La cicuta di Socrate e la tristezza di Beppe Grillo. Anatomia dei Cinque Stelle

Foto © Imagoeconomica

Secondo l’AdnKronos il fondatore potrebbe effettuare un blitz a Roma. Ma se anche non dovesse farlo è evidente la stanchezza del leader di un Movimento che sembra aver perso la propria identità, fatta di piazze, streaming e discussioni. La voragine che separa la severità contro Marino Mastrangeli e il far finta di nulla nei confronti di Gianluigi Paragone.

Poco prima della mezzanotte di ieri l’AdnKronos pubblica un lancio indicativo in ogni caso. Questo: “Possibile arrivo domani di Beppe Grillo a Roma. Il garante del M5S, dopo il blitz nella capitale dello scorso 23 novembre, dovrebbe tornare domani, a meno di un mese dalla sua ultima visita e del faccia a faccia con Luigi Di Maio, quando, tra le altre cose, aveva assunto l’impegno di essere più presente nella vita del M5S”. 

Oggi a Roma, al Senato, ha fatto capolino anche Davide Casaleggio: motivo della visita, viene spiegato, una serie di incontri sulla piattaforma Rousseau. Ai cronisti che gli chiedevano dello stato di salute dell’esecutivo Conte, il figlio del cofondatore del Movimento ha risposto scommettendo sull’esecutivo: “E’ solido”, ha tagliato corto entrando a Palazzo Madama”.

Beppe Grillo e Rocco Casalino © Benvegnu’ Guaitoli / Imagoeconomica

Ancora l’AdnKronos: “Stando alle voci che si rincorrono in queste ore, Grillo potrebbe fare un blitz a Palazzo Madama per vedere i senatori. Obiettivo serrare le fila del Movimento dopo gli addii della settimana scorsa – con ben tre senatori grillini passati alla Lega -, le voci di nuove uscite e rumors su una decina di eletti pronti a staccarsi per formare una componente autonoma in seno al gruppo Misto”.

Per questo, mentre Di Maio volerà in Libia, Grillo sarebbe pronto a fare capolino al Senato nel tentativo di calmare le acque agitate del Movimento. In ore febbrili, mentre si fanno sempre più vivi i sospetti di un’opera di scouting da parte della Lega e crescono i dubbi sulla tenuta di un governo in difficoltà, con Italia Viva che punge e Matteo Renzi che chiede “un cambio di passo“.

Nel gruppo M5S del Senato cresce inoltre il nervosismo attorno a Gianluigi Paragone, che anche ieri si è distinto votando in dissenso dal gruppo, contro la manovra. Un no, il suo, che ha destato parecchi malumori tra i 5 Stelle, tanto che sta crescendo il pressing affinché venga assunto contro il giornalista un qualche provvedimento disciplinare: in molti vorrebbero il cartellino rosso, ovvero l’espulsione dal Movimento.

Se anche non succedesse nulla, il lancio dell’agenzia di stampa è significativo, dal momento che certe notizie nascono da rumors incessanti, che fotografano uno stato di malessere diffuso nel Movimento Cinque Stelle.

D’altronde sul Blog Beppe Grillo è apparsa una riflessione filosofica sull’epoca della post verità, nella quale ad un certo punto si legge: “Se Socrate, che parlava instancabilmente con i suoi interlocutori della verità di giustizia, bellezza e amore, avesse constatato il predominio della post-verità, sicuramente non sarebbe stato costretto a prendere la cicuta. Sarebbe morto di tristezza”.

Beppe Grillo con Luigi Di Maio

Un certo scoramento c’è, inutile girarci attorno. E Luigi Di Maio, capo politico dei Cinque Stelle e ministro degli esteri, ha detto nelle ultime ore di essersi sentito molto solo negli ultimi tempi. Aggiungendo: “Ma Beppe Grillo ancora di più”.

Al di là di analisi sofisticate e messaggi in codice, la crisi del Movimento Cinque Stelle è fortissima. Non soltanto per il cambio di alleanza, prima con la Lega e poi con il Pd. E non soltanto per lo scotto che si paga quando si va al Governo. Non soltanto per il cambio di rotta (tipo folgorazione sulla via di Damasco) sui temi storici del Movimento. Ma soprattutto per la perdita di identità. Perché il Movimento ha smesso di fare quello che lo aveva contraddistinto: andare in piazza, usare lo streaming, dibattere a 360 gradi, incalzare. Non la fa più. Ed è complicato pensare che possa riprendere a farlo.

Magari Beppe Grillo a Roma oggi non verrà, ma cambia poco. Perché la situazione è paradossale e assurda. Agli albori del Movimento Marino Mastrangeli fu cacciato per una comparsata televisiva non autorizzata. Oggi Gianluigi Paragone non vota nessuno dei provvedimenti che glialtri suoi colleghi votano. E non succede nulla. E’ questo il segno della resa identitaria dei Cinque Stelle.