Francesco Sordo è stato eletto nuovo segretario del Partito Democratico di Anagni, battendo Angela Manunza. Il segnale dato dalla base. La divisione a tavola. La chiusura alle tentazioni frazioniste. Il ruolo di Vecchi e non solo. La soddisfazione di Fantini
Alla fine la stretta di mano, con tanto di abbraccio e di foto di rito unitaria con i sorrisi di tutti a favore di telecamera è arrivata. Il problema è capire se quest’unità riuscirà a reggere. E, soprattutto, come il Partito Democratico riuscirà, da domani, a recuperare, dopo anni di marginalità, un ruolo importante all’interno della città, soprattutto in vista delle prossime elezioni comunali. Nelle quali, non sarebbe male, stavolta, arrivare almeno al ballottaggio, dopo due consultazioni di seguito in cui il mondo progressista è rimasto alla finestra.
Dalle 15:10 di sabato 16 dicembre Francesco Sordo è il nuovo segretario del Partito Democratico di Anagni. Ha sconfitto la sfidante Angela Manunza. Un risultato chiaro, arrivato alla fine di uno spoglio che ha certificato il divario di forze tra le parti; 61 voti per il primo, 28 per la seconda.
Il segnale politico
Di fatto, il congresso ha confermato e reso plastico quello che già si sapeva. E cioè: la sensibilità Dem che alle scorse Comunali è andata a sostenere il civico Luca Santovincenzo è una minoranza. E che il segnale di rottura con il passato invocato da Angela Manunza con la sua area è stato dato in maniera inequivocabile dalla base Pd: che ha ritenuto loro ed il loro modello il passato da superare. La scelta di Sordo arriva nel nome dell”unità da ricostruire, della riconciliazione, dello spirito unitario ulivista Dem e non del massimalismo fatto emergere soprattutto negli ultimi giorni prima del voto. (Leggi qui: Poco fratelli e molto coltelli, riecco il solito Pd).
Le posizioni dei due erano e sono rimaste per parecchio tempo molto distanti l’una dall’altra. Una distanza plasticamente evidenziata anche durante il pranzo che, dopo il congresso vero e proprio, c’è stato all’interno di un ristorante lungo la via Anticolana, prima dello spoglio delle schede: le due delegazioni, quella di Sordo e quella della Manunza, hanno infatti pranzato nello stesso ristorante, ma le due squadre hanno scelto due tavoli differenti. Non esattamente una dimostrazione di unità, diciamo.
Unire. No potare
Durante il congresso, Sordo ha ribadito la necessità di cercare unità e coesione. Manunza, l’urgenza di rinnovare rispetto un Partito vecchio.
Tra le relazioni dei due candidati ci sono stati diversi interventi: tra questi, significativo quello di Luca Santovincenzo, candidato a sindaco di LiberAnagni, la coalizione che il Pd ( all’epoca con Proietti segretario) ha appoggiato; Santovincenzo ha sostenuto la candidatura della Manunza, insistendo sulla necessità di “tagliare i rami secchi”.
Il che impone una riflessione politica sul dopo. Perché il Pd post renziano è un Partito inclusivo che si è lasciato alle spalle i concetti della rottamazione: tutti i congressi dalla catastrofe renziana in poi hanno detto che se c’è una cosa da mandare in soffitta sono proprio le potature. Il Pd di Elly Schlein va esattamente in questa direzione e ci va con il turbo: in una notte ha abbattuto gli steccati catapultando dentro sensibilità come quella di Danilo Grossi a Cassino, Manuela Piroli a Ceccano, Valeria Campagna a Latina, Marta Bonafoni a Roma. E gli ha assegnato ruoli di responsabilità nazionale. Ha rivoluzionato includendo, non potando.
Il nuovo Direttivo
Il Congresso ha anche stabilito, sulla base dei risultati congressuali, la composizione del direttivo: 11 saranno i seggi assegnati agli esponenti vicini al neo segretario; 5 quelli portati a casa dalla Manunza. Il congresso ha eletto anche il presidente del partito, Lorenzo Bondatti: si era inizialmente parlato anche della possibilità di dare alla stessa Manunza il ruolo di presidente o, in alternativa, di vicesegretario. Un immediato segnale della dottrina Sordo: inclusione.
Nelle dichiarazioni del post congresso tutti i protagonisti hanno badato ad evitare di inasprire i toni (anche se fino a qualche giorno fa c’era chi pensava e scriveva che la vittoria di Sordo sarebbe stata il trionfo della “forza oscura”). Francesco Sordo ha ammesso che “al Congresso si è arrivati in un’atmosfera tesa; ma evidentemente gli iscritti hanno voluto darmi fiducia ed io li ringrazio per questo”. Il neo Segretario cittadino non ha negato i contrasti e la diversità di vedute, ma si è detto convinto della necessità di “lavorare tutti insieme nel tentativo di arrivare ad una sintesi più avanzata, che comprenda le posizioni di tutti” . L’obiettivo è quello di “aprire ai tanti che vogliono impegnarsi nel Partito Democratico”.
Concilianti anche le parole della “sconfitta”. Angela Manunza ha detto di volersi affidare “al neosegretario, con il quale penso che possa nascere una collaborazione. Entreremo con parte della mia squadra nel direttivo; cercheremo di portare avanti in questo modo quella che poteva essere la mia linea politica, ovviamente discutendo le scelte con il segretario. Cercheremo di accompagnare il lavoro di Francesco con il nostro lavoro e con le nostre proposte. E cercheremo di fare in modo con le nostre proposte vengono accolte nel resto del direttivo”.
Il ruolo di Vecchi, la sintesi di Fantini
Che Francesco Sordo sia uomo di sintesi lo dicono i numeri. Dietro ai suoi voti non c’è una sola anima del Pd: i numeri hanno la coda e basta seguirli per capire che un ruolo centrale in questa elezione lo ha avuto Luigi Vecchi e non è stato a guardare neanche Maurizio Bondatti. È il chiaro segnale che chi in questi anni si è diviso ora sta iniziando a riprendere la via della collaborazione.
A fare la sintesi ci ha pensato il segretario provinciale Luca Fantini: “Si partiva da posizioni differenti, ma si è arrivati ad un’intesa, alla fine del dibattito. L’importante adesso è lavorare tutti insieme per rafforzare il Partito Democratico in vista dei prossimi appuntamenti, sia dal punto di vista elettorale che dell’azione politica amministrativa contro le destre che amministrano questa città”.
Il percorso verso una pacificazione è tracciato. Dove porterà dipende da Francesco Sordo. Ora uno dei prossimi fronti da pacificare con urgenza è quello di Cassino. E prima che la situazione si infetti in maniera irrimediabile, anche quello di Ferentino. (leggi qui: Il Bilancio arriva nell’Aula dei capponi di Renzo).