Impianti ad Acea: una settimana per bloccare Raio. Raggi non può agire

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Una settimana per la prossima mossa. Gli avvocati del Comune di Cassino presenteranno entro sette giorni il ricorso contro la nomina di Ernesto Raio a commissario prefettizio incaricato di applicare la sentenza del Consiglio di Stato che assegna ad Acea gli acquedotti cittadini. Ne chiederanno l’immediata sospensione dalle funzioni, in modo che non possa operare il 2 (o al massimo il 3) agosto quando tornerà in municipio per chiudere la questione.

Il ricorso non impugnerà la nomina fatta dal prefetto Emilia Zarrilli: lì c’è poco da contestare, dal momento che un Tribunale dello Stato ha emesso una sentenza, ha espressamente incaricato il prefetto di farla rispettare, il prefetto ha nominato il commissario. Gli avvocati di Carlo Maria D’Alessandro punteranno sul fatto che il vice prefetto Raio non può prendere anche i 200 litri di acqua/secondo che oggi Eni Acqua Campania pompa nell’acquedotto comunale. E non può prenderli – sostengono – in quanto è “acqua extra Ato5, non fa parte delle risorse da consegnare”.

Un appiglio nato grazie ad una serie di clausole fatte inserire negli anni Novanta dal sindaco Antonio Grazio Ferraro nell’accordo con cui la città di Cassino concedeva le acque del Gari per dissetare la Campania. Fu la sua amministrazione a prevedere che il gestore Eni Acqua Campania dovesse un ristoro con cui compensare i cittadini per i vincoli urbanistici ed i danni ambientali dovuti alla costruzione degli impianti di captazione, sollevamento e distribuzione sul territorio comunale. Agganciandosi a quelle clausole, Giuseppe Golini Petrarcone lo scorso anno ha trasformato il ‘ristoro economico’: e anziché soldi per le casse civiche ha concordato con Acqua Campania Spa “la fornitura gratuita di 200 litri/secondo di acqua clorata da immettere nella rete gestita dal Comune”. A questo ora possono appellarsi i legali di Carlo Maria D’Alessandro: “Se Acea prende quegli impianti, alla città viene meno il ristoro e quella è acqua che non fa parte del patrimonio idrico Ato5 (cioè le risorse provinciali) ma è proprietà esclusiva di Cassino. L’amministrazione Petrarcone non lo ha mai fatto presente in sede giudiziaria e ora facciamo valere noi questo diritto”.

Acqua Campania – in base alla convenzione dello scorso anno – ha predisposto un punto di consegna con misuratore di portata dalla galleria di accumulo in località Monte Trocchio «al fine di immettere la quantità di acqua stabilita nell’acquedotto comunale».

Acea prepara le contromosse. E dice che garantirà a Cassino un ristoro adeguato, in cambio pure della conduttura di adduzione e dei 200 litri/secondo. Si parla di 1,2 milioni di euro.

Potrebbe essere questo il vero punto di snodo. Acea intende versare i soldi nelle casse comunali. Il Comune dice no «Perchè Acea può prendere i soldi attraverso le bollette e quindi quel ristoro – alla fine della giostra – finiscono per pagarlo i cittadini di tutta la provincia di Frosinone». Il Comune pare che stia valutando l’ipotesi di rilanciare: «Mi dai i soldi, ma invece di prenderli dalle bollette li metti nelle bollette: abbattendo le tariffe idriche per i soli cittadini di Cassino, che a quel punto pagherebbero l’acqua molto meno».

Sul fronte politico, intanto, si accende la polemica sulla mail inviata dalla prefettura martedì pomeriggio al sindaco D’Alessandro, prima del Consiglio Comunale, annunciando l’arrivo del commissario Raio (leggi qui il precedente) e della quale nulla è stato detto poi all’aula. Il sindaco conferma che quella Pec è effettivamente arrivata ma giura che il prefetto non gli preannunciava l’arrivo del commissario per l’indomani ne solo per questo non ne ha reso partecipe l’aula. Dalla prefettura, confermano che nella Pec il prefetto Emilia Zarrilli in sostanza diceva “Gentile sindaco, comprendo le sue ragioni ma devo far rispettare una sentenza dello Stato ed a questo punto devo procedere”. Dal Comune ribattono “Non c’era mica scritto che l’indomani arrivava il commissario”. Dal palazzo di Governo chiudono la storia dicendo “Era evidente, infatti l’arrivo del dottor Raio non è stato una sorpresa per nessuno”.

Infine, nessun aiuto arriverà dal sindaco di Roma, Virginia Raggi (M5S): Acea è del Comune di Roma e da Cassino c’era chi confidava nell’intervento della sindaca grillina appena salita in Campidoglio. Il quotidiano L’Inchiesta ha domandato all’onorevole Luca Frusone quante possibilità ci siano di segnalare la questione alla sua collega di Partito. Il parlamentare di Alatri ha risposto che

«è irreale pensare che Virginia Raggi, in quanto sindaco della Capitale ed azionista di maggioranza di Acea, possa intervenire per impedire la cessione dell’acquedotto. E’ semplicemente impossibile. Non si può andare contro la legge (Galli) e tantomeno si può far finta che il Consiglio di Stato non si sia pronunciato. Senza contare che Acea, società quotata, in quanto tale deve sottostare ad una complicata serie di normative molto stringenti. Ad oggi la situazione dell’acquedotto della città martire sembra davvero compromessa e probabilmente l’attuale primo cittadino ha sbagliato, in campagna elettorale, a promettere ciò che era difficile mantenere. In ogni caso – ha concluso Frusone – nonostante il diverso colore politico dell’amministrazione D’Alessandro, spero che il sindaco tiri fuori, al più presto, un coniglio dal cilindro».