Le trame segrete di Michele Marini

Le date sono importanti. Le primarie per il congresso del Pd si terranno il 30 aprile. L’eventuale ballottaggio una settimana dopo.

Le elezioni comunali di Frosinone si celebreranno molto probabilmente a giugno (l’11 il primo turno, il 25 l’eventuale ballottaggio). Alle politiche e regionali si voterà molto probabilmente a scadenza naturale (febbraio 2018). A meno che però il Partito Democratico non decida di anticipare i tempi.

Per una ragione soprattutto: evitare di far varare all’attuale Governo Gentiloni una manovra economica che sarà terribile per gli italiani. E che quindi è destinata ad avere un effetto negativo sul partito che la sosterrà. In ogni caso c’è tempo per tutti di elaborare strategie.

Michele Marini, ex sindaco di Frosinone, ha deciso: resterà nel Pd, fermo e immobile (evocando l’immagine di Prodi-semaforo portata in scena da Corrado Guzzanti). Marini fa parte dell’area di Dario Franceschini, quella che resterà comunque nelle stanze di comando del Pd. Sia che vinca Renzi (come pare sicuro), sia che si concretizzassero eventuali ribaltoni.

Non appoggerà Fabrizio Cristofari e se deciderà di dare una mano a Nicola Ottaviani lo farà in modo tale che niente sia riconducibile a lui.

Però se nel periodo che va dal 30 aprile (primarie del congresso Pd) e l’11 giugno (primo turno delle comunali di Frosinone) qualcuno vorrà fargli cambiare idea, allora il ragionamento sarà politico.

Se la componente di Franceschini risulterà decisiva, allora le candidature politiche e regionali assumeranno un altro aspetto. Michele Marini potrebbe dire la sua, specialmente se il suo sostegno dovesse risultare importante o decisivo per Cristofari.

Marini tornerebbe in corsa per una candidatura alle regionali oppure alla Camera. Dipenderà da molti fattori, soprattutto quelli legati alle dinamiche nazionali.

Naturalmente nessuno starà a guardare. Non l’assessore regionale Mauro Buschini, fedelissimo di Nicola Zingaretti e azionista di maggioranza alla pari con Francesco De Angelis e Sara Battisti dell’area di Matteo Orfini sul territorio.

Non resterà a guardare Marino Fardelli, neo pasdaran del presidente della Regione. Non Antonio Pompeo, fedelissimo del senatore Francesco Scalia, a sua volta “guardia imperiale” del Giglio Magico di Matteo Renzi.

Stesso ragionamento per le politiche. Anche lì gli spifferi delle correnti diventeranno dei monsoni: Francesco Scalia, Maria Spilabotte e Nazzareno Pilozzi renziani, Francesco De Angelis, Sara Battisti e Mauro Buschini orfiniani, Simone Costanzo franceschiniano. Poi ci saranno gli “orlandiani” e tutto il resto.

Con Michele Marini sempre in agguato: dal suo osservatorio privilegiato di Roma (a proposito: lavora a stretto giro di gomito con un certo ministro Carlo Calenda) ha intenzione di dire la sua. Non ha fretta.

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