Montecassino – Dom Pietro in congedo altri due anni

Dom Pietro Vittorelli non scioglie i voti. Resta monaco. Ma non torna alla vita monastica e continuerà la vita da ‘civile’. Per almeno altri due anni. L’ex abate di Montecassino, dimessosi due anni fa per le conseguenze dello ‘screzio neurologico’ che lo ha colpito, ha deciso di non andarsene.

Aveva annunciato le sue dimissioni a giugno del 2013, dopo un anno di cure e cicli di riabilitazione. La malattia, oltre a segnare il corpo, aveva colpito anche lo spirito: per questo aveva deciso di fare un passo indietro e lasciare ad altri la guida della comunità monastica. Poi si era trasferito nell’abazia di Praglia, circondata dalla tranquillità delle campagne padovane, cercando di recuperare le forze ed avviando anche un periodo di meditazione spirituale più profonda. E’ stato dopo quasi un anno vissuto in Veneto che dom Pietro ha inviato un’altra lettera ai suoi superiori: la richiesta di ‘indulto di esclaustrazione’ cioè un anno di ‘congedo’ da vivere fuori dal monastero, durante il quale decidere se restare monaco oppure sciogliere i voti.

In questi giorni scadeva il termine entro il quale scegliere cosa fare, come previsto dal codice canonico.

Dom Pietro ha deciso: ha chiesto la proroga di altri due anni, arrivando così al limite massimo concesso dal diritto canonico. Scaduto quel termine non ci saranno tentennamenti: o dentro o fuori, in base al canone 686 del codice canonico: “Il Moderatore supremo, col consenso del suo consiglio, per grave causa può concedere ad un professo perpetuo l’indulto di esclaustrazione, tuttavia per non più di tre anni, previo consenso dell’Ordinario del luogo in cui dovrà dimorare se si tratta di un chierico. Una proroga dell’indulto, o una concessione superiore a tre anni, è riservata unicamente alla Santa Sede, oppure al Vescovo diocesano se si tratta di istituti di diritto diocesano”.

E secondo le indiscrezioni, molto difficilmente deciderà di rientrare.

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