Il Segretario dimissionario parla di "esperienze fatte sulla mia pelle" ed apre il difficile caso della successione dopo le ultime sconfitte
Adesso le due domande a cui bisogna rispondere sono, rispettivamente: perché è successo? E poi: che cosa accadrà da questo momento in poi? Ad Anagni, in queste ore, fa discutere il tema delle dimissioni presentate dall’ormai ex segretario del Partito Democratico cittadino Egidio Proietti. Dimissioni arrivate alla fine di un lungo e difficile percorso, culminato in una pesante sconfitta elettorale.
Che ha visto, per la prima volta dopo tanto tempo, il mancato ingresso di un esponente del Partito all’interno del Consiglio comunale cittadino. Una sconfitta senza attenuanti, della quale correttamente Proietti si è dichiarato responsabile. Consegnando il proprio mandato al circolo nell’ultimo direttivo del 13 luglio scorso. In una nota pubblicata poche ore dopo Proietti ha parlato di “anni intensi, senza dubbio, alternati a momenti meno belli”.
Due grazie: uno sincero ed uno ironico
L’ex Segretario ha voluto ringraziare quelli che lo hanno sostenuto. Ma si è anche tolto qualche sassolino dalla scarpa, ringraziando pure “coloro che hanno cercato in tutti i modi di delegittimarmi o di farmi cadere”. Perché, ha detto, “anche grazie a loro ho fatto esperienza sulla mia pelle”. Proietti ha rivendicato di aver “sempre lavorato per il bene del Partito, mai per quello mio o di un singolo individuo”.
Una prospettiva dimostrata anche dalle scelte fatte in campagna elettorale: “Abbiamo deciso di appoggiare una coalizione piuttosto che un’altra, pur consapevoli che la strada intrapresa non era la più facile”. Proietti avrebbe potuto appoggiare SiAmo Anagni, la coalizione di Alessandro Cardinali. Scelta che lo avrebbe portato in Consiglio comunale. Ha deciso diversamente, senza guardare a sé stesso. E gliene va dato atto.
A questo punto però il dado è tratto: e visto che la prestazione “del Partito è stata al di sotto delle aspettative era giunto il momento di farmi da parte”.
Paga non la sconfitta in sé, ma il modo
Per Proietti l’obiettivo è, per chi verrà, quello di creare un Partito nuovo. Che “dovrà organizzare un’opposizione extraconsiliare costruttiva alla compagine che governa Anagni; ed al tempo stesso prepararsi per i prossimi appuntamenti elettorali”.
Fin qui l’analisi dell’ex Segretario del Partito. Ma, come detto, le domande da farsi sono due: che cosa è successo; e cosa accadrà ora. Per la prima, è indubitabile che Proietti abbia pagato non tanto la sconfitta, ma soprattutto il modo in cui di questa è arrivata.
Giova forse ricordare come Proietti è stato nominato Segretario del partito. Si era nel 2019; il Pd veniva da un’altra cocente sconfitta elettorale, quella del 2018. Sconfitta che per la prima volta, anche in quel caso, aveva escluso il Partito dal ballottaggio che c’era stato tra Daniele Tasca e Daniele Natalia. Dopo un periodo di commissariamento con la verolana Francesca Cerquozzi era arrivata la decisione di puntare su Proietti.
Una scelta fatta con l’evidente volontà di liberarsi dell’influenza pesante del gruppo di potere storico del partito ad Anagni. Ed infatti in quella circostanza si era detto che il destino di Proietti sarebbe stato legato alla possibilità di gestire quella complicata eredità. In altre parole, Proietti sarebbe stato esaminato sulla capacità di riuscire a traghettare il Partito verso una nuova fase. Un traghettamento che, evidentemente, non c’è stato, non fino in fondo, almeno.
Tutti i nomi della possibile successione
Gli anni della gestione Proietti sono stati, in diverse circostanze, caratterizzati da esitazioni e mancanza di una specifica capacità decisionale. Un’esitazione evidente soprattutto negli ultimi mesi della campagna elettorale. Quando la difficoltà di proporre una linea comune ha portato, di fatto, ad una spaccatura. Con elementi importanti come Sandra Tagliaboschi e Luigi Vecchi che sono transitati verso una lista civica. Schieratasi con Alessandro Cardinali e cioè contro il candidato sindaco indicato dal Pd. Di tutto questo adesso bisognerà tenere conto.
E questo porta anche la seconda domanda. Che cosa accadrà adesso? I prossimi mesi saranno gestiti da un direttivo in cui si staglia già la figura di Maurizio Bondatti, presidente del Partito. Ma il nome del prossimo segretario è ancora tutto da decidere. Il problema è che ad Anagni, almeno al momento, non sembra esserci una figura plausibile, almeno se si vuole puntare ad un vero rinnovamento.
Maurizio Bondatti è una figura rilevante, ma rappresenta una fase passata. Sandra Tagliaboschi pure e comunque non potrebbe candidarsi dopo la scelta civica. Luigi Vecchi è più giovane, ma anche per lui la scelta civica è un problema.
Un’opzione di cui si parla in queste ore è quella di Vittorio Save Sardaro, che non a caso è stato negli ultimi tempi un feroce avversario della linea politica dello stesso Proietti. Il problema è che anche in questo caso si tratta di una figura importante, ma che rappresenta il passato. Perché il vero problema di questo Partito è ormai da tempo lo stesso. E cioè il fatto che non si è stati in grado di creare una vera e propria classe dirigente rinnovata.
In un modo o nell’altro il Partito da anni vive sulle stesse figure, sugli stessi riferimenti. E i nodi, prima o poi vengono al pettine.