La scomunica di Giuseppe Golini Petrarcone al Pd. Restituisce la tessera. E prende le distanze dallo schieramento. Denuncia tutte le volte che il Partito lo ha accoltellato. E ora al ballottaggio del 9 giugno...
La scomunica di Peppino Petrarcone arriva via mail. Non appoggerà i suoi ex amici nella corsa per diventare sindaco di Cassino. Restituisce la tessera al Partito Democratico e punta il dito: «non ha mai tenuto in considerazione i miei elettori». Una condanna senza appello: prende le distanze dallo schieramento. L’unica cosa che non dice è “Votate Mario Abbruzzese» ma a questo punto è superfluo: è chiarissimo quello che Peppino pensa e farà.
Due pagine scritte con il vetriolo. Nelle quali il due volte sindaco respinge al mittente le parole di riconciliazione pronunciate lunedì notte durante lo spoglio. Gli erano state rivolte in diretta tv nel corso della No Stop elettorale su Teleuniverso, appena è stato chiaro che Enzo Salera, il suo ex fidatissimo assessore, sarebbe andato al ballottaggio contro il centrodestra di Mario Abbruzzese. E lui invece sarebbe rimasto fuori dalla partita, seppure per un soffio.
Maledetto il Pd ed i suoi antenati
Non è solo una presa di distanze. È un’anatema contro il Partito Democratico e ciò che lo ha preceduto.
Ricorda l’avvocato Giuseppe Golini Petrarcone «Sono stato il primo sindaco eletto con la Legge del 1993 che introduceva l’elezione diretta del sindaco. Ottenni il 71,5 % dei consensi, con una coalizione civica che al ballottaggio si apparentò con l’allora Pds – Partito Democratico della Sinistra».
Già all’epoca ci fu quella che Petrarcone considera una coltellata alla schiena «Amministrai i successivi quattro anni con risultati lusinghieri. Ma, nell’approssimarsi della consultazione del 1997, l’allora vertice del PDS decise di preferire alla scontata riproposizione del sindaco uscente, l’allora vice-sindaco professor Giuseppe Moretti. In conseguenza di tale decisione l’intero centrosinistra si divise in ben cinque proposte autonome. E, nonostante il totale dei voti dei candidati del centrosinistra superasse il 50%, fu eletto sindaco l’ingegner Tullio Di Zazzo di Forza Italia».
Se sia stata una coltellata a tradimento se ne può discutere, se sia stato un suicidio politico non c’è dubbio.
Meglio i candidati perdenti
Il capo d’accusa pronunciato da Giuseppe Golini Petrarcone è degno di quello rinunciato da Maximilien De Robespierre contro Hebertisti e Indulgenti. Racconta le due sconfitte elettorali seguite alla caduta di Tullio Di Zazzo, racconta che il Pd gli preferì altri e lui si mise disciplinatamente in lista come un semplice aspirante consigliere. Assistendo alla sconfitta del centrosinistra in entrambi i casi.
Cita l’agosto 2000 «Una volta caduta l’amministrazione Di Zazzo, dopo un lungo periodo di commissariamento, da Frosinone si decise di preferire, nel lotto degli aspiranti candidati a sindaco, il senatore Angelo Picano. Nonostante questa ulteriore bocciatura personale, nelle elezioni amministrative del 2001 mi candidai come semplice consigliere comunale nella lista dei Democratici di Sinistra (DS)». Vinse al primo turno il centrodestra guidato da Bruno Scittarelli.
Il centrodestra guida Cassino per 5 anni di fila. Si arriva al 2006 «dove pure era in ballo il mio nome per la candidatura a sindaco». Nulla, nemmeno questa volta il centrosinistra si affidò a lui. «Sempre perché coerente con i miei trascorsi politici, mi candidai a consigliere nella lista “Oltre”, a sostegno del candidato a sindaco di una parte del centrosinistra l’ingegnere Attilio Perna». Anche questa volta vinse al primo turno Bruno Scittarelli.
Rieletto ma con il Pd contro
Si arriva così alle Comunali del 2011. L’amministrazione Scittarelli era caduta con qualche mese di anticipo dopo anni di liti intestine al centrodestra. C’era stato allora un altro lungo periodo di commissariamento.
Nemmeno in quella elezione il Pd scommette su Giuseppe Golini Petrarcone. «La mia candidatura fu sostenuta dall’allora segretario nazionale dell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro, il quale portò avanti quella proposta in contrasto con i rappresentanti nazionali degli Enti Locali del PD, che scelsero di candidare la dottoressa Iris Volante in un’altra coalizione di centrosinistra».
Il Pd gli stava contro. «Fui eletto sindaco, grazie soprattutto allo straordinario successo personale, avendo raccolto circa 2500 voti in più delle quattro liste che sostenevano la mia candidatura».
Abbattuto dal fuoco amico
Ricorda Giuseppe Golini Petrarcone di avere amministrato per i successivi 5 anni «con grandi risultati amministrativi per la città di Cassino, contribuendo nel 2014, in modo determinante, alla elezione del Presidente della Provincia avvocato Antonio Pompeo».
Arrivati al momento di decidere il candidato sindaco, il Pd si spacca e ci sono due candidati, lui e l’imprenditore Francesco Mosillo.
La versione di Petrarcone su quella candidatura:
Nelle elezioni amministrative del 2016, nonostante il Partito Democratico di Cassino avesse votato per il sostegno alla mia candidatura, i vertici del PD di Frosinone non diedero il simbolo del partito alla mia coalizione.
Non è così. Il Circolo si spaccò. il fronte del Segretario stava con Mosillo ed il fronte del Presidente di Circolo stava con Petrarcone. Frosinone convocò un referendum interno: i due candidati concordarono di non mandare nessun iscritto, il presidente della convenzione Graziano Cerasi non vide elettore al seggio. Se li avessero mandati avrebbero rivelato che il tesseramento era una delle più grosse truffe del secolo, gonfiato con centinaia di tessere fantasma.
«L’esito di quelle elezioni ci è purtroppo ben noto ed il sottoscritto non fu eletto sindaco, non certo perché bocciato dall’elettorato, ma perché vittima del cosiddetto “fuoco amico”, e cioè di molti esponenti che facevano riferimento al centrosinistra».
Il passato che ritorna
Molti dei pezzi d’artiglieria di quel fuoco amico, ricorda ora la lettera «adesso si trovano candidati nella coalizione del candidato sindaco dottor Enzo Salera».
Anche qui c’è una versione molto personale:
Nelle elezioni del 2019, nelle quali il candidato naturale del centro-sinistra doveva essere il sottoscritto, è spuntata la candidatura a sindaco di Enzo Salera, guarda caso sostenuta proprio da quella parte del PD che ci aveva votato contro nel 2016.
Il candidato sindaco del centrosinistra, in realtà questa volta è stato scelto dalle elezioni Primarie aperte a tutta la coalizione. Le ha vinte Enzo Salera attirando molti più elettori di quelli che ci si attendeva. E Petrarcone ha rifiutato di partecipare, ha tentato di delegittimarle. E poi si è candidato a capo di uno schieramento trasversale. Spaccando il centrosinistra.
Lobbisti a caccia di poltrone
Peppino Petrarcone spiega di averlo fatto «per amore della mia città (…) per risollevare il nostro territorio da logiche lobbistiche, di chi, con toni arroganti e minacciosi promette epurazioni ed espulsioni, pur di accaparrarsi poltrone e potere nella nostra Cassino».
Per questo «con profonda convinzione, prendo le distanze da chi è solito tradire e che, anche in queste ore, va dicendo che il sottoscritto sarebbe andato a chiedere prebende per se e forse per qualche amico. Io chiedo solo rispetto e considerazione per chi rappresento. Bugiardi, oltre che traditori».
Riprendetevi la tessera
A questo punto, la presa di distanze è totale. È scomunica. Ed è anatema. «Questa presa di coscienza e di distanza mi impone di restituire agli organi competenti del PD la mia tessera di Partito, così togliendoli anche dall’imbarazzo e dall’incombenza di procedere alle espulsioni, fino ad oggi solo annunciate».
È chiaro che non voterà per il candidato del centrosinistra al ballottaggio. Non muoverà un dito per agevolarlo. Non solo: «Valga questa mia ultima sofferta esternazione come definitivo allontanamento da una parte politica che non ha mai tenuto in considerazione il valore aggiunto dei miei affezionati elettori».
Non occorre altro per capire cosa farà Giuseppe Golini Petrarcone al ballottaggio del 9 giugno.