Presentato il dossier al Ministero della Cultura. L’assessore Muzio: “Ora sta a noi viverla mettendo a sistema il nostro tessuto sociale". Ma a vedere bene, Sezze forse ha preceduto Latina
Latina bonum facere è il tema scelto da Latina per essere Capitale della cultura italiana del 2026. Si cercano radici latine di una città che, a loro dire, è del ‘900, sarebbe futurista e non certo passatista.
Stranamente sono contento per via del fatto che se questo è il tema a Sezze stiamo avanti di secoli. Il nostro motto infatti è Setia plena bonis gerit albi signa leonis. Che, consentitemi, con tanto di leone bianco è più figo di certo.
Poi in noi nulla è segreto del nostro orgoglio. Sezze piena di beni, porta il segno del bianco leone: ma che ci si può dire? Da Verona, anche lei aspirante al titolo 2026 hanno dichiarato la loro resa: impossibile competere con il latino davanti alla nostra storia che già era latina.
Insomma debbo citare mio cugino Lilli Catuzzi (alias Lilli grande) che quando si confrontò con i francesi e notò sia la loro boria sia loro inconsistenza rispetto a lui setino disse: quando voi eravate ancora galli noi eravamo già antichi romani.
Non è tempo di divisioni
Ecco, mi sento io Lilli piccolo come Lilli grande, cosciente che la verità della storia emerge sempre. Fermo restando che il 2026 è tra due anni, che la cultura è sfida di domani e mai nostalgia di ieri.
Siamo nel tempo della intelligenza artificiale e non più in quello della nostalgia naturale. Serviva Latina futura perché il futuro ci unisce mentre il passato ha già fatto il suo lavoro dividendoci. Ma capisco che questa roba non è a prova di stupido e l’agire proattivo non è un moto che aiuta la flora batterica.
Sinceramente mi aspettavo più fantasia, del resto non posso dirvi perché e’ un segreto.