L’interruttore dell’alleanza Pd – Forza Italia è nelle mani di Pompeo

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Alla fine a decidere sarà Antonio Pompeo: il Partito Democratico lascerà a lui l’interruttore con il quale decidere se spegnere o tenere accesa l’alleanza con Forza Italia che da due anni governa la provincia di Frosinone.

Questa volta nel Pd non ci saranno lacerazioni tra chi vuole arrivare alla rottura (Costanzo, Alfieri, De Angelis, Cinelli) e chi invece non ritiene corretto mettere in discussione l’intesa (Pompeo, Scalia).

Il segnale chiaro arriva dal segretario provinciale Simone Costanzo: in serata ha detto di condividere la posizione del presidente provinciale Pd Domenico Alfieri che durante la scorsa seduta di Consiglio ha espresso tutto il suo disagio e quello di buona parte del Gruppo per dover lavorare insieme ad un Partito che invece ha fatto di tutto per arrivare alla rottura sulla tariffa dell’acqua e con le sue posizioni rischia di far tornare i maxi conguagli dell’era Iannarilli. (leggi qui la posizione di Alfieri in Consiglio)

Segretario e Presidente del Pd sono quindi in sintonia totale. Ma non vogliono lo scontro interno. E per questo il Segretario politico dice anche che in questo processo deve essere coinvolto in maniera forte il presidente della Provincia Antonio Pompeo «sia per il rispetto del ruolo e della funzione, sia per la valenza politica della questione».

Tradotto dalla liturgia del linguaggio politico: è come se il Pd dicesse ‘Per noi si deve rompere. Ma il presidente sei tu e fino ad oggi abbiamo considerato la Provincia un ente di raccordo e non politico, pertanto decidi tu cosa vuoi fare della tua maggioranza».

Costanzo è da sempre contro l’alleanza Pd – Forza Italia al punto che lo ha scritto a chiare lettere nel suo programma quando si è candidato a segretario provinciale.

E ne è ancora più convinto dopo il voto del centrodestra durante l’assemblea dei sindaci chiamata a votare la tariffa dell’acqua. Per Costanzo «Forza Italia ha detto no all’abbassamento delle tariffe, no alle esenzioni per anziani e più deboli, no ad una serie di agevolazioni; soprattutto si è assunta il rischio di far tornare i maxi conguagli dell’era Iannarilli».

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