I bordelli del senatore Rufa

La Lega vuole legalizzare la prostituzione. Se ne occupa il senatore di Veroli Gianfranco Rufa. Che ha già depositato il testo del disegno di legge. Ci provo pure Maria Spilabotte (Pd) senza successo

C’è un sottile filo rosso che unisce il senatore della Repubblica Gianfranco Rufa (Lega) e l’ex senatrice Maria Spilabotte (Pd). E sono le case di tolleranza. Nessuno dei due risulta le abbia frequentate: ma entrambi sono sensibili al lavoro che si svolge al loro interno. Al punto di arrivare a volerlo disciplinare in forza di una legge. In parole povere: mandare a puttane la legge Merlin e riaprire le case di tolleranza.

Il senatore Gianfranco Rufa da Veroli è il primo firmatario della legge che propone di legalizzare la prostituzione e riaprire le ‘case chiuse’. Il disegno di legge lo ha depositato giovedì 7 febbraio a Palazzo Madama.

È un testo differente da quello che venne presentato nella Legislatura precedente da Maria Spilabotte. Perché la senatrice puntava a tutelare la figura ed il ruolo della donna, elevandola al rango di lavoratrice. Il Disegno di Legge Rufa invece risponde a un’esigenza di «decoro civile e morale»: il senatore non ha dubbi. «È un gesto di civiltà nei confronti delle  prostitute che si trovano per strada, per il decoro e l’immagine delle stesse strade», evidenzia il senatore verolano.

Il testo del disegno di  legge abroga i primi due articoli della legge Merlin e  prevede il via libera all’esercizio della prostituzione nelle  abitazioni private, vietandolo “in luoghi pubblici o aperti al  pubblico“. Quindi? Niente bordello, come quello di un tempo: nel quale si chiacchierava, si prendeva un drink, si sceglieva la compagnia e poi si consumava. Né come in Germania, dove ci sono edifici specializzati, con tanto di sauna e buffet, tutto compreso nel ticket d’ingresso (il resto delle consumazioni si paga a parte).

Qui, si farebbe una cosa più riservata. Non una casa di tolleranza, come una volta. Ma una casetta. Per evitare che qualcuno faccia il furbo, il senatore allora prevede l’istituzione presso la questura di un registro a cui  sono tenute a iscriversi tutte le persone interessate a esercitare il  mestiere.

E se una viene sorpresa nell’esercizio della professione ma on the road? Rufa non na sconti: scatta la multa da mille a diecimila euro. Più economico a casa.

La legge punta a combattere il vero cancro: gli sfruttatori. Perché – per il testo di legge Rufa – sarà possibile prostituirsi ma soltanto come libere professioniste o al massimo in libera associazione o cooperativa di servizi. Se qualcuno prova a sfruttare il lavoro delle signore dovrà fare i conti con la parte della norma che prevede l’inasprimento delle sanzioni per chi si macchia del reato di  associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento della  prostituzione. Insomma, saranno ca…voli amari.

La proposta di legge leghista prevede anche interventi “di carattere  preventivo e sanitario“. “Chiunque esercita la prostituzione – si  legge nella Proposta di Legge – è tenuto a sottoporsi ad accertamenti sanitari ogni  sei mesi e a esibire, a richiesta dell’autorità sanitaria o di  polizia, l’ultima certificazione sanitaria ottenuta“.

E se a volerla vedere fosse il cliente? La norma non lo prevede: si andrebbe nella violazione della Privacy. Al limite si potrebbe bypassare con un certificato di sana e robusta costituzione. Che non è la stessa cosa.

Ma se capita una lavoratrice attaccata alla professione, non come quelli che appena hanno due lineette di febbre si allungano sul divano e si piazzano in mutua? Rufa ha previsto tutto. «Chiunque esercita la prostituzione è tenuto a interromperne  l’esercizio nell’ipotesi di accertamento positivo di patologie a  trasmissione sessuale». 

Oltre ad essere sensibile al decoro, Rufa è anche attento al denaro: nel testo prevede di tassare le prostitute regolarizzate. Così, oltre a far alzare il buon umore ai loro clienti, faranno alzare anche le entrate per lo Stato. E come ci mettiamo con i controlli: chi conta i… chilometri percorsi dalle professioniste, insomma come si calcolano le tasse? Anche su questo Gianfranco Rufa non ha dubbi: “i redditi  derivanti dall’esercizio della prostituzione sono soggetti a  un’imposta sostitutiva delle imposte sui redditi determinata con  decreto del ministro dell’Economia e delle finanze, da emanare entro  due mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge“.

Qui si pone il problema: supponiamo che il povero Ministro Tria sia troppo preso dai problemi con Bankitalia o con le oscillazioni dell’Euro oppure le fluttuazioni della Lira semmai tornassimo indietro… Se, dicevamo, preso da tutti questi impegni non facesse in tempo a determinare l’imposta sostituiva? Come la mettiamo? Si blocca la meritoria attività delle signore e, perchè no, dei signori iscritti nell’apposito registro presso la Questura?

Si rischierebbero conseguenze catastrofiche. Perché nei giorni successivi all’emanazione del decreto, tutti i clienti dovrebbero essere contattati singolarmente per comunicargli l’importo dell’imposta sostitutiva ed invtarli a versarlo con un modello F24.

Al limite, si potrà individuare un apposito sottosegretario cui delegare la faccenda. C’è da scommetterci: pur di ottenerlo si rischierebbe la crisi di governo.