L’immensa eredità di Sua Eccellenza Emilia

Foto: copyright Stefano Strani

L'eredità del prefetto Emilia Zarrilli. I problemi risolti, la riorganizzazione imposta, l'avversione contro la burocrazia, l'avversione per la superficialità. Aneddoti e fatti per ricostruire cosa ha fatto e lasciato al territorio.

Ha salutato la provincia di Frosinone dal palco del Festival dei Conservatori, iniziato ieri sera. Il Prefetto Emilia Zarrilli lo ha fatto con molta commozione, ma non cedendo alla lacrima che probabilmente premeva non poco. Accanto a lei il sindaco del capoluogo Nicola Ottaviani, il quale le ha fatto omaggio di uno splendido mazzo di fiori. Lei ha scherzato sul punto, spiegando che il suo successore non avrà la stesso trattamento. Dal punto di vista floreale naturalmente, considerando che sarà un uomo.

Ha detto la dottoressa Zarrilli: “Il giorno del mio compleanno era finiti i fiori a Frosinone”. E Ottaviani in risposta: “Caro Prefetto, fra i tanti, lei ha avuto il merito di far incrementare il Pil del settore floreale”. Il sindaco ha poi aggiunto: “Comunque, se poi verrà assalita da quella che i brasiliani chiamano saudade, nessun problema. Può tornare a casa quando vuole, perché Frosinone sarà sempre casa sua”.

 

La saudade, la nostalgia, al prefetto Emilia Zarrilli potrebbe anche venire. Perché a Frosinone ha dato tanto. Più di quanto fosse lecito aspettarsi da un funzionario dello Stato spedito a rappresentare il Governo centrale, in un luogo che Mussolini elevò a Provincia solo per un dispetto. Non proprio un posto nel quale si fa a cazzotti per andarci.

Ci sono molti modi per interpretare il proprio mandato. Emilia Zarrilli ha interpretato la propria missione a Frosinone in una maniera totale. Nel senso più pieno del termine. A cominciare dal fatto che ha scelto di vivere nell’alloggio di servizio all’interno del Palazzo di Governo: ha una casa nel centro di Roma ed avrebbe tranquillamente potuto viaggiare e mantenere la sua vita nella Capitale. Lo ha fatto per essere pronta a rispondere ad ogni emergenza. E ne ha affrontate tante, spesso rispondendo nel cuore della notte alle telefonate girate dal centralino.

È quando non li vedi, che i problemi sono stati risolti in maniera efficace. Emilia Zarrilli ha fatto in modo che moltissimi problemi nemmeno si vedessero, gestendoli nel cuore della notte o con riunioni d’emergenza fino all’alba. Fosse l’ennesimo carico di migranti che nessuno in Italia sapeva dove far alloggiare per un paio di notti, fosse un’ondata di maltempo improvvisa e capace di paralizzare la circolazione.

 

Ruvida lo è per carattere. Non poteva essere altrimenti per una delle prime donne ad essere entrate nell’Amministrazione dello Stato. Ha dovuto imparare  subito a schivare gli sgambetti: la prima telefonata ricevuta nel suo primo giorno di lavoro la ebbe dal comandante di un Reparto della Polizia di Stato, “Dottoressa, domani per lo schieramento dobbiamo usare guanti bianchi o guanti neri?“. La risposta fu immediata: “Bianchi“.  Nonostante fosse appena entrata sapeva benissimo che nel linguaggio di caserma, un reparto indossa i guanti bianchi quando è schierato in servizio di rappresentanza, neri se è in servizio d’ordine,

Pensavano di coglierla impreparata: non ci sono riusciti. Nè quella volta né molte altre. Emilia Zarrilli si è dovuta guadagnare il rispetto che ad un uomo sarebbe stato considerato un atto dovuto. Per questo, gli spigoli fanno parte del suo carattere.

Ma è proprio grazie a quegli spigoli che il prefetto Zarrilli ha potuto difendere, in questi anni, un senso delle Istituzioni che si stava perdendo. Come la volta in cui rimandò indietro un amministratore comunale presentatosi in Prefettura per ritirare dei documenti indossando calzoncini corti fino al ginocchio: gli ordinò di ritornare vestito in maniera decorosa.

O come la volta che mandò via, con fermezza, un amministratore comunale arrivato in prefettura per parlare con il commissario prefettizio del suo Comune: “Qui, il dottore svolge funzioni che non sono quelle del Commissario. Se deve parlare con il Commissario rispetti i giorni di ricevimento che sono stati stabiliti nel suo Comune e non venga a cercarlo qui”.

Per far capire a molti che non erano abbastanza preparati, organizzò in prefettura un corso di Cerimoniale dello Stato: per ricordare (in realtà insegnare) come ci si relaziona e ci si rapporta tra Istituzioni.

Severissima, ha riorganizzato gli uffici puntando alla massima efficienza. Durante le elezioni si catapultava nei seggi che facevano tardi. In qualche caso ha rimosso sui due piedi le persone che riteneva poco adatte al ruolo. Le sue strillate sono proverbiali. Il suo puntiglio è celebre. La sua tendenza al risparmio per i soldi dello Stato, dicono che rasenti l’avarizia. Una volta fulminò una persona che osò rilevare come gli addobbi scelti per una ricorrenza ufficiale fossero piuttosto spartani: “Se fossero soldi miei scialerei ma è denaro pubblico e dei sacrifici fatti dai cittadini bisogna avere rispetto”.

Severità e fermezza. Tutta lei. Come con le cooperative che hanno provato ad usare i migranti come grimaldello per aprire le casse ed ottenere i pagamenti che tardavano ad arrivare. “O imparate a produrre come si deve le carte o io non pago niente. E se mi viene il sospetto che non sia sciatteria ma imbroglio, vi faccio trovare la Guardia di Finanza”. Fine del grimaldello.

Diplomatica? Il necessario. Ma non al punto di dover essere falsa. Non ha mai evitato di far notare a Nicola Ottaviani i suoi dieci minuti di ritardo nelle cerimonie. Ai sindaci che non si presentavano ai ricevimenti, senza averla prima informata, mandava a dire che erano degli scostumati. Ai burocrati disse, di fronte a tutti, che la loro lentezza su questo territorio non ha eguali in nessuna parte d’Italia.

Anche per questo, lunedì, ci sarà chi stapperà in segreto una bottiglia di champagne Mum tenuta in fresco per l’occasione da circa un anno.

 

Tanto rigida nel profilo formale, tanto alla mano nel privato. Chi ha avuto il privilegio d’essere invitato nel suo alloggio o di averla a cena in casa, racconta di averla vista armeggiare con il forno e sparecchiare. Come una comune padrona di casa.

 

E poi, ha portato fortuna. ieri sera il prefetto Emilia Zarrilli ha ricordato che, sotto il suo mandato, due volte il Frosinone calcio ha ottenuto la promozione in serie A e che sia  la città che la provincia sono cresciute sul piano degli eventi e della dinamicità.

Concludendo: “Vi porterò nel cuore”.

Applausi dalla platea del Festival dei Conservatori. Baci sul palco da parte di Mary Segneri, presentatrice dell’evento. Un discorso che ha toccato le corde dell’emozione quello di Emilia Zarrilli, lontanissimo dai toni istituzionali ma pure delle polemiche, considerando la tempistica e i modi con i quali è avvenuto il cambio della guardia.

Andrà a Pistoia, “una splendida città toscana, importante per storia e tradizione”, ha detto Nicola Ottaviani. Specificando: “Si tratta di una promozione. E non ut amoveatur”. Nicola Ottaviani ama il latino e quella frase vuol dire che non siamo in presenza di una promozione per rimuovere.

È stata l’ultima galanteria del sindaco nei confronti di un prefetto con il quale spesso hanno avuto delle sfiammate di scintille ma con il quale si sono sempre, reciprocamente, stimati e rispettati.

La provincia di Frosinone è più grande di quella di Pistoia, sia come numero di Comuni (91-21) che per tutto il resto. Perfino come dipendenti della Prefettura: ne ha la metà. Pistoia, con tutto il rispetto per la città, non è il riconoscimento che Emilia Zarrilli ha meritato sul campo, con quello che ha fatto vedere a Frosinone durante questi anni.

Lei non ha fatto minimo cenno alla polemica, come si addice a chi rappresenta lo Stato al massimo livello. Godendosi fino in fondo le note del Festival dei Conservatori.

Consapevole di avere fatto fino in fondo il suo dovere. Per bene. Lasciando un segno indelebile. Che è una grande eredità.