L’onore salvo di Belvisi nel centrodestra che galleggia

Assumersi le proprie responsabilità non è da tutti. Soprattutto in un centrodestra che galleggia incapace di decidere cosa fare

Andrea Apruzzese

Inter sidera versor

A Latina di paradossi politici ce ne sono tanti. E accade pure che da un paradosso nasca un punto d’onore. Come nella seduta congiunta delle commissioni Bilancio e Lavori pubblici.

È una congiunta, di due Commissioni, una presieduta dalla maggioranza di programma (Daniela Fiore del Pd) e una dall’opposizione (Roberto Belvisi della Lega). Il centrodestra d’opposizione non ammette le convocazioni in modalità mista (chi vuole viene in aula, chi vuole segue ed interviene dal computer) e va pure dal Prefetto per evitare che si convochi così. (Leggi qui: Modalità mista, ora interviene il prefetto).

Ma Belvisi, che è della Lega, la convoca. E il centrodestra perde staffe, rotta e stile.

L’onore salvo di Belvisi

Roberto Belvisi

É accaduto tutto in aula consiliare, al termine dell’abbandono da parte del centrodestra, quando si è accorto che due consiglieri della maggioranza di programma erano collegati da remoto, mentre gli altri erano tutti presenti in modo fisico.

Massimiliano Colazingari (civica Per Latina 2032) gli fa notare che «anche il presidente Belvisi ha firmato la convocazione in modalità mista» e Giovanna Miele (Lega) gli ribatte: «Non lo sapeva, che era in mista». Una caduta di stile: adombrare che Belvisi possa essersi “distratto”, o peggio, essere caduto in un inganno.

Il centrodestra, esce, si trincera nel corridoio che conduce all’aula, con il giornalista ficcanaso (ficcaorecchi, semmai) di turno che si appiccica alle porte. Perdono le staffe, urlano, rinfacciano a Belvisi la convocazione. Ma Belvisi rientra in aula e ammette: «Ho convocato in mista, lo sapevo. Quando convoco solo la mia, lo faccio in presenza, ma quando è congiunta, lascio alla maggioranza di programma la scelta. E adesso, scusate, ma per disciplina di Partito, devo uscire».

La faccia ce l’ha messa, oltretutto per salvarla. Poteva andarsene insieme agli altri. Difficilmente un altro nella sua situazione sarebbe rientrato, facendo anche una dichiarazione. E quando si mette la faccia, bisogna riconoscere un punto d’onore.

Il centrodestra che galleggia

È Belvisi quindi che mostra una parola d’onore, in un centrodestra imbarazzato da remoti fantasmi, frammentato al suo interno e al momento unito nel rinverdire un passato difficile da difendere. O nel decidere se partecipare o meno alle Commissioni in modalità mista, e unicamente per dimostrare alla maggioranza di programma che non ha i numeri per andare avanti e che quindi si deve tornare al voto.

Il centrodestra tiene il punto contro la mista, ma è un punto che stride come unghie su uno specchio incapace di restituire l’immagine della destra che fu, di An o della vecchia FI (la nuova, oggi, è organica alla maggioranza civico-Pd). E soprattutto stride con il velleitario impegno di collaborazione in nome della comunità.

E allora ecco il centrodestra che galleggia. Il centrodestra che prima è indeciso se partecipare o meno al governo della città, per mostrare senso di responsabilità agli elettori, poi si appella ai giudici del Tar per tornare al voto e infine al prefetto per dimostrare che no, la maggioranza non ce la fa, si torni alle urne.

La via per il voto

Trovare una strada per tornare al voto? Si ma quando? E come? Legare il voto amministrativo a quello nazionale e regionale (si vota nel 2023) è sempre un rischio: alle politiche si votano Partiti e ideologie, quelle poche rimaste, mentre alle amministrative si votano volti e persone.

Legarsi al traino nazionale sarebbe solo l’illusione di un “traino” del risultato, una speranza basata su sondaggi preelettorali.

E come tornarci? Come far perdere il 17esimo alla maggioranza di programma? Meglio, allora, aspettare, in un’attesa che, più che galleggiare su acque tumultuose, appare più uno stanco volteggiare, a tratti posati a riposare sulle nuvole di un tempo che fu.