Il prezzo della libertà politica ed il tana libera tutti dei sindaci

I sindaci si smarcano sempre di più dalla politica, rivendicano i loro margini di autonomia e rispondono sempre meno ai Partiti. Alle prossime elezioni potrebbe rappresentare un fattore determinante.

Quanti sindaci hanno un rapporto forte e idilliaco con quelli che dovrebbero essere i partiti di appartenenza? Pochissimi, forse quasi nessuno. Nei Comuni più piccoli la connotazione civica è un elemento perfino naturale, in quelli più grandi le difficoltà dell’amministrazione quotidiana sono sostanzialmente incompatibili con le logiche di partito, peraltro appannaggio dei pochi big provinciali, che sindaci non lo sono mai stati o che comunque non lo sono in questo momento.

Gli esempi non mancano.

Fausto Bassetta ad Anagni è alle prese con una situazione intricata, complicata e delicata. Il suffisso finale “ata” è emblematico. Il Partito Democratico non è nelle condizioni di rappresentare un valore aggiunto. Anzi.

Ad Alatri Giuseppe Morini non è esattamente un fedelissimo dell’assessore Mauro Buschini. Morini ha tenuto sempre un atteggiamento di spiccata autonomia, come per esempio quando ha votato per la risoluzione della convenzione con Acea Ato 5. Non è “controllabile” si dice in gergo.

Antonio Pompeo, indiscusso primo cittadino di Ferentino e presidente della Provincia, non guarda certo ai dettami del partito. Fa quello che vuole, alla Provincia ha mantenuto l’intesa con Alternativa Popolare di Alfredo Pallone, a Ferentino si ripresenterà, nella consapevolezza che più che un secondo mandato gli si profila… l’incoronazione. Per una candidatura alle politiche o alle regionali c’è tempo, magari quando il Partito Democratico avrà più possibilità di vincere.

A Paliano Domenico Alfieri, presidente del Pd, è più di un amministratore. Appartiene al patrimonio naturale, come la Selva. E’ lui a dettare tempi e regole al Pd. Non viceversa.

Nel centrodestra, Nicola Ottaviani non ha tessere di Forza Italia. Il neo confermato sindaco di Frosinone dialoga con i vertici “azzurri”, ma decide lui e non si lascia condizionare né da Mario Abbruzzese né da nessun altro.

A Cassino Carlo Maria D’Alessandro ha tanti di quei problemi amministrativi che certamente non gli occorrono… le dinamiche interne di Forza Italia.

A Sora Roberto De Donatis è socialista, ma ha vinto con il sostegno di Forza Italia e in ogni caso si muove senza confini nel panorama politico cittadino.

Si potrebbe continuare con altri esempi: Lucio Fiordalisio (Patrica), Marco Galli (Ceprano), Roberto Caligiore (Ceccano), Simone Cretaro (Veroli). Anche quando fanno parte di schieramenti politici, mantengono ampi margini di autonomia ed indipendenza.

Tra qualche mese i leader andranno da loro, tutti in fila indiana: Francesco Scalia, Francesco De Angelis, Mario Abbruzzese, Alfredo Pallone, Gian Franco Schietroma. Ci sono le politiche e le regionali, i voti sul territorio possono fare la differenza. Ma quanti si impegneranno davvero in campagna elettorale?

Non è che nei momenti di difficoltà hanno avuto il sostegno dei rispettivi partiti. A Paliano, sul tema dei rifiuti, Alfieri se l’è dovuta cavare da solo. Il ragionamento potrebbe essere esteso.

L’esplosione delle liste civiche non è soltanto il segnale che per presentarsi ai cittadini è preferibile tenere lontane le sigle dei partiti. No, il fenomeno dimostra anche che i sindaci vogliono maggioranza non influenzabili da sigle, simboli e coordinatori o segretari provinciali.

La conseguenza è che le assemblee dei sindaci sono ormai imprevedibili: sulla sanità, sui rifiuti, sull’acqua. Su tutto.

I partiti subiscono clamorose sconfessioni e ingoiano il rospo. La “vendetta” si consuma quando i sindaci, con rarissime eccezioni, non vengono mai candidati a Camera, Senato e Regione.

Oggi nessuno controlla più di cento voti al massimo. L’effetto è il tana libera tutti.