Luigino Zarrelli, il mio fratello scapestrato (di F. Dumano)

Foto: copyright Archivio Piero Albery

La vita di Luigino, piccolo genio della Geografia diventato un personaggio da film western una volta cresciuto. Le mille avventure, tantissime solo leggende. Il finale tragico per quello che era stato, dopotutto, un fratello 'con la capa pazza'

Fausta Dumano

Scrittrice e insegnante detta "Insognata"

Ricordi in bianco e nero… un incidente stradale nel maggio del 2014 mise fine alla sua vita leggendaria: viaggiava insieme ad un amico, Emanuele. Una vita, quella di Luigino Zarrelli, che assomiglia ad un B movie dei western all’italiana.

Da bambino lo chiamavano Luigino ed è rimasto sempre Luigino. Figlio dii una famiglia importante, che ha scritto pagine di storia. Il padre, il professor Zarrelli, uno studioso con un curriculum di titoli e ricerche infinito, un socialista che ha ricoperto incarichi politici. La mamma, una professoressa, vestita spesso in maniera sportiva: una donna che sembrava avesse fatto un patto con il diavolo. Eternamente giovane. Un fratello, Saverio, che era un prof, topo di archivi e biblioteche, conosce ogni sasso di Arpino: la sua mente è un computer, apre i file e tutto è organizzato per date o protagonisti, fatti.

 

Da bambino si narra che Luigino avesse una mente geniale, conosceva i nomi di tutte le capitali del mondo, i fiumi. le catene montuose. Era un atlante parlante. Questa è la prima immagine nei miei ricordi che si è fatta avanti. Un genio che all’ improvviso diventa ”una capa pazza” diceva il mio papà.

Il prof Zarrelli era un grande amico di mio padre, a lui debbo molto. È stato il mio papà adottivo. Quando nasci da un papà grande come il mio, il tempo diventa un gran tiranno. Il prof Zarrelli mi ha nutrito di affetto e di cultura. E per una proprietà transitiva, Luigino l’ho vissuto come ”un fratello scapestrato”. Ma fondamentalmente un buono. E tutti i buoni, dice il proverbio, ci si ritrovano da ingenui, in storie dove non avrebbero voluto essere.

 

La vita di Saverio scorreva tra ricerche e politica, è stato anche il sindaco di Arpino. Luigino invece è diventato un personaggio di un western all’italiana. Sbarcando il lunario in mille modi: dai mercati (come nella foto) agli allevamenti di cavalli, ha attraversato un variegato mondo. Una vita tra turbini e leggenda.

Si racconta che in una fiera di bestiame a Tivoli, colpiti dalla ‘febbre di cavallo’ lo aggredirono per rubargli una decina dei cavalli che lui aveva allevato. Quella volta Luigino finì ricoverato in ospedale e tenne con il fiato sospeso tutti.

 

Non saprei, ricordi i bianco e nero, distinguere quanta realtà e quante leggende siano nate attorno alla sua figura. Di certo è stato travolto dall’amore come se fosse una cascata impetuosa.

Una sera d’ estate quella cascata lo pugnalò alle spalle. Ero ragazzina, quando la sua pugnalata alle spalle era visibile. In un paese tutto corre più velocemente e tutto arriva in quel salotto.della piazza. Ricordi in bianco e nero… io ero affascinata dal torrente impetuoso dell’amore, da quella miscela deflagrante fatta di ossigeno, idrogeno, potassio, ma anche iodio…

Quella pugnalata alle spalle l’ho sentita nel mio dentro di ragazzina. Ricordi in bianco e nero, oggi forse leggerei quell’epilogo in maniera diversa, ma da ragazzina fu la scoperta che l’amore a volte ti trascina dentro la tragedia. Ricordi in bianco e nero, quella pugnalata alle spalle correva davanti a tutti e tra quei tutti, qualcuno dei suoi cari riuscì a impedire che la potenza della cascata lo travolgesse.

Ricordi in bianco e nero, quella sera fu la prima volta che l’amore mi presentò l’altro volto…

 

Non serve scomodare il signor Freud e la signora Klein per scoprire che le pugnalate possono trasformarti. Ricordi in bianco e nero: Luigino con il suo western ha alimentato le parole di tante serate in piazza, a distinguere la realtà dalle leggende è un filo invisibile…