Il petrolio di Ripi che piace ai canadesi

PIERFEDERICO PERNARELLA

per IL MESSAGGERO ED FROSINONE

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Sono i pozzi meno produttivi d’Italia ma continuano a suscitare ancora un interesse economico. Per i pozzi petroliferi di Ripi, gli unici presenti nel Lazio, potrebbe aprirsi un nuovo capitolo. La Canoel, società canadese ma con sede anche in Italia, all’inizio dell’estate ha presentato una richiesta di concessione degli impianti. La domanda ora è al vaglio del dipartimento del Ministero dello Sviluppo Economico che si occupa delle risorse energetiche e minerarie.

 

Una storia a suo modo gloriosa, quella del petrolio ciociaro, che tuttavia ha conosciuto un epilogo non proprio felice. Alla fine dello scorso anno il ministero ha decretato la decadenza della concessione mineraria alla Pentex Italia Limited, la società con sede in Gran Bretagna, che nel 1989 aveva rilevato la società titolare dell’originario permesso (1969) dei pozzi petroliferi di Ripi, la LumaxOil spa.

 

L’inizio della fine ha coinciso con un grave incendio divampato il 18 aprile del 2014: una condotta, a causa di una fuoriuscita di idrocarburi, ha preso fuoco. Le fiamme sarebbero state innescate da un rogo di sterpaglie. Dopo quell’incidente si è attivata la macchina per fare fronte all’emergenza ambientale.

I tentativi dell’ufficio minerario di avere garanzie sulla messa in sicurezza sono andati a vuoto, sebbene anche la Prefettura, l’Arpa e il Comune di Ripi avessero segnalato i gravi rischi ambientali. Ma dalla società non sono arrivate risposte anche perché nel frattempo era venuto a mancare a mancare Adriano Formichi Moglia, rappresentante in Italia della Pentex e imprenditore che da sempre si era occupato del petrolio ciociaro.

 

Due fatti che, per ragioni diverse, hanno segnato la fine della concessione della Pentex a Ripi. Dopo la morte di Formichi Moglia, infatti, si sono registrati problemi negli avvicendamenti societari. Quindi a farsi carico della bonifica, mediante una procedura in danno, è stato l’Unmig che ha appaltato i lavori ad una ditta specializzata. Intervento che è stato eseguito, nel febbraio del 2015, con la rimozione del terreno contaminato dal petrolio e di una parte dell’oleodotto e la messa in sicurezza dell’area.

 

Decretata, quindi, la decadenza della concessione alla Pentex, anche alla luce delle violazioni riscontrate dagli ispettori ministeriali in materia di polizia mineraria e di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, il ministero ha rimesso a bando le concessioni ricevendo una richiesta, quella della società canadese Canaoel, già attiva in Abruzzo. Istanza che ora è al vaglio dell’ufficio che gestisce le risorse minerarie.

 

L’estrazione del petrolio a Ripi è iniziata intorno al 1860, circa un secolo e mezzo fa. Dei 44 pozzi originari, divenuti nel dopoguerra circa la metà, a tutt’oggi ne restano in funzione quattordici. La profondità spazia tra i 300 e 500 metri. La produzione annuale si era attestata sulle 200 tonnellate all’anno. Poco, anzi pochissimo rispetto a quanto viene prodotto in altre regioni. Nonostante questo c’è ancora chi è pronto a scommettere sul petrolio ciociaro.

 

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