il M5S che finora ha portato solo al blocco della candidatura vincente di Zingaretti su Roma. E nessun benefico. Almeno per i Dem

Carlo Alberto Guderian

già corrispondente a Mosca e Berlino Est

L’accordo è stato del tutto inutile e loro sono del tutto inaffidabili: per capire le prossime mosse del Partito Democratico bisogna partire da qui, dai due concetti chiave emersi nel corso della Direzione nazionale convocata dal Segretario Enrico Letta. Il Pd cambia strada, esce dalla palude di quel patto cercato con ostinazione col M5S, rischiando di affondare nelle sabbie mobili di un MoVimento che di politico ha poco o nulla.

Il Pd riprende la sua Agenda

Enrico Letta (Imagoeconomica)

Si cambia strada e si riparte dal Pd: dalle sue origini, la sua identità, i suoi valori e la sua Agenda per il futuro. È questa la linea indicata dal Segretario. E significa una serie di cose ben precise.

Innanzitutto il ritorno ai valori fondanti. Il Partito Democratico della fase Zingaretti post covid si era spinto verso un abbraccio sempre più appassionato ad un Movimento sempre più impalpabile. Sono stati i grillini ad imporre il più delle volte al Pd la loro Agenda, in una continua richiesta di dare prova della lealtà politica.

È così che i Dem si sono ritrovati a votare la riduzione dei Parlamentari anziché pretendere un diverso modo per selezionarli, facendo in modo di avere solo persone capaci tra i banchi di Montecitorio e Palazzo Madama. Il problema è la qualità, non il numero; ma il Pd poi ha rinnegato se stesso e le sue precedenti votazioni. Stessa situazione su una riforma della Giustizia capace di allungare a dismisura i tempi già biblici per i processi, incapace di rispondere all’esigenza di snellezza e rapidità indispensabili per uno Stato moderno ed efficiente. Seguire il M5S nel suo delirio di vendetta contro l’ex alleato leghista ha portato solo alla creazione delle stigmate a vantaggio di Matteo Salvini: prosciolto dall’accusa di andare in giro per i porti italiani a rapire i naufraghi.

Il limite dei tempi

Mario Draghi

Ora si cambia: il Pd ha la sua Agenda e chi vuole si aggiunge al percorso per realizzarla insieme. L’Agenda Dem è quella del governo Draghi, basata sui valori dello Zingaretti pre Covid: basata sui giovani, le donne, i diritti. Sulla riforma della Giustizia in via di scrittura per i tipi del ministro Cartabia: una terza via rispetto al giustizialismo grillino ed all’impunitismo berlusconiano di questi anni, in cui garantire l’indipendenza della magistratura ed il riequilibrio dei ruoli con la politica.

Tutto questo però rischia di affondare per una questione di tempi. La creazione del Partito nuovo e non di un nuovo Partito (Zingaretti pre Covid) richiede un periodo di tranquillità e non la continua conta elettorale che ora abbiamo di fronte. Soprattutto quella per la conquista di Roma che determinerà moltissimo del futuro politico nel Paese.

L’abbraccio con il M5S dal quale ora si smarca Letta ha avuto vantaggi per una sola parte: ha bloccato la candidatura di Nicola Zingaretti sicuro vincitore alle Comunali di Roma (secondo tutti i sondaggi fino alla scorsa settimana); ha piazzato due assessore grilline nella giunta zingarettiana in Regione Lazio; ha fatto apparire un buon candidato come Roberto Gualtieri una scelta di ripiego.

Per il resto, nulla c’era prima, nulla aveva portato, meno ancora avrebbe condotto.