La meravigliosa e necessaria banalità di chi semina e poi raccoglie i frutti

Non tutti siamo destinati alla grandezza per i posteri, ma tutti dobbiamo cercarla nella piccola perfezione dei nostri doveri

Pietro Alviti

Insegnante e Giornalista

“Il seminatore uscì a seminare”
Mt 13,2

Quale azione più banale per un seminatore? Eppure è quella che lo qualifica come tale. Sarebbe come dire: un insegnante uscì per  insegnare, un ingegnere uscì per progettare, uno spazzino per spazzare. Sono le azioni comuni della vita  che ci contraddistinguono. Pochi di noi sono chiamati alle egregie cose che saranno poi cantate dai poeti nei secoli.

Tutti siamo, invece, chiamati ad uscire e a seminare. Azione banale, spesso frustrante, ma essenziale per la vita di tutti. Infatti se il seminatore non uscisse nessun seme verrebbe lanciato nella terra e nessun seme porterebbe frutto. Se si  pensasse che tanto non serve a niente, che tanto poi nulla porterà frutto. Che i semi andranno tutti persi, che è soltanto lavoro sprecato, che tanto ti ammazzi di lavoro e nessuno ti apprezza, che andrà tutto perso. E nessun seme porterebbe frutto.

Non c’è solo il terreno inospitale

Come in ogni azione umana ben lontana dalla perfezione, ci saranno quelli che vengono beccati dagli uccelli, quelli che cadranno in un terreno inospitale. E quelli che all’inizio saranno entusiasti per poi spegnersi, a causa di un’eccessiva foga. Ma ci saranno anche quelli che cadranno nel terreno buono e porteranno cento volte i frutti di quanto seminato.

Proviamo a ripensare la nostra vita secondo questa logica: quante persone abbiamo aiutato a vivere meglio. A quante abbia risolto problemi, a quante altre magari abbiamo fatto godere un diritto che senza di noi sarebbe stato loro negato. Oppure a quante persone abbiamo procurato fastidi, non facendo il nostro dovere. 

Il seminatore usci per seminare, un’azione banale che però genera tanto bene, come tanto bene viene prodotto ogni volta che facciamo correttamente  il nostro lavoro. Che ci comportiamo onestamente, che ci rendiamo conto che senza il nostro contributo altri soffriranno.

La grandezza dell’impiegato

Anche un semplice impiegato deve pensare che non è soltanto un piccolo ingranaggio di una macchina burocratica ma che dal suo lavoro corretto molti trarranno beneficio, quella pensione sarà pagata regolarmente. Quello stipendio arriverà in tempo, quell’attestazione sarà consegnata nei giorno previsto, quegli alunni studieranno meglio, quel ponte resisterà, quella cittadina sarà ben amministrata, quel treno arriverà in orario…

Noi siamo soltanto i seminatori: che cosa accadrà al seme non spetta a noi decidere né altresì conoscere. A volte ci sembrerà che quei semi facciano il contrario di quello che noi abbiamo immaginato per loro ma anche questo fa parte del mestiere del seminatore. Deve lanciare i semi, deve dare opportunità, deve consentire di vivere. Che grande mestiere!

(Leggi qui tutte le meditazioni di Pietro Alviti). 

(Foto di copertina: © DepositPhotos.com).