Ma… se vince Grillo?

A settembre il Governo italiano dovrà varare una manovra economica da lacrime e sangue, pesantissima. Altrimenti sarà inevitabile l’apertura da parte dell’Unione Europea di una procedura di infrazione nei confronti del nostro Paese. Per questo motivo il tema della data delle elezioni. Se si dovesse andare al voto dopo l’autunno, magari a scadenza naturale (febbraio 2018), allora inevitabilmente il Governo Gentiloni sarebbe travolto dalle polemiche di una Finanziaria impopolare e probabilmente piena di tasse.

Quindi difficilmente il Partito Democratico potrebbe evitare l’onda lunga negativa. A tutto vantaggio del Movimento Cinque Stelle e di un centrodestra che Silvio Berlusconi sta cercando di mettere insieme mediando con la Lega di Matteo Salvini e con Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni.

Tra i candidati premier il nome che avanza è quello di Luca Zaia, presidente del Veneto e uomo di punta della Lega da sempre, ma non fedelissimo di Salvini.

Il Partito Democratico non ha alternative all’appoggio al Governo. Ma Matteo Renzi vuole anticipare la data del voto per evitare di dover fare i conti con gli effetti della manovra che l’Europa richiede. Ecco perché ha accelerato sulle primarie per il congresso e per provare a votare a giugno.

Non sarà facile però, perché c’è altra faccia della medaglia: i ministri sanno che prima si vota, più aumentano le possibilità di Matteo Renzi di fare “piazza pulita” all’interno del Partito Democratico. Con la formula dei “tre tenori” utilizzata da lui. Cioè con Matteo Renzi nelle vesti del rottamatore redivivo, con Andrea Orlando punto di riferimento dei “grandi vecchi” del Pd, come Giorgio Napolitano, Romano Prodi e Walter Veltroni. Con Michele Emiliano a cercare di cavalcare l’onda di un Sud mai così “arrabbiato”.

C’è un piccolo particolare: con quale legge si andrà alle urne? Attualmente con le due sentenze (sentenze, non leggi) della Corte Costituzionale: Italicum corretto per la Camera e Consultellum per il Senato. Sistemi da proporzionale puro. In Parlamento il Pd potrebbe allearsi con il nuovo partito di D’Alema e Bersani.

Ma se vince Beppe Grillo?

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