La Champions League del Frosinone inizia sabato con la Lazio

Il giorno della presentazione all'hotel Atlantic di Fiuggi, le parole di Di Francesco sono più che mai attuali: "Cercheremo di vincere la nostra Coppa dei Campioni". Il gran finale andrà giocato in maniera diversa da quella di Reggio Emilia in casa di un Sassuolo sulle gambe. Il peso del calendario asincrono. L'importanza del ritorno di Cuni in attacco

Giovanni Lanzi

Se lo chiamano 'Il Maestro' non è un caso

Era l’8 luglio scorso. Il giorno della presentazione ufficiale di Eusebio Di Francesco nella sala dell’hotel Atlantic di Fiuggi. Il tecnico al centro del tavolo, il presidente Maurizio Stirpe alla sua sinistra e il direttore dell’Area Tecnica, Guido Angelozzi, alla sua destra. Sala stracolma di cronisti e telecamere. Di Francesco disse nel mezzo del suo intervento: “Ci vorrà un po’ di tempo ma sono tranquillo e sereno di poter dare a questa squadra ciò che serve per affrontare una stagione così difficile. E poi cercheremo di vincere la nostra Champions League”.

Ecco, appunto: la Champions League del Frosinone inizia adesso, quando all’appello mancano 10 giornate alla fine del campionato. La prima giornata di questo girone all’italiana di Champions mette di fronte due squadre, Frosinone e Lazio, che hanno in comune la necessità di fare punti. Con un distinguo: i giallazzurri sapevano di dover soffrire fino all’ultimo secondo della 38.a giornata, i biancocelesti – dove nel frattempo Sarri si è dimesso dopo il harakiri casalingo con l’Udinese e i 4 ko di fila – che hanno dilapidato tutto quello che era possibile dilapidare dopo la conquista del 2° posto.

Voltare pagina subito

Marvin Cuni, rientrato dopo una lunga assenza (Foto: Federico Proietti © Ansa)

Una Champions League da giocare sicuramente in maniera diversa da come Turati & soci hanno affrontato la partita-spareggio con il Sassuolo. Forse, con il 5-0 rimediato a Bergamo, la peggiore gara della stagione. Due gradini più in basso anche del 5-1 di Firenze dove Kaio Jorge & soci nonostante tutto hanno avuto spazi per fare gol in diverse occasioni sul 4-0 e sul 4-1.

Al ‘Mapei’ invece la gara ha voltato le spalle al Frosinone in una frazione di secondo: dal rigore revisionato al Var per presunto fallo su Mazzitelli, al ribaltamento di fronte che ha portato alla gol-partita del Sassuolo realizzato da Thorstvedt che comunque un direttore di gara più attento avrebbe dovuto mandare sotto la doccia tra il 23’ e il 24’ del primo tempo per due fallacci a centrocampo. Quel calo di concentrazione sul vantaggio neroverde – la difesa che non sale in blocco sull’unico giocatore avversario libero in area – ha rischiato di portare al 2-0 degli emiliani appena 1’ dopo sul pallone di Pinamonti che ha sfiorato il palo alla destra di Turati.

Il Frosinone è rimasto aggrappato alla partita, al Sassuolo tremavano le gambe, ma la reazione si è notata solo all’ingresso di Cuni, un ragazzo di cui si ha bisogno come il pane. Nei suoi 12’ dopo 8 giornate di assenza dal campo, il tedesco ha messo il rigore del pareggio su un piatto d’oro con l’unica palla giocabile sulla profondità che gli è arrivata. E’ andata come è andata, poteva e doveva andare meglio nella gestione complessiva.

Domande e risposte

Okoli duella con Defrel

Si può dire che tutto va bene? Certamente no. Ma che potrebbe andare meglio a livello generale, indubbiamente sì. Si può dire anche che il Frosinone è in credito con un pizzico di fortuna, che nel calcio è una componente fondamentale? Senza ombra di dubbio sì. Si può dire che gli infortuni hanno falcidiato organico e idee? Sfondiamo una porta aperta. Si può dire che tutti debbono sentirsi coinvolti a partecipi come chiese Di Francesco a luglio? Certo che sì, è un obbligo.

Si può dire che è colpa pure del calendario asincrono? Non è un alibi ma certamente la ‘manina’ sul tasto ‘invio’ del pc in sede di composizione del girone di ritorno, non si può dire non abbia avuto il suo ruolo in negativo con la caduta al terz’ultimo posto del Frosinone per la prima volta nella stagione. Nelle ultime 15 giornate (11 sconfitte, 3 pareggi e 1 vittoria) la squadra di Di Francesco ha dovuto affrontare 2 volte la Juventus (2 sconfitte di misura), 2 volte il Milan (2 sconfitte, 1 di misura in casa), 2 volte la Roma (giocando bene e sprecando gol sia all’andata che al ritorno) e 1 volta l’Atalanta. Detto questo non vale piangersi addosso.

Colpo-Udinese, caterpillar-Inter  

Eusebio Di Francesco e Simone Inzaghi

La coda della 28.a giornata ha allungato la zona salvezza, con l’Udinese che ha acuito la crisi totale della Lazio che ha portato alle dimissioni di Sarri, sfiduciato dalla squadra. I friulani hanno lasciato quota 24 grazie al 2-1 all’Olimpico sulle spoglie della squadra di Sarri che nel post-partita ha interrogato i suoi indirettamente con una frase sibillina: “Parlate chiaro…”. Frase che ricorre spesso ormai in questa stagione. Nella notte è circolato, con forza il nome di Tudor. Intanto biancocelesti in ritiro a Formello per preparare la sfida al ‘Benito Stirpe’.

L’Inter non fa più notizia, basta un gol di Bissek a Bologna per staccare il biglietto per il +16 sul Milan e +17 sulla Juventus anche grazie al pareggio dei bianconeri in casa (2-2) con l’Atalanta che si tiene nella scia della zona Champions grazie ad una doppietta di (Robo) Koopemeiners. La difesa della Juve ancora una volta non dà dimostrazione di solidità. Al ‘Dall’Ara’ la squadra di Motta non delude ma l’Inter è un pianeta a parte per qualità, cinismo, pragmatismo tattico, concentrazione.

Il Milan sulla piazza d’onore

Leao in azione (Foto: Federico Proietti © Ansa)

Il pari dei bianconeri permette al Milan, vittorioso in casa con l’Empoli (1-0) con un gol di Pulisic, permette il sorpasso proprio sulla squadra di Allegri che ora è a -1. Il Bologna è sempre sull’ultimo vagone per la Champions ma la Roma rosicchia 1 punto con il pareggio all’ultimo secondo dei tempi supplementari a Firenze, grazie alla zampata di Llorente sulla sponda di Ndicka nella posizione di centravanti.

Ma il mattone sulla rimonta lo aveva messo il portiere Svilar che sul 2-1 per i viola ha parato un rigore a Biraghi che conferma che per la squadra di Italiano c’è una maledizione dal dischetto. L’arbitro Massa di Imperia grazia Mancini (sostituito al 33’ da Huijsen) e pure Paredes e allora è senza dubbio l’anno della Roma del nuovo corso di DDR che si incarta in avvio con la difesa a tre ma quando cambia porta a casa il pari.

Napoli, avanti piano. Il Monza sbanca “Marassi”

Osimhen, bomber del Napoli

Muove al minimo la classifica il Napoli che pensava di aver risolto i mali ma si ritrova a pareggiare in casa (1-1) con il Torino nonostante un Kvaratskhelia in formato-monstre. Ma gli azzurri si rilassano e Sanabria li punisce con una rovesciata a 5 metri dalla porta, fase difensiva della squadra di Calzona totalmente rivedibile.

Partita da cineteca al ‘Ferraris’ di Genova dove il Monza passa (3-2) alla giostra del gol. I brianzoli di Palladino agguantati sul 2-2 dopo essere andati sul 2-0 ma poi decide un’altra giocata decisiva di Daniel Maldini. Da spot del calcio la rete di Dani Mota, gesto tecnico da incorniciare nell’album del calcio mondiale.

Cagliari e Verona, colpi di coda

Roberto D’Aversa, esonerato dal Lecce

In basso per la prima volta nella stagione escono dalle pastoie delle ultime 3 il Cagliari e il Verona. I sardi battono 4-2 una Salernitana che potrebbe aver lasciato alla ‘Domus’ le ultime speranze di salvezza (granata in ritiro, per ora Liverani resiste) mentre il colpo grosso lo fa il Verona che vince a Lecce con un tiro di Folorunsho deviato.

A fine partita il gestaccio di D’Aversa che colpisce con una testata l’attaccante del Verona, Henry. Il Lecce ha preso immediatamente le distanze dal tecnico che è stato anche esonerato. Ma il caso arriva la settimana dopo quello che aveva visto protagonista l’allenatore del Torino, Juric, per il gestaccio rivolto al collega Italiano della Fiorentina. Al di là di tutto, è evidente un problema comportamentale da parte di alcuni allenatori che probabilmente non hanno più la capacità di scaricare a terra gli stress quotidiani di un calcio sempre più esasperato e che negli ultimi 20 anni ha stravolto completamente la professione del tecnico.