Renzi ha già destabilizzato il governo Conte. Salvini ringrazia e spera

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Il nervosismo di Giuseppe Conte evidenzia una situazione precisa. L’ex rottamatore è insuperabile quando bisogna rompere, non all’altezza nella costruzione. Intanto Matteo Salvini la lezione l’ha imparata e prepara la rivincita.

“Non abbiamo bisogno di fenomeni”. Così ha risposto il premier Giuseppe Conte a Matteo Renzi, che con una lettera al Corriere della Sera aveva criticato le prime misure economiche adottate dal Governo.

Giuseppe Conte

Il clima all’interno della maggioranza è già incandescente. L’unico collante di questo esecutivo è la paura di andare alle elezioni anticipate, perché si teme la vittoria di Matteo Salvini. Il Pd e il Movimento Cinque Stelle si sono fatti la guerra per anni, Matteo Renzi e Beppe Grillo si detestano, nei Democrat la scissione di Renzi è stata vissuta come uno sfregio, non come un tradimento, come un dispetto, non come una manovra politica.

Non a caso Nicola Zingaretti ha usato il termine “sgambetto”, sempre ieri. Sempre con riferimento alle critiche renziane.

Complicato pensare che questo Governo possa andare avanti. Il paradosso è che in tanti nella maggioranza giallorossa sembrano aver ripreso fiducia perché magari Conte nei sondaggi va bene, perché in Umbria la partita è da giocare, perché Pd e Cinque Stelle insieme possono competere con la Lega.

Allora perché non andare ad elezioni subito? In realtà lo scenario politico non è cambiato molto e Matteo Salvini prepara una prova di forza con pochi precedenti a piazza San Giovanni.

Matteo Renzi ed Enrico Letta con il celebre scambio della campanella senza guardarsi in faccia

Il problema vero sta tutto a sinistra, nei conti mai regolati. Tra il Pd e Matteo Renzi per esempio. Non è un caso che l’ex premier Enrico Letta abbia dato come consiglio a Zingaretti e Conte quello di non fare con Renzi come ha fatto lui. Servono cioè patti chiari, altrimenti meglio le urne. Anche perché con questo sistema elettorale, un ritorno anticipato al voto falcidierebbe la pattuglia parlamentare di Renzi. L’ex rottamatore però non vuole rompere, ma soltanto tirare la corda fino all’ultimo, per cercare di essere decisivo. Perché decisivo lo è per il futuro del governo Conte. In realtà la sua scissione ha vanificato l’operazione agostana da lui stesso iniziata e poi portata a termine da Beppe Grillo e Nicola Zingaretti.

Matteo Salvini quella lezione l’ha imparata. E’ tornato al centrodestra, con Giorgia Meloni più che con Silvio Berlusconi. L’impressione è che Renzi ambisca a fare il guastatore. Formidabile quando bisogna rompere, non all’altezza se c’è da costruire.