Se non c’è una vigna nella quale chiamare tutti…

Spesso ci lamentiamo dei ragazzi, dei giovani, del loro apparente non far niente: però non ci chiediamo quali opportunità all'interno della 'vigna' siano state create dagli adulti per la loro esistenza.

Pietro Alviti

Insegnante e Giornalista

Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.

Mt 20, 6-7

C’è una frase in questa parabola di Matteo che mi ha sempre impressionato. Ed è la risposta che gli operai, che se ne stanno senza far niente in piazza tutto il giorno, danno al padrone della vigna quando lui, indignato per tanta apparente indolenza, gli chiede:  ma cosa state a fare senza far niente? Quelli rispondono: siamo qui perché nessuno ci ha chiamati.

Ho sempre pensato a questa frase come  una specie di schiaffo per chiunque si occupi dell’educazione degli altri.

La vigna dove c’è sempre da fare

Educhiamo in tanti modi. Ogni qualvolta incontriamo persone, educhiamo e veniamo educati, indipendentemente anche dalla professione. È il ruolo degli adulti nei confronti dei “minori” e, spesso, queste due dimensioni prescindono dall’età. 

Lo schiaffo colpisce in maniera particolare se siamo insegnanti,  genitori, catechisti, animatori. È una risposta impressionante, perché vuol dire che ci sono tante persone, tanti ragazzi di cui nessuno si occupa e che, quindi, sono lì a bighellonare, perché nessuno di coloro  che ne avrebbe invece la possibilità e anche il dovere, ha organizzato, creato, inventato per loro delle opportunità, per cui la loro vita possa provare ad avere un senso.

Ritengo che il testo di Matteo sia effettivamente rivelatore della nostra condizione, perché è come se il padrone della vigna, Dio, abbia sempre bisogno di persone che si impegnino. E in effetti, in una vigna, c’è sempre da fare, è una coltivazione che richiede continua cura, non può essere lasciata a sé stessa. Se lo facciamo, se preferiamo il divano alla vigna, questa  diventa subito selvatica.

Il padrone della vigna  va sempre alla ricerca di persone, per proporre loro qualcosa di importante  da fare, opportunità in cui spendersi, in cui dare senso alla vita. Come lo studio, costruire una famiglia, il lavoro, l’amministrare una città, l’occuparsi di chi ha bisogno…

Valorizzare gli altri

(Foto © DepositPhotos.com)

Dovremmo anche noi chiederci se nella nostra esistenza, nel lavoro che facciamo, nelle relazioni che intraprendiamo fra noi e gli altri, ci sia  sempre l’attenzione a valorizzare quello che gli altri possono fare.

Spesso ci lamentiamo dei ragazzi, dei giovani, del loro apparente non far niente: però non ci chiediamo quali opportunità siano state create dagli adulti per la loro esistenza.

Proprio qualche giorno fa, ragionavo insieme con alcuni amici sulla nostra giovinezza e ricordavamo come attorno a noi ci fossero  due oratori, poi c’erano anche i bar, le sale da biliardo, le cantine.  Ma c’erano due oratori. Quindi se un ragazzo voleva, aveva la possibilità di incontrare luoghi “buoni”, senza dover pagare, senza dover “consumare per forza”. Chiediamoci oggi quali luoghi frequentano i ragazzi nel loro tempo libero, quali opportunità sane, senza pericolo, luoghi sani in cui non siano considerati  soltanto come semplici consumatori delle sostanze più varie, dagli abiti, alle scarpe, ai cellulari, alle droghe.

Ci renderemo conto che la risposta degli operai dell’ultima ora è davvero provocatrice per tutti quanti noi:  non li abbiamo chiamati, non abbiamo creato per loro le opportunità buone,  non siamo stati in grado di realizzare una società capace di farli esprimere nel modo migliore.

(Leggi qui tutte le meditazioni di Pietro Alviti). 

(Foto di copertina © DepositPhotos.com).