Alla Klopman è stata lanciata l’azione pilota sulla sostenibilità territoriale dell’area industriale di Frosinone e Ferentino. È stata realizzata dalla Fabbrica dei Talenti in sinergia con Unindustria e Fondazione Bruno Visentini. Il risultato? La sfida di una visione del tutto diversa per rendere attraente il territorio
Il futuro parte dalle parole. E dal significato che gli diamo. Sostenibilità fino a poco tempo fa significava solo una fastidiosa (e costosa) serie di cose da fare in campo ambientale. Poi però è arrivata la Sostenibilità aziendale: significa che ammodernare gli impianti fa inquinare meno ma fa anche risparmiare molto sulla corrente utilizzata, sull’acqua impiegata, sulla depurazione da effettuare. Sostenibilità allora diventa anche conveniente. E se aggiungiamo anche sostenibilità sociale? Scopriamo che basta poco per rendere attrattiva l’area industriale tra Frosinone e Ferentino: ma bisogna cominciare a guardarla con occhi diversi. Puntando sul bello, sull’efficiente, sul sostenibile declinato in una maniera diversa.
E come si declina la sostenibilità per rilanciare l’area industriale? Come si riesce a far capire che l’imprenditore è uno che crea economia e non ha nessun interesse a fare inquinamento? A cercare una nuova declinazione è stata la fondazione Fabbrica dei Talenti con uno studio ed un’azione: presentate nel pomeriggio.
Nasce così l’iniziativa ospitata mercoledì mattina presso la Klopman di Frosinone, leader europeo nei tessuti per abbigliamento da lavoro. Lì è stata presentata l’azione pilota sulla sostenibilità territoriale dell’asse attrezzato frusinate. Una scelta non a caso: Klopman anni fa scelse Frosinone per mettere la sua sede europea perché Frosinone era attrattiva. Oggi lo è meno.
La declinazione di Sostenibilità
Hanno coinvolto venti aziende e fatto una cosa in apparenza semplicissima: hanno chiesto cosa fanno e vorrebbero sul fronte della sostenibilità. Hanno tracciato così una pagella dell’area industriale di Frosinone e Ferentino. Poi hanno chiesto ai giovani studenti dell’Angeloni e del Bracaglia di Frosinone: perché il futuro lo declinano loro, sono loro a fare in maniera spontanea la differenziata, avere nel frigorifero i cibi a basso impatto ambientale, usare l’acqua calda chiudendo i rubinetti mentre si insaponano perché è limitata. Sono i loro occhi a vedere il mondo come dovrebbe essere e come lo vorrebbero.
Ponderando le cose che si fanno con quelle che si dovrebbero fare e come il mondo dovrebbe essere è uscita una pagella poco più che sufficiente. È di 3.4, rispetto a un massimo di 5, il punteggio finale: di fatto un indice di attrattività territoriale per l’industria. Cose sono state fatte, cose sono da fare.
«Ma non è il solito studio sull’ovvio bensì un’azione, un’azione partecipativa», ha premesso sin da subito il professor Luciano Monti, membro della Fondazione Bruno Visentini e docente della Luiss, in rappresentanza dell’Asvis: l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile, nata nel 2016 per facilitare il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 che ci chiede l’Europa.
Il punteggio finale è 3.40. Un voto senza infamia e senza lode: poco più che sufficiente. «Tanto più questo punteggio sale – ha sintetizzato il professor Monti – tanto più si potranno trattenere e attrarre nuove aziende». Il miglior risultato è il 3.9 raggiunto nei rapporti con le scuole, a proposito del target puntato sull’istruzione d’eccellenza e la formazione continua. Pesa come un macigno, però, l’insufficienza sulla parità di genere: 2.37 su 5. In quanto alla lotta al cambiamento climatico, invece, c’è un grosso divario: la maggiore differenza tra le piccole e medie imprese, che rasentano l’insufficienza, e le grandi aziende, che invece sono molto avanti.
Piantare rose nei luoghi di lavoro
Ma come si rende bello un territorio destinato alle fabbriche? Molte volte basta partire dalle piccole cose. Lo ha sottolineato Gianpiero Canestraro, presidente della Fabbrica di Talenti. Che la lanciato nell’occasione una piccola ma simbolica sfida: «Piantiamo delle rose nei posti in cui lavoriamo. Che siano simbolo del fatto concreto che qualcosa sta cambiando attivamente nei posti in cui viviamo. Le rose hanno bisogno di tanta cura e attenzione. Non è qualcosa che cresce in modo naturale. La bellezza deve essere curata. È un modo per dire che stiamo cominciando a cambiare, creando qualcosa di diverso».
Si parte dalle piccole cose. «L’obiettivo è rendere il nostro territorio sano e attrattivo. Coltiviamo insieme questo nostro giardino e assumiamoci l’impegno di prendercene cura da oggi in poi, sempre più attivamente e costantemente. Sì al cambiamento, che parte da noi e diventa un nuovo cammino di politica industriale».
L’azione pilota
L’azione pilota ha interessato un campione rappresentativo di territorio. Ogni tematica è sempre stata vista con tre ottiche fondamentali: ambientale, economico e sociale. In ordine alfabetico, per non scontentare nessuno.
«La buona notizia è che la forza lavoro Under 35 in provincia supera la media nazionale del 30% – ha rilevato il professor Monti – Abbiamo tentato di collegare le dinamiche aziendali con gli interessati target dell’Agenda 2030. Vedere le tematiche sempre con ottiche diverse: sociale, economico e ambientale».
«Non è uno studio, ma un’azione vera e propria», ha sottolineato Luciano Monti anche per conto della Fondazione Bruno Visentini di Roma. Fondazione e Unindustria, rappresentata dal presidente Angelo Camilli e dalla leader provinciale Miriam Diurni, hanno realizzato il progetto promosso dalla Fabbrica dei Talenti.
I dati di Canestraro e Monti hanno dato origine ad una doppia tavola rotonda: da un lato il punto di vista delle imprese, dall’altro quelle degli enti e delle amministrazioni. Per questo c’erano Marco Lupo, direttore generale dell’Arpa Lazio, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale. C’erano Carlotta Landi per In.Si, Svevo Valentinis per Froneri Italy, Cristian De Vellis per la De Vellis Servizi Globali. I loro spunti sono stati oggetto di confronto con il sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli ed il presidente della Provincia Antonio Pompeo. Ad ascoltare e prendere nota c’era il prefetto Ernesto Liguori.
Il benvenuto di Klopman Frosinone
Lo stimolo è partito all’interno di un’eccellenza territoriale. A fare gli onori di casa, per Klopman, l’amministratore delegato Alfonso Verdoliva nonché Vincenzo Cristofaro, responsabile dei rapporti industriali e istituzionali.
Vincenzo Cristofaro, addetto ai rapporti istituzionali, ha dato il benvenuto a tutti: «In Klopman la sostenibilità la sentiamo come un vestito cucito addosso. Di questo tema ne ha fatto da tempo un must». Poi uno sguardo al futuro: «Andiamo avanti, malgrado le note problematiche. Non siamo ancora fuori del tutto dalla pandemia e siamo entrati in un’altra calamità come la guerra Ucraina-Russia, che ci sta dando problemi per il piano energetico. Siamo un’azienda energivora, che consuma tanto gas metano e tanta elettricità».
A dare lo spunto è stato l’intervento dell’ad Alfonso Verdoliva. Non prima di una premessa: «Quando ho sentito parlare per la prima volta di sostenibilità, ho pensato ad un’altra tassa, ad altri costi. In realtà abbiamo scoperto che è una grandissima opportunità. Un’opportunità economica e commerciale». La sostenibilità ambientale non vista più come incombenza ma un trampolino di lancio.
Sostenibilità? Obbligo o opportunità?
Klopman, nell’occasione, ha mostrato il proprio volto: «Siamo obbligati, ma abbiamo fatto della sostenibilità un’opportunità – ha esternato l’amministratore delegato Verdoliva – Potrei dire volgarmente che ci stiamo guadagnando con la sostenibilità. Abbiamo avuto tanti di quegli spunti e messo in essere tanti di quei progetti che ci hanno fatto risparmiare. Risparmiare gas ed emissioni, recuperare calore, ammodernare gli impianti, spinti dagli investimenti sulla sostenibilità. Non ha garantito solo un ritorno economico ma praticamente la continuità dell’azienda. Abbiamo creato un gruppo di lavoro stabile dedicato alla sostenibilità, in cui convergono tutte le eccellenze nei vari settori dell’azienda. Ci guidano. Ci guidano nelle scelte e nelle priorità».
L’ad di Klopman non è riuscito a trasferire in una semplice slide i progetti per il sociale. Ha detto che ha voluto raccontarli con il cuore. «La nostra interpretazione di sociale parte dai nostri dipendenti, dalla ricerca del benessere per chi lavora per Klopman, che vive sul territorio e gli trasferisce questo benessere».
Poi la sfida nella sfida: «Abbiamo investito in macchine e in prodotto, sostenibilità ovunque, ma manca qualcosa: l’uomo come parte essenziale di questo processo – ha affermato Verdoliva -. I nostri dipendenti sono il nostro uomo, protagonista dei nostri risultati». E la parità di genere? «È stato un peccato di Klopman negli anni passati. Ma stiamo cercando di rimediare. A capo del gruppo di lavoro sulla sostenibilità, non a caso, c’è una donna: la dirigente Rossella De Angelis. E, tra gli ultimi quattro talenti che abbiamo assunto, tre sono donne e c’è un solo “maschietto”».
Diurni e il pregiudizio anti industriale
Miriam Diurni, presidente di Unindustria Frosinone, ha denunciato il “pregiudizio anti industriale”. Non prima, in contrasto allo stesso, di parlare di un progetto con cui «si vuole ricostruire il rapporto tra aziende e territorio, un territorio che ha dato tanto alle aziende in passato, ma poi si è rotto qualcosa in quel rapporto».
A detta della Diurni il problema è la mancanza di un rapporto di fiducia tra territorio e industria: «È un pregiudizio, oggi più che mai ingiustificato, che va ad aggiungersi a tanti altri problemi del territorio. Il Sin, soprattutto la perimetrazione troppo ampia, rende gli investimenti molto costosi e difficili. Poi c’è la carenza dei servizi, mentre l’infrastrutturazione non è ancora del tutto efficiente».
La presidente di Unindustria Frosinone, non da ultimo, ha criticato il nuovo Piano della qualità dell’aria sfornato dalla Regione Lazio. «Pone ulteriori paletti all’emissione in atmosfera – ha argomentato Diurni -. Rende ancora più difficile stare e investire su questo territorio. Identifica l’industria come la principale responsabile dell’inquinamento dell’aria quando in realtà sono le emissioni industriali sono pari al 7% del totale. Anche il piano ha sofferto del pregiudizio anti industriale. Le aziende non sono più quelle di una volta, stanno andando nella direzione della sostenibilità non soltanto ambientale, ma anche sociale ed economica». (leggi qui: Via alla legge sull’aria: ma c’è puzza in Ciociaria).
Il rapporto tra aziende e territorio
Miriam Diurni, però, ha parlato perlopiù di «azione di trasparenza». Le aziende offrono la loro visione di sostenibilità e possono dire cosa vogliono e possono fare per il territorio. «È anche un’azione di analisi interna – ha aggiunto la presidente di Unindustria Frosinone – proprio per capire se la direzione intrapresa è corretta o se possono fare ancora di più, anche cambiando mentalità». Infine la sottolineatura: il coinvolgimento di aziende ed enti, ma anche degli istituti scolastici.
L’obiettivo? «Proprio cercare di ricostruire il rapporto con il territorio e il senso di fiducia verso le aziende sane di questo territorio – ha concluso Diurni -. Al contempo bisogna attrarre aziende altrettanto sane e sostenibili e creando al contempo ostacoli per quelle aziende che sane non sono. Del resto non parteciperebbero mai a un rapporto sulla sostenibilità».
Da Marco Lupo, per conto di Arpa Lazio, è arrivato però un promemoria: «Siamo in una procedura di infrazione comunitaria assieme ad altre due regioni proprio per le problematiche della Valle del Sacco. Sono molto complesse e sicuramente non addebitabili soltanto al settore industriale. Anche a una questione orografica che fa sì che ci sia una stagnazione dell’aria. Anche il settore industriale deve dare il suo contributo. Occorre ridurre a livello emissivo perché occorre innovare e investire, ridurre il consumo energetico e le fonti di approvvigionamento derivanti dai fossili».
Qualità dell’aria e forze fresche
Anche Pompeo, nella doppia veste di sindaco di Ferentino e presidente della Provincia, è intervenuto sul Piano regionale della qualità dell’aria: «Lo subiamo passivamente e ci crea tante difficoltà nella gestione dei nostri territori e della comunità. Anche nel rilascio delle autorizzazioni ambientali alle aziende. C’è consapevolezza, ma bisogna mettere in campo un lavoro di condivisione per creare le condizioni migliori per il rilancio di questo territorio. Ha potenzialità, espresse e inespresse, e criticità importanti. Ma anche tantissime eccellenze come lo dimostrano le aziende di questo tratto industriale».
Il sindaco di Frosinone Mastrangeli, invece, ha voluto parlare soprattutto di ragazzi: «Sono i driver. Se siamo qui a parlare di sostenibilità, è perché sono loro che ci hanno stimolato a farlo. C’è un’attenzione da parte delle nuove generazioni verso questi problemi. Chi comanda è l’Agenda 2030, il punto a cui tutti devono tendere. Tutti, anche le generazioni un po’ più agé».
Ma, secondo lui, tutto si basa sulle energie economiche: «Tanti progetti importanti per andare incontro alla sostenibilità, ma il Bus rapid transit (Metropolitana leggera, ndr) è stato programmato per sette milioni e mezzo e oggi ne costa dieci. Dobbiamo vedere se e come riusciamo a farlo, se dobbiamo tagliare qualche altro investimento che abbiamo messo nell’agenda del Pnrr per ciò che riguarda la rigenerazione urbana. Ma c’è anche la transizione ecologica. E, per ammodernare la pubblica amministrazione, la digitalizzazione. Il mondo va avanti e non ci aspetta, bisogna andare veloci».
Camilli: «Formazione e personale qualificato»
Le conclusioni sono state affidate ad Angelo Camilli, presidente di Unindustria: «Il territorio si sviluppa solo se va nella direzione della sostenibilità. Significa realizzare progetti innovativi. Le nostre imprese devono spingere sull’innovazione. Questo introduce il tema fondamentale delle risorse umane, delle competenze e della formazione dei nostri giovani. Siamo in mezzo a un’emergenza, ma tutto sommato le imprese hanno molti ordini da evadere e non trovano personale qualificato».
La conseguenza, purtroppo, vien da sé: «Le aziende non stanno sfruttando appieno la propria capacità produttiva. Non hanno risorse umane a disposizione. Un lavoro che ovviamente deve essere pagato meglio. Su questo fronte il nostro impegno è molto intenso, come dimostra il fatto che il nostro past president Maurizio Stirpe ha promosso la costituzione di un Its sul territorio». Parla dell’Istituto meccatronico del Lazio, fondato da Unindustria, Provincia di Frosinone, Università di Cassino e sponsor privati. Una scuola che immette direttamente nel mondo del lavoro.
«In Unindustria crediamo che la formazione tecnico-professionale possa essere un’ottima opportunità sia per i nostri ragazzi che per le nostre imprese – ha posto in rilievo il presidente Camilli -. L’obiettivo è quello di fare attività di alta formazione su tre tematiche: transizione energetica, digitale e Bio pharma. Tre filoni di attività Pnrr, ma anche dove il nostro territorio esprime settori industriali di eccellenza».