Quagliariello: «Questa crisi è un’occasione da non perdere»

Foto © Imagoeconomica, Benvegnu' Guaitoli

Il senatore Quagliariello e la crisi. "Un’occasione che non andrebbe persa". Un governo Pd-M5S? "Una riedizione della sinistra". Cosa c'è dietro la tenuta di Renzi. Il progetto di Toti. Ed il futuro della Lega.

È reduce dal Cammino di Santiago di Compostela. Al rientro ha trovato un altro cammino: quello di una crisi politica capace di coinvolgere tutti i Partiti. Sono percorsi diversi, ma accomunati dalla necessità della costanza. Dote che ha caratterizzato Gaetano Quagliariello: il professore di Storia dei Partiti Politici che Silvio Berlusconi andò a pescare nella società civile convincendolo ad aderire alla neonata Forza Italia, della quale è diventato uno dei cervelli. Quattro volte senatore, vicepresidente vicario del Popolo delle Libertà, è stato tra i fondatori del Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano. E ministro per le Riforme costituzionali nel governo Letta. Fondatore di IDeA Identità e Azione, alle scorse elezioni ha partecipato con il centrodestra ed è stato confermato in Senato. Da pochi giorni ha abbracciato il progetto di Giovanni Toti, del quale è convinto con fermezza.

Gaetano Quagliariello Foto © Imagoeconomica, Paolo Cerroni

I sondaggi di una settimana fa dicono che il centrodestra unito, nel caso si fossero tenute le elezioni invocate da Matteo Salvini, avrebbe potuto vincere a spasso. Ora però lo spaccato è un po’ diverso. Il leader della Lega sembra aver fatto i conti senza l’oste: il Partito Democratico ha aperto al governo giallorosso (leggi qui Cinque condizioni per i Cinque Stelle: o così o si va al voto). Se lo aspettavano in pochi dalle parti del Carroccio. Meno ancora nelle file dei Totiani. Nel caso si votasse in autunno, il progetto del governatore della Liguria rimarrebbe schiacciato sulle contingenze: avrebbe poco tempo per essere organizzato. Ma con l’avvento dei giallorossi la storia cambia.

Il senatore Gaetano Quagliariello non lo dice, ma è chiaro come il centrodestra abbia bisogno di un tempo lungo per potersi riorganizzare, tanto nella forma quanto nella sostanza. Qualche giorno fa, l’ex ministro delle Riforme, ha spiegato le ragioni alla base di un’alleanza organica con la Lega di Matteo Salvini. Nel caso la quadra non venisse trovata, insomma, uno di dieci savi di Napolitano avrebbe già in mente la strada da percorrere. E poi c’è l’altra ipotesi: una legislatura, quasi intera, all’opposizione. Di questo e di altro abbiamo parlato con il campione del conservatorismo-liberale italiano. 

Senatore Quagliariello, lei da tempo promuove la necessità di una riedizione del centrodestra. I tempi sono maturi? 
Foto © Imagoeconomica, Benvegnu’ Guaitoli

Diciamo che siamo anche in ritardo. Questa crisi, in tal senso, è un’occasione che non andrebbe persa. Ha infatti chiarito che destra e sinistra sono categorie geneticamente modificabili ma non sopprimibili, e soprattutto che il cambiamento fine a se stesso, scisso dall’ancoraggio a princìpi di fondo, produce i disastri del governo gialloverde“.

Come andrà a finire?

Nessuno può dire come andrà a finire questa crisi ma certamente, sia che si vada a elezioni, sia che arrivi un governo giallorosso, da essa scaturisce un bisogno ancora più forte di un centrodestra nuovo”. 

Potrebbe nascere una maggioranza Cinque Stelle/Partito Democratico. Si tratta di un centrosinistra rinnovato?

Si tratta di una riedizione della sinistra. Dati i protagonisti, in questo ipotetico governo credo che di centro ci sarà assai poco”. 

Foto © Imagoeconomica, Valerio Portelli
Matteo Renzi ha tenuto botta. Anzi, queste fasi dimostrano come l’ex presidente del Consiglio abbia mantenuto una presa sui suoi. La scuola della prima Repubblica fa ancora la differenza?

Non credo che c’entrino le ‘scuole’. Più semplicemente la posizione di Renzi, per una volta, fa coincidere i suoi interessi particolari con un ragionamento che riguarda il Paese. Non si è chiuso nella congrega del Pd e questo lo ha indubbiamente portato a guadagnare uno spazio politico. Anche per questa ragione, è fondamentale che sul versante alternativo – e cioè sul versante del centrodestra – si sviluppi l’iniziativa di una forza fresca che gli sottragga audience e terreno”. 

Matteo Salvini, invece, sembra aver agito d’impulso. Oppure, dietro la mossa di staccare la spina al governo gialloverde, c’è un disegno preciso?

Credo ci sia stato un errore tattico. In politica può accadere, così come nella vita. Salvini avrebbe dovuto chiedere le elezioni dopo le Europee. Sarebbe risultato più convincente e, soprattutto, la tempistica avrebbe sottratto argomenti ai suoi avversari (manovra finanziaria, esercizio provvisorio, clausole di salvaguardia…). Detto ciò, il raffigurarlo come la summa di tutti i mali dopo essere stato per quattordici mesi al governo con lui, come ha fatto Conte in Parlamento, non è altro che un caso sofisticato di trasformismo”. 

Qual è la strada per la ricomposizione di una coalizione di centrodestra?
Gaetano Quagliariello, Foto © Imagoeconomica, Stefano Carofei

Quella di una verifica seria dei programmi e del varo di una formazione nuova che coniughi gli ideali della libertà, del merito e della centralità della persona. Tra Lega e Fratelli d’Italia la componente ‘securitaria’ del centrodestra è ben rappresentata. L’altra gamba non c’è, e se c’è traballa. E’ quella che va rafforzata”. 

I Partiti sono sempre più liquidi. I leader cambiano spesso idea. Gli elettori sembrano adattarsi, ma c’è smarrimento. Senatore Quagliariello, quale futuro per l’assetto partitico italiano?

I Partiti cambiano forma e sostanza. La democrazia liberale non può però farne a meno. Sul versante che a me più interessa, quello liberale e cristiano, serve un Partito che assicuri a chi voglia impegnarsi di poter fare politica per la propria forza e per il proprio merito, e non per cooptazione. Tutto ciò può assolutamente convivere con il ruolo di un leader, ma è ancora più importante in una fase nella quale grandi leadership carismatiche, in quest’area, non si scorgono all’orizzonte”. 

 L’iniziativa di Giovanni Toti, “Cambiamo”, può essere la risposta a questa crisi d’identità?
Toti e Abbruzzese

Sì. Innanzi tutto perché Toti ha dimostrato grandi capacità di governo: non dimentichiamo le roccaforti della sinistra espugnate in Liguria. In secondo luogo perché ha le idee chiare ed è una persona ‘normale’, che non si crede un fenomeno. Un dato da non sottovalutare, vista la rapidità con cui i ‘fenomeni’ di turno hanno trascinato a fondo in questi anni gli schieramenti a noi avversari”. 

E la Meloni? Fratelli d’Italia è già la gamba destra della Lega di Matteo Salvini. Non rischiate di sovrapporvi?

La Meloni potrebbe essere l’interlocutrice di questa iniziativa, nella prospettiva della creazione di un grande Partito conservatore e plurale. Credo che anche lei abbia un oggettivo interesse a che questa iniziativa possa andare avanti”. 

E poi c’è Forza Italia, o “l’Altra Italia”, che dovrebbe ricoprire lo spazio al centro dello scacchiere. In Abruzzo, dove lei è stato eletto, avete vinto le elezioni regionali tutti insieme. Quella è la strada anche per il governo del Belpaese e, nel caso, per il Lazio?
Toti, Ciacciarelli, Abbruzzese, Palozzi

L’ ‘Altra Italia’ è durata lo spazio di un mattino e a dire il vero non se ne sente più parlare. E se Forza Italia avesse voluto aprirsi e ‘cambiare’, dell’iniziativa di Giovanni Toti non ci sarebbe stato bisogno. Chi, come noi di ‘IDeA’, interpreta la volontà di riforma di quest’area da tanti anni e lo fa come minoranza creativa, sarebbe stato ben contento dell’inaugurarsi di questa prospettiva. Fin qui non è stato così”. 

Ultima domanda. Lei è reduce dal Cammino di Santiago. Cosa le lascia in dote questa esperienza?

Ritengo sia un’esperienza comunitaria che incarna un paradigma alternativo e contrapposto a quello del Sessantotto. E’ una grande metafora della vita che presuppone una forte voglia di vivere. Questa metafora la si può anche trasferire in politica fino a investire il centrodestra italiano, perché mai come in questo momento c’è bisogno di mettersi in cammino…”.