Se la maggioranza si distrae e si complica la vita da sola

I 44 minuti di Consiglio comunale ieri sono stati sufficienti alla maggioranza per complicarsi la vita. Eletto il presidente dei Revisori ma con soli 17 voti. Il segnale grave arriva dall'esecutività della nomina è stata rimandata, rivelando una maggioranza di centrodestra disunita.

Roberta Di Domenico

Spifferi frusinati

Quarantaquattro minuti: tanto è durato ieri sera il Consiglio comunale di Frosinone, dedicato esclusivamente alla nomina del collegio dei Revisori dei Conti del Comune. All’appello del Segretario comunale hanno risposto presente 26 consiglieri tra quelli di maggioranza e opposizione.  

Nei giorni scorsi sull’argomento c’era stata più di qualche fibrillazione nella maggioranza, difficile da comprendere in una situazione di normalità. Meno ancora se si tiene conto anche del fatto che si è ad un anno e mezzo dall’inizio della consiliatura. Tanto che si era reso necessario l’intervento dei vertici regionali di Fratelli d’Italia per trovare la quadratura all’interno della maggioranza e quindi l’accordo sul nome del Presidente da votare. (Leggi qui: Revisore dei Conti, la telefonata che vara la tregua).

Non tutto va liscio in Aula

Tutto liscio quindi ieri in aula? Non proprio. Innanzitutto i numeri. La maggioranza ha sulla carta 23 voti compreso quello del sindaco Riccardo Mastrangeli. Il Presidente del Collegio dei Revisori Francesco Renzi è stato eletto con appena 17 voti. Molto probabilmente ce n’è anche uno della minoranza. A futura memoria.

Quindi, pur in una situazione di “tenuta” generale, all’appello, nell’urna allestita dentro la sala consiliare di Palazzo Munari, sono mancati ieri comunque 6 o 7 voti al dottor Renzi, tra assenze e voti non in linea con le indicazioni ricevute.

Di fatto, Riccardo Mastrangeli ha la consapevolezza ormai circostanziata dai numeri che nonostante tutti gli accordi preventivi la sua è una maggioranza da seconda convocazione. Questa è una circostanza acclarata ed oggettiva.

Il voto per il presidente

L’esito complessivo della votazione ha registrato anche 4 voti per Colacicco, 3 voti per Mollicone, 2 schede bianche e 1 nulla. Gli altri 2 componenti del Collegio del Comune di Frosinone, estratti a sorte dalla Prefettura come previsto dalla Legge, sono Federica Tiezzi e Giovanni Manzi.

Il sindaco ha lasciato il Consiglio subito dopo avere votato. I “problemi” per lui sono proseguiti anche dopo la votazione per il Presidente: quando si è dovuta votare anche l’immediata esecutività della nomina dei Revisori. Infatti, immediatamente dopo le operazioni di voto si è registrato un evidente fuggi fuggi  di Consiglieri dai banchi dell’aula consiliare. Probabilmente motivato dalla mancata consapevolezza che il Consiglio comunale non era comunque terminato. In Aula si sta presenti e concentrati fino alla fine.

E questo denota una colpevole, quanto preoccupante rilassatezza. Almeno nella maggioranza. I consiglieri di minoranza invece, almeno quei pochi rimasti, hanno intuito che nelle dinamiche finali d’Aula ci poteva essere qualche problema per il centrodestra. Ed infatti non hanno partecipato al voto.

Senza numero legale

Riccardo Mastrangeli (Foto © Stefano Strani)

Si è proceduto quindi alla votazione per l’immediata esecutività della nomina del Collegio: ha dato come esito solo 14 voti dei consiglieri (di maggioranza) rimasti in Aula. Quindi senza il numero legale necessario previsto dalla norma. Pertanto l’immediata esecutività quindi è rimandata al momento della pubblicazione della delibera.

Nulla di irrisolvibile e clamoroso ma comunque un inciampo grave e soprattutto del tutto gratuito per la maggioranza di centrodestra. Che fatica a dare all’esterno un segnale di unità granitica e compattezza, difficile da scalfire.

Ma sul piano teorico c’è anche un’altra chiave di lettura. Che non trova però conferme sul piano pratico. Una parte della maggioranza ha dovuto ingoiare quella nomina: l’ha accettata solo perché è diventata una questione politica, avallata dai vertici regionali di Fratelli d’Italia. Ma poi, adempiuto al proprio dovere politico, la maggioranza nella maggioranza (il polo civico-leghista che fa capo a Mastrangeli ed al suo predecessore Nicola Ottaviani) ha ricordato a tutti chi è che dà le carte in Aula. E cioè non FdI. Nei fatti però è andata in maniera diversa: non c’è stata una precisa strategia di boicottaggio. Ma solo superficialità.

La sensazione è che questa situazione di perenne malcontento, in alcuni consiglieri di maggioranza durerà ancora a lungo, in assenza di una precisa verifica politica tra tutti i Consiglieri di centrodestra. Che però nessuno sembra abbia proprio voglia di fare.

Resta solo da vedere se il semplice inciampo di ieri della maggioranza resterà tale, anche quando bisognerà affrontare tematiche ben più rilevanti dal punto di vista politico. Come quelle sulle politiche ambientali che continuano comunque a far discutere, con dei precisi distinguo, alcuni Consiglieri di centrodestra. Oppure, si trasformerà in qualcosa di più complicato, in una vera e propria caduta rovinosa. Con tutti gli effetti, politici e amministrativi, del caso per la Giunta Mastrangeli.