Liberi dal serpente che è in noi solo se metteremo gli altri nella nostra vita

Il morso che avvelena le coscienze e l'antidoto che ha il volto di Gesù. Che ci ispira a guardare al prossimo e non a noi stessi

Pietro Alviti

Insegnante e Giornalista

Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. (Gv 3,16)

L’evangelista Giovanni fa riferimento ad un famoso episodio del libro di Esodo.  L’accampamento degli Ebrei, in fuga dall’Egitto verso la Terra Promessa, viene assalito da un nugolo di serpenti. Il loro morso non lascia scampo, la morte è inevitabile e perciò Mosè chiede aiuto a Dio. Questi gli chiede di fare un serpente di rame e di ergerlo su un palo. 

Chiunque, morso dal serpente, avesse guardato il simulacro di rame sarebbe stato salvo.  E’ un’immagine che ci è abituale: si trova infatti su tutte le farmacie, anzi è il simbolo della professione farmaceutica.  Quel serpente di rame costituisce, per gli ebrei nel deserto, l’elemento unico di salvezza. Non c’è altro modo di salvarsi dai serpenti. 

Analogia semplice e potente

L’analogia è semplice e nello stesso tempo potente: soltanto il figlio dell’uomo, innalzato, può salvarci dalle nostre debolezze, dalle nostre infermità. Dalle nostre incapacità e soprattutto dalla morte, la massima delle debolezze. 

Certo, a noi uomini del XXI secolo, l’immagine perde la sua valenza  icastica. Ma Giovanni scrive da ebreo per ebrei: sa benissimo che le parole di Gesù saranno comprese perfettamente dai suoi lettori.

Gesù crocifisso  è l’unica salvezza. Nel momento in cui il Vangelo viene scritto, i suoi discepoli hanno già visto l’innalzamento in croce del loro maestro, la sua sofferenza, la sua sconfitta di fronte ai poteri del mondo. Hanno vissuto la delusione delle tante speranze riposte in quell’uomo, finito nel peggiore dei modi, in mezzo a due malfattori. 

Il senso vero dell’esistenza

Beato Angelico, La Resurrezione

Ma hanno visto anche la sua resurrezione, l’hanno incontrato dopo la sua morte, hanno messo le mani nel suo costato, hanno mangiato insieme con lui. L’hanno sentito di nuovo parlare e soprattutto hanno trovato il senso della loro esistenza: portare l’annuncio della liberazione a tutto il mondo.  E questo annuncio è semplice: se volete salvare la vostra vita, se volete vivere in eterno,  guardate al Figlio dell’uomo innalzato

San Paolo diceva che questo annuncio, centro della fede in Gesù, era una bestemmia per gli ebrei ed uno scandalo per i pagani. Come è possibile che un uomo distrutto, flagellato, inchiodato ad una croce, infilzato nel costato dalla lancia, possa essere l’unica via  della salvezza? 

Salvi se salviamo il prossimo

Questo è il messaggio di Gesù: soltanto se doniamo la nostra vita per gli altri, facciamo in modo che gli altri possano vivere grazie alla nostra esistenza, soltanto allora saremo salvi.

Nelle grandi cattedrali gotiche, appena varcata la porta, si scorge in fondo, al centro dell’abside, il crocifisso. Il simbolo è chiaro:  soltanto se guarderemo al Crocifisso e ne seguiremo l’esempio. Rifiutando azioni violente, fughe  vergognose dalle responsabilità, sotterfugi,  patti con le forze del male.  Soltanto se riusciremo a non pensare più secondo i criteri di chi domina il mondo.

Soltanto se seguiremo il Figlio dell’Uomo innalzato, allora saremo liberati dal peccato. L’ultima espressione del Padre Nostro la preghiera che Gesù stesso insegna ai suoi discepoli è significativa: si chiede al Padre di liberarci dal male

La schiavitù dell’illusione

Vuol dire che noi siamo schiavi dell’illusione che sopraffacendo gli altri, rubando ricchezze, diventando più potenti disonestamente, imbrogliando i più deboli. Non provvedendo a quelli che soffrono, noi diventiamo più potenti, più forti, più furbi. 

La liberazione invece  viene soltanto guardando quell’uomo innalzato, unico capace di liberarci dal male.