Lo scirocco del pressappochismo che incenerisce la Sicilia e i cuori dei giusti

L'isola brucia e la bellezza del mettersi a disposizione diventa non solo forma altissima di carità, ma anche dovere civico. A volte disatteso

Pietro Alviti

Insegnante e Giornalista

Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male; infatti chi può governare questo tuo popolo così numeroso?

1Re 3,4-5

Le parole che Salomone, appena eletto re di Israele, rivolge a Dio per essere guidato nel difficile compito di governare il suo popolo dovrebbero essere lo sfondo  dei telefoni  di tutti coloro che fanno politica. Coloro che si mettono a disposizione degli altri per quell’azione. Che Paolo VI definiva la più alta forma della carità e che purtroppo tante testimonianze contrarie offre alla pubblica opinione. 

Ho avuto la disavventura di trovarmi in Sicilia tra il 24 e il 25 luglio, quando sono scoppiati contemporaneamente più di cento incendi.

La pena per chi ha perso tutto

Tranne alcuni secondi in cui ho  attraversato in auto  le fiamme alte ai due lati dell’autostrada, in mezzo al fumo nero che ti impedisce di vedere alcunché e preghi che quello davanti a te non freni all’improvviso rendendo inevitabile lo schianto, ho visto gli incendi soltanto da lontano. Provandone grande pena. Ho incontrato persone che hanno perso la case, le attività, che son dovute fuggire di casa terrorizzate dalle fiamme.

Ho sentito mia moglie che gridava: porta via i bambini, ho aperto la porta e, a pochi metri da me, un muro di fiamme! Li ho presi, messi in macchina, lasciato tutto aperto per cercare di sfuggire all’assedio del fuoco. In quello stesso momento sono arrivati i carabinieri che gridavano: evacuate, evacuate!

La furia cieca e l’aiuto reciproco

Questo drammatico racconto l’ho ascoltato  la sera del 25 luglio, dal proprietario di una rosticceria di Partinico, in provincia di Palermo. “Avevamo fatto tanto per costruirci quella villetta in montagna. Ho visto le case dei vicini andare letteralmente in fumo, le persone si stanno aiutando vicendevolmente ma c’è poco da fare contro la furia delle fiamme“.

E’ stato lo scirocco? ho chiesto, stupidamente. Quale scirocco, mi risponde, gli incendi sono scoppiati tutti insieme. Lo conferma un’altra cliente che, dopo aver chiesto al titolare come stesse, ha esordito: “Sempre i soliti eh?” Ho incontrato anche i vigili del fuoco, erano in 4, stremati,  nell’area di servizio tra Palermo e Catania, non dormivano da 48 ore.

“La rabbia sta nel fatto che non abbiamo i mezzi per combattere i piromani. E che non vengono attuate quelle linee di protezione civile che tutti conoscono“. Si sapeva che ci sarebbero state le condizioni per lo scoppio degli incendi eppure la Sicilia si è fatta cogliere impreparata. Soltanto due canadair disponibili, di cui uno già impegnato a Pantelleria.

Molte persone, ho sentito direttamente i loro racconti, non sapevano che fare, se restare nelle case attorniate dal fuoco o andare via. Sono saltate le comunicazioni con i centri decisionali; anche nelle aree più tradizionalmente esposte agli incendi non c’erano invasi utilizzabili per arrestare le fiamme. 

Il crimine e il cuore docile di Salomone

Da quando sono bambino – mi dice il gestore di un ristorante ad Aci Trezza – io vedo incendi intorno a me in estate. E’ un fatto consueto, prevedibile, per il quale dovremmo essere pronti”. Il fuoco è una cosa terribile. Ma le vittime e le distruzioni di questi giorni (è bruciata anche una chiesa a Cinisi ed è andato completamente distrutto il parco archeologico di Segesta ) sono il frutto delle azioni criminali di chi guadagna con gli incendi.

Di quelle e dell’assoluto pressappochismo di chi governa un’isola che, alla lotta contro gli incendi, dovrebbe essere abituata. Catania per giorni senza acqua ed energia elettrica, e Palermo circondata dalle fiamme fino all’evacuazione di un ospedale, testimoniano di quanto ci sia da fare.

Il Giudizio di Salomone (Raffaello Sanzio)

Ecco il cuore docile che Salomone chiede a Dio. Un cuore disponibile ad imparare come si deve fare, pronto ad accogliere il consiglio, restio ad inalberarsi se qualcuno la pensa diversamente. Anzi grato nei confronti di chi possa dare consigli autorevoli. Un cuore che sente il peso del governo, quella responsabilità che dovrebbe far tremare i polsi, spaventare finanche chi ci si voglia cimentare. Pensando che le proprie decisioni comportano scelte importanti, anche esiziali per le persone

E invece è una continua lotta per la conquista di quelle poltrone dalle quali non si fa ai cittadini  la carità del vivere civile, ordinato, programmato, serio. La Sicilia è oggi il luogo in cui la mancanza di governo del territorio e la temibile mano della criminalità, diabolica l’hanno definita i vescovi dell’isola, hanno colpito duramente.

C’è bisogno di cuore docile e di sapienza per lottare contro gli incendi e le alluvioni.