Le 4 parole che ci possono liberare dal peso dei nostri errori (di P. Alviti)

Non ce ne accorgiamo. Ma viviamo incatenati al peso dei nostri sbagli. Ci sono 4 parole capaci di spezzare quelle catene. E di restituirci una possibilità...

Pietro Alviti

Insegnante e Giornalista

Va’ e non peccare più

*

Un frase rivoluzionaria: non siamo più schiavi del passato, la nostra vita è il futuro. Le parole di Gesù all’adultera, che gli scaraventano davanti per tentare di metterlo in difficoltà e poterlo uccidere, sono cariche di una forza innovativa che ancora oggi non comprendiamo appieno.

Infatti viviamo protési al passato: è il passato che ci fa dare giudizi sulle persone, che ci porta a discriminare, che non ci fa scommettere sulle possibilità di una persona di potersi rialzare, di cambiare, di rovesciare completamente l’esistenza.  

Siamo talmente abituati a giudicare che mettiamo marchi indelebili sulle persone.

Non sappiamo se l’adultera abbia seguito l’indicazione di Gesù, non possiamo saperlo: ma la possibilità le viene data. Va’, non peccare più. Queste 4 parole decidono della nostra vita, se le capiamo. Non dobbiamo essere vittime dei nostri errori, delle nostre incapacità. Non dobbiamo fermarci a rimuginare sugli errori commessi ma, proprio dalle azioni sbagliate, imparare a rinnovarci, a cambiare, senza perseverare nel male.

La sapienza tradizionale ci insegna che il perseverare è il male, non l’errore. E questa consapevolezza dobbiamo estenderla agli altri, abbattere le abitudini, non sottostare ai pregiudizi, aprirci alle novità, imparare a ricominciare da capo.

È la fede nella dignità di ogni uomo il principio ispiratore della concezione del diritto di Cesare Beccaria pronto a scommettere sulla capacità di recupero dei malviventi, contro ogni spinta forcaiola, pronta a dar subito soddisfazione ai più bassi istinti della folla.

Va’, non peccare più è un balsamo che scende nella nostra vita, è la certezza che possiamo cambiare, recuperare la nostra dignità, tornare ad essere buoni mariti, cittadini, lavoratori, politici, figli…

Protési al futuro, non zavorrati dal passato.