Ora i Cinque Stelle si giocano la sopravvivenza politica

Il leader del Carroccio spiega per quale motivo il Senato deve respingere la richiesta della magistratura e lancia la sfida all’alleato. Ora Di Maio, Fico e Di Battista devono trovare una sintesi. Oppure potrebbero rimettersi al giudizio del popolo del web…

Dunque ci siamo. Il voto sull’autorizzazione a procedere nei confronti del ministro dell’Interno Matteo Salvini, vicepremier e leader della Lega, rappresenterà la madre di tutte le verifiche politiche per la maggioranza di Lega e Cinque Stelle.

Dopo che Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista, massimi leader dei pentastellati, avevano detto di essere intenzionati a votare per far processare Salvini, lo stesso numero uno del Carroccio è intervenuto. In una lettera al direttore del Corriere della Sera, Salvini scrive:

La valutazione del Senato è pertanto vincolata all’accertamento di due requisiti (ciascuno dei quali di per sé sufficiente a negare l’autorizzazione): la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante o il perseguimento di un preminente interesse pubblico. Il Senato non è chiamato a giudicare se esista il cosiddetto fumus persecutionis nei miei confronti dal momento che in questa decisione non vi è nulla di personale. La Giunta prima, e l’Aula poi, sono chiamati a giudicare le azioni di un ministro. Altrettanto chiaro è che il Senato non si sostituisce all’autorità giudiziaria, bensì è chiamato esclusivamente a verificare la sussistenza di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante o di un preminente interesse pubblico”.

Aggiunge:

Dopo aver riflettuto a lungo su tutta la vicenda, ritengo che l’autorizzazione a procedere debba essere negata.E in questo non c’entra la mia persona. Innanzitutto il contrasto all’immigrazione clandestina corrisponde a un preminente interesse pubblico, posto a fondamento di precise disposizioni (si veda in particolare l’articolo 10-bis d.lgs. n. 286/1998, che punisce il reato di ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato) e riconosciuto dal diritto dell’Unione europea. Basti pensare che l’articolo 79 paragrafo primo, del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea afferma: «L’Unione sviluppa una politica comune dell’immigrazione intesa ad assicurare, in ogni fase, la gestione efficace dei flussi migratori, l’equo trattamento dei cittadini dei paesi terzi regolarmente soggiornanti negli Stati membri e la prevenzione e il contrasto rafforzato dell’immigrazione illegale e della tratta degli esseri umani».

In secondo luogo, ma non per questo meno importante, ci sono precise considerazioni politiche. Il governo italiano, quindi non Matteo Salvini personalmente, ha agito al fine di verificare la possibilità di un’equa ripartizione tra i Paesi dell’Ue degli immigrati a bordo della nave Diciotti. Questo obiettivo emerge con chiarezza dalle conclusioni del Consiglio europeo del 28 giugno del 2018 (precedente ai fatti a me contestati), in cui si legge che «per smantellare definitivamente il modello di attività dei trafficanti e impedire in tal modo la tragica perdita di vite umane, è necessario eliminare ogni incentivo a intraprendere viaggi pericolosi. Occorre a tal fine un nuovo approccio allo sbarco di chi viene salvato in operazioni di ricerca e soccorso, basato su azioni condivise o complementari tra gli Stati membri». E ancora: «Nel territorio dell’Ue coloro che vengono salvati, a norma del diritto internazionale, dovrebbero essere presi in carico sulla base di uno sforzo condiviso e trasferiti in centri sorvegliati istituiti negli Stati membri, unicamente su base volontaria».

In conclusione, non rinnego nullae non fuggo dalle mie responsabilità di ministro. Sono convinto di aver agito sempre nell’interesse superiore del Paese e nel pieno rispetto del mio mandato. Rifarei tutto. E non mollo”.

Salvini ha ragione. Punto.

Dove stavano il premier Giuseppe Conte, lo stesso Luigi Di Maio, i ministri Danilo Toninelli, Giovanni Tria e tutti quanti gli altri quando il Governo (che opera collegialmente) decideva sulla Diciotti?

Adesso il Movimento Cinque Stelle dovrà far capire a tutti quale posizione ha. Cercando una sintesi tra Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista, Roberto Fico, i malpancisti e probabilmente l’intera base.

Se poi volesse agire come ha fatto nel recente passato, allora dovrebbe rimettersi al giudizio del web, aprendo le consultazioni on line. Ma difficilmente lo farà adesso che sta al Governo.

In realtà il passaggio politico è decisivo per i Cinque Stelle, non per la Lega. Matteo Salvini sull’immigrazione ha costruito il boom nei sondaggi. Andare alle Europee in una situazione del genere spingerebbe ulteriormente la Lega. Per i Cinque Stelle invece è tutto diverso: l’alternativa è tra coerenza e rispetto della base e volontà di restare al Governo, ingoiando anche questo rospo.

Probabilmente sarà decisivo il parere di Beppe Grillo e Davide Casaleggio. Però in aula ogni singolo parlamentare potrà votare secondo coscienza.