Naomi, I pizzini della discordia ed i vaffa governi

Il La Russa che non ti aspetti. L'appuntamento con Naomi Campbell. Il lavoro di Urso con Tatarella per creare An. L'insegnamento dell'insuperato Pinuccio. Dopo il quale tutto iniziò a crollare. Il suo 'Ministero dell'Armonia' che molto sarebbe utile oggi a Meloni. Perché guidare un Governo non è come guidare un Partito

Franco Fiorito

Ulisse della Politica

Partirono in due ed erano abbastanza”. Così iniziava “Bomba non bomba” il classico di Antonello Venditti e così è iniziato il primo atto della nuova legislatura.

L’elezione del Presidente del Senato Ignazio La Russa è iniziata nello stesso modo con il contributo di solo due dei membri della trimurti del centro destra: Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Silvio Berlusconi nada, è salito provvisoriamente sull’Aventino a causa della mancata nomina a Ministro della Licia Ronzulli. Nonostante questo, La Russa è stato eletto ugualmente con una serie di voti arrivati dall’opposizione. Un bell’inizio non c’è che dire.

Il vaffa di Silvio

Silvio Berlusconi ed il ‘vaffa’ ad Ignazio La Russa (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

Ad infiammare e divertire la platea è stato anche il labiale rubato ad un fugace incontro tra lo stesso Cavaliere e La Russa in aula al Senato dove con una certa facilità si coglieva il disappunto berlusconiano seguito dalla penna sbattuta sul tavolo ed un chiarissimo “vaffa”. Il divertente siparietto ha tenuto banco per alcune ore ed è stato per molti il motivo addotto per la astensione del gruppo di Forza Italia nella votazione per l’elezione del nuovo presidente dove, tranne Berlusconi e la Casellati, sono mancati i voti forzisti.

Però nell’elezione si sono contati molti voti in più ed allora è partita la caccia ai franchi tiratori, se vogliamo chiamarli così.

Che poi questi franchi tiratori non è chi si chiamino Franchi storicamente né per il nome ne perché francesi anche se l’origine è transalpina.  In particolare, l’espressione arriva si dalla Francia, “franc-tireurs”, con “franco” che però significa principalmente “libero”. Negli anni della Rivoluzione francese veniva riferito a singoli combattenti o a piccoli gruppi di fanteria leggera che intraprendevano una specie di guerriglia autonoma o comunque non direttamente legata agli ordini a cui doveva rispondere l’esercito regolare.

Tiratori poco franchi

Matteo Renzi (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

Dunque stavolta definirli franchi tiratori potrebbe essere improprio in quanto invece di dare liberamente quel voto qualcuno gliel’ha “ordinato” con il preciso scopo di eleggere comunque  La Russa. E mettere in un angolo Berlusconi facendo fallire la sua manovra ostruzionistica.

Tutte le tracce portano a Matteo Renzi ed al Terzo Polo, anche se come facilmente asseriva lo stesso fiorentino i numeri del loro gruppo non sarebbero bastati a raggiungere certe cifre, quindi ci deve essere stata una certa cooperazione anche con elementi Pd e Cinque stelle.

Comunque come il bambino con le dita ancora sporche di Nutella il fatto che Renzi subito dopo si sia affrettato a rivendicare per il proprio gruppo un ruolo importante come quello del Copasir non ha affatto sorpreso. Quello è infatti un ruolo molto delicato attribuito sempre all’opposizione. Non è un segreto che Renzi ci punti decisamente perché ha da tempo qualche sassolino nelle scarpe per la nota vicenda “incontri in autogrill” che gli causò non pochi problemi.

I supporters della destra tronfi hanno gridato alla vittoria, Forza Italia si è imbestialita per il mancato golpe, ma comunque il dato non è positivo seppur andata a buon fine l’elezione del primo Presidente del Senato di origine missina, questo movimento non ha denotato una grande coesione iniziale all’interno del costituendo governo.

Le riflessioni sui fogli

Giorgia Meloni (Foto: Alessia Mastropietro © Imagoeconomica)

Ma non fosse bastato parte il caso “pizzini” berlusconiani. Il Cavaliere come suo costume scrive molte riflessioni sui fogli. Al suo ritorno al Senato deve aver dimenticato che in piccionaia ci sono appollaiati molti giornalisti con dei teleobiettivi da far paura in grado di cogliere particolari lontanissimi in modo nitido. E così viene beccato con un elenco di considerazioni poco lusinghiere sulla Meloni.

Molti dubitano sia una casualità, come se volesse farlo leggere appositamente. In realtà c’è un precedente indietro negli anni quando gli successe la stessa cosa e fu beccato con l’appunto “300 parlamentari più 8 traditori” scritto nella stessa maniera su un blocco note. In ogni caso la Meloni non l’ha presa per niente bene ad essere definita supponente, prepotente, arrogante e offensiva. Ed infatti risponde a breve giro piccata di “non essere neanche ricattabile”. Non c’è che dire un arietta rilassata e collaborativa aleggia nelle stanze del centrodestra.

La cosa non è ovviamente passata inosservata, costituendo l’argomento principale della giornata ed addensando nubi funeste sulle prossime consultazioni al Quirinale.

Infatti ancora oggi a dispetto delle dichiarazioni distensive non si sa ancora se i tre leader si presenteranno da Mattarella al Quirinale uniti, come era previsto prima di questo screzio. Oppure Berlusconi e Forza Italia andranno da soli. Una differenza non da poco visto che i voti dell’opposizione sono stati buoni per far eleggere il Presidente del Senato ma difficilmente potranno replicarsi in un voto di fiducia al governo. Li serviranno tutti gli effettivi del centro destra compresa ovviamente la Forza Italia ferita dal rifiuto verso la Ronzulli e umiliata dai commenti sprezzanti della Meloni.

Due o tre cose che so di La Russa

Ignazio La Russa (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

Nel frattempo gli unici che godono sono La Russa e Fontana rispettivamente Presidenti di Camera e Senato. Nonostante le solite polemiche della sinistra che si accorge ora che La Russa era missino e Fontana  cattolico nonostante quest’ultimo abbia fatto due volte il ministro negli ultimi governi. La sinistra tornata anch’essa a bomba non bomba: “No, compagni, amici, io disapprovo il passo, manca l’analisi e poi non c’ho l’elmetto” sembravano dire le mosce dichiarazioni di Letta esattamente come la canzone.

Io ho una particolare simpatia per Ignazio La Russa. Lo conosco da quando avevo 18 anni. Ero già segretario di Adolfo Urso l’attuale presidente del Copasir e lo sono stato fino a quando sono diventato Sindaco di Anagni. I due erano e sono molto amici e si incontravano spesso. Noi avevamo l’ufficio a palazzo Valdina pochi metri da Via della Scrofa dove c’era la direzione nazionale, più avanti la Camera dei Deputati e poi l’ufficio a Via del Seminario una traversa del Pantheon in palazzo Serlupi Crescenzi dell’Osservatorio Parlamentare che Urso presiedeva che poi diventò la fondazione Fare Futuro. Tutto in un raggio di cinquecento metri nel centro del posto più bello del mondo.

Un giorno Ignazio cerca Adolfo in ufficio, rispondo io e col suo classico accento mi fa digli ad Adolfo mi raggiungesse immediatamente all’Enoteca Capranica, ristorante di lusso nell’omonima piazzetta. Mi chiede di accompagnarlo, come sempre, ed al nostro arrivo troviamo sedute insieme a La Russa, Naomi Campbell e Eva Herzigova. Io avevo forse 24 anni era nel pieno degli anni Novanta, erano le top model più famose del mondo e seduto ad un angolo del tavolo mi godevo silenziosissimo, come conveniva ad un segretarietto, tanta bellezza. Non ascoltavo neanche cosa dicessero c’era un suono tutto ovattato come nei film ma le fissavo come fossero delle opere d’arte.

Una Vespa chiamata Pisistrato

Adolfo Urso (Foto: Livio Anticoli / Imagoeconomica)

Ogni anno aspettavamo l’invito alla festa di compleanno di Ignazio che compiva gli anni poco dopo il mio il 18 di luglio, cancro anche lui. In genere la festa si svolgeva in quegli anni in un locale che si chiamava Gilda on the beach, la succursale sul litorale del famoso Gilda del centro storico. Credo di non aver più visto negli anni una tale concentrazione di belle ragazze in altre feste simili. Eppure La Russa era così, un persona sul lavoro ed in politica di una serietà ed abnegazione incredibili. Di un attivismo straordinario e di una cultura ed un carattere invidiabili. Però non rinunciava mai a divertirsi, ma sempre con classe e raffinatezza.

Una volta al termine di uno dei comizi oceanici del centrodestra in piazza San Giovanni mi chiese se avevo la Vespa e lo potessi accompagnare in Via della Scrofa. Così montò sul sellino di Pisistrato, così si chiamava la mia Special 50 truccata, e partimmo in uno slalom tra la gente che defluiva arrivando in pochi minuti presso la sede del Partito.

Credo di averlo accennato in qualche articolo, nel successivo comizio di San Giovanni un paio di anni dopo mi successe di fare la stessa cosa con Pinuccio Tatarella che però portai in stazione Tiburtina. Insomma la mia Vespetta ha ospitato passeggeri illustri: quattro o cinque ministri, direttori importanti, dirigenti Rai ma come un passaggio ideale quello tra Tatarella e La Russa mi consente di dire qualcosa che seppur ha le radici in quegli anni vede la sua luce definitiva in questi giorni: la Destra di governo.

Tatarella, ministro dell’Armonia

Pinuccio Tatarella (Foto: Carlo Carino © Imagoeconomica)

Io ho visto la luce di Alleanza Nazionale in una stanzetta di Via del Pantheon 1. Li insieme a pochi altri ragazzi, Adolfo Urso che ne era coordinatore prima del congresso di Fiuggi e soprattutto Pinuccio Tatarella, lavoravano senza sosta. Davano forma al nuovo assetto. Solo chi ha vissuto quegli anni sa che l’idea e la realizzazione vera di quel progetto si deve quasi completamente a Tatarella. Che era senza dubbio il politico più intelligente che mi sia mai capitato di frequentare, un vero genio della politica.

Ed a lui ha dedicato un passaggio importante del discorso di insediamento La Russa ascoltando il quale ho provato commozione. Ha ricordato come in continuazione esaltasse il valore del dialogo del confronto, dell’armonia come diceva lui. Non per niente era soprannominato “il Ministro dell’Armonia”. E fino a che ci fu lui le cose andarono lisce la coalizione funzionava. Alla sua prematura scomparsa iniziò il declino i litigi interni fino al “che fai mi cacci” di Fini, la nascita di nuove formazioni e l’implosione del centrodestra.

L’insegnamento per Giorgia

Giorgia Meloni (Foto: Alessia Mastropietro / Imagoeconomica)

Allora oggi la Meloni, impegnata come primo atto in una prova muscolare, secondo me dovrà correggere il tiro.  Un governo che nasce su polemiche tanto forti quanto inutili non è destinato a durare a lungo. E Berlusconi non è un giovincello inesperto. Ma soprattutto è un uomo molto orgoglioso.

Tatarella era l’antitesi dei governi del “vaffa”, con questo epiteto iniziò lo scorso governo monopolizzato dai Cinque stelle che lo avevano addirittura istituzionalizzato con il vaffa day, con un altro vaffa seppur più personale e meno rumoroso sta iniziando questa legislatura nel segno di Fratelli d’Italia.

La Meloni dunque, a mio modestissimo avviso,  dovrebbe rileggere e riascoltare Tatarella che non era affatto un uomo pacifico o remissivo ma anzi molto deciso. Una volta lo vidi inchiodare ad un muro urlando il povero Maurizio Gasparri durante una riunione alla Camera dei Deputati.

Dovrebbe riprendere il concetto dell’Armonia, che di certo non significa debolezza. Ma moderare i toni, limare gli angoli, perché guidare un Governo non è come guidare un Partito. Le soluzioni ed i problemi si moltiplicano all’infinito, i vaffa sono sempre dietro l’angolo. Ma per la buona riuscita servono le forze e le esperienze di tutti. Non solo per iniziare l’esperienza di Governo ma soprattutto per farla durare e fruttuosamente.

Per cui il primo ministero a cui dovrebbero pensare è proprio quello stesso dell’Armonia, lasciato purtroppo vacante da Tatarella, prima di pensare a tutte le altre cariche.

E come avrebbe detto Fiorello nella riuscita imitazione del nuovo presidente del Senato: “Digiamolo va’!