Una telefonata favorisce la soluzione al caso della nomina del presidente dei Revisori dei Conti. La situazione politica si risolve dopo intervento regionale, evitando una frattura nel centrodestra. Ognuno porta a casa la sua parte
Il fuoco si spegne tra il sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli ed il suo Gruppo consiliare di Fratelli d’Italia. Ma la tensione continua a restare alta su tutto lo scacchiere regionale lungo la linea del fronte che separa FdI e la Lega. Nel capoluogo ciociaro è stato definitivamente domato il principio d’incendio innescato dalla nomina del nuovo presidente del Revisori dei Conti. Ma è stato necessario un passaggio per il livello regionale.
Il che fornisce due elementi: la dimensione dello scontro e l’importanza di Frosinone nello scacchiere politico regionale.
La presidenza
La questione è quella dei nuovi Revisori e soprattutto del loro nuovo Presidente. Fratelli d’Italia ha puntato i piedi, sospettando che ci fosse una scelta calata dall’alto: o dal sindaco Riccardo Mastrangeli o dal suo predecessore Nicola Ottaviani. (Leggi qui: Perché la nomina del Revisore farà ballare la maggioranza).
Tutti negano. “Non ho nomi e non ho preferenze” dice il sindaco. E Ottaviani: “Magari si occupasse di queste cose, forse avremmo meno tensioni” mormora qualcuno escludendo comunque un suo ruolo. Ma il sindaco comprende al volo che quel principio d’incendio si sta sviluppando in un settore nevralgico della sua amministrazione. Perché Fratelli d’Italia gli è sempre stata leale e non ha mai fatto mancare i suoi voti a differenza di altri. Se prende fuoco anche quell’area c’è il rischio di una saldatura con gli altri malpancisti e la nascita di un fronte incontrollabile. Per questo Riccardo Mastrangeli si affretta a mettere in chiaro che lui non ha preferenze, non ha calato nomi: eleggessero chi ritengono più adatto. (Leggi qui: Mastrangeli come Grisù, fa il pompiere ma ha dentro il fuoco).
Ma il coordinatore Fabio Tagliaferri non è di primissimo pelo. Intuisce dove potrebbe stare la trappola politica. Esattamente nel passaggio in cui il sindaco si scarica da ogni responsabilità politica e la attribuisce all’Aula. Perché se da un lato Mastrangeli nega di avere un nome, dall’altro rifiuta di accontentare FdI dicendogli di andarsela a vedere con gli altri Gruppi.
La telefonata
Il caso a quel punto non è più amministrativo. Ma assume una connotazione politica. Fabio Tagliaferri non perde tempo ed informa il livello regionale del suo Partito. In questo modo si attiva l’onorevole Paolo Trancassini: che telefona al sindaco Mastrangeli. Una chiamata dal doppio significato politico: le questioni che avvengono a Frosinone non sono bagattelle e questo conferma il peso politico del capoluogo e del suo sindaco; il ruolo di Fratelli d’Italia nell’amministrazione è strategico e centrale. A volte basta poco: la chiamata apre la strada ad una soluzione politica.
A quel punto ci sono due incontri. Il primo coinvolge sindaco Riccardo Mastrangeli, il presidente del Consiglio comunale Max Tagliaferri e l’assessore al Bilancio Adriano Piacentini. Quel vertice conferma che la situazione potrebbe diventare ingovernabile ed è equilibrato confermare la versione che sarà l’Aula a decidere ma lasciando il percorso libero al nome in pectore di Tagliaferri. Segue un incontro che coinvolge anche Fabio Tagliaferri.
È solo una tregua
A pochi mesi dalle elezioni Europee e Comunali, una rottura del quadro politico avrebbe avuto conseguenze significative. E difficili da spiegare nel momento in cui nella Regione Lazio c’è una presidente, una giunta e una maggioranza di centrodestra.
Quella raggiunta a Frosinone è un’apparente tregua armata. Distante da una pace vera. Il consiglio comunale sarà chiamato a ratificare l’intesa raggiunta tra i vari attori politici. Ognuno porta a casa il suo risultato. Per Mastrangeli, l’importanza delle dinamiche interne al centrodestra, per Fratelli d’Italia la capacità di influenzare le decisioni a livello comunale.