Top e Flop, i protagonisti del giorno: giovedì 1 dicembre 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di giovedì 1 dicembre 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di giovedì 1 dicembre 2022.

TOP

GINO SCACCIA

Il professor Gino Scaccia © Benvegnu’ Guaitoli / Imagoeconomica

Ne sa tanto ed un po’ di tutto: al punto che un anno fa l’hanno chiamato a fare parte del board dell’Istituto Enciclopedia Italiana Treccani. Poche settimane prima l’aveva chiamato la Corte dei Conti chiedendogli di far parte del Comitato Scientifico dell’Osservatorio sulle Spese Pubbliche.

Roba spicciola per lui che è professore ordinario di Istituzioni di Diritto Pubblico all’Università di Teramo e docente di Diritto Costituzionale presso la Luiss dove era laureato con il massimo dei voti e dignità di stampa della tesi. Fu in quell’occasione che il laureando Gino Scaccia rispose ad un meravigliato presidente di commissione che gli domandava da dove venisse “Vengo da Frosinone, sono ciociaro e ne sono orgoglioso”. Da qualche ora è capo del Dipartimento per le Riforme Istituzionali nel ministero guidato da Maria Elisabetta Alberti Casellati.

Sei monografie, sette volumi collettanei, centotrenta tra saggi pubblicazioni e note a sentenza, in italiani, inglese, spagnolo e polacco: Gino Scaccia è quello che non si nascose dietro una foglia di fico e disse da subito che la montagna di decreti d’urgenza varati durante la pandemia dal Governo Conte 2 rischiavano di trasformarsi in un pantano; solo quello potevano diventare mille pagine di norme in appena 54 giorni e su argomenti per nulla omogenei. (Leggi qui: Covid, in 54 giorni oltre mille pagine di norme: Scaccia e la giungla delle leggi).

Gino scaccia in questi anni era stato Capo di gabinetto per il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli e poi per il ministro degli Affari Regionali Maria Stella Gelmini Capo dell’Ufficio Legislativo. Ora non è più un ‘semplice‘ consigliere: ma va a capo del Dipartimento per le riforme istituzionali e la semplificazione normativa. Ci sarà lui dietro le proposte di norme più snelle, semplici, comprensibili e facili da interpretare ed applicare. Se ci riesce, può camminare anche sulle acque del Giordano.

Dannatamente bravo.

MAURIZIO LANDINI

Maurizio Landini (Foto: Saverio De Giglio © Imagoeconomica)

In televisione ormai ci va talmente di rado che viene il sospetto che lui ed il suo schietto massimalismo siano oggetto di una mezza fatwa fin dall’era Draghi. Ma il dato è un altro e meno complottista. Il dato è che Maurizio Landini avrà come tutti i cristiani i suoi bei difetti, ma fra quelli di certo non figura quello dell’ambiguità. E del lessico diplomatico.

A Landini la manovra del governo Meloni non piace per nulla. E mai come questa volta l’impressione netta è che il segretario della Cgil non sia solo una parte sociale fedele ad un copione. Ma sia un trasparente strumento di analisi. Il prossimo 7 dicembre i due “incroceranno le lame” a Palazzo Chigi e vederli a cimento, al di dà della serietà del concertato, sarà bellissimo.

Analisi impietosa, a giudicare da quello che ha detto al Tg3. “Il nostro giudizio sulla manovra è negativo. In un contesto difficile penalizza i più poveri, aumenta la precarietà introducendo i voucher. Premia gli evasori con tante forme di condono, con la flat tax penalizza i lavoratori dipendenti”.

Come esordio non c’è male e il nervo è stato scoperto smart. E per paradosso è lo stesso nervo che aveva scoperto un certo Carlo Bonomi. Cioè uno che per posizione dovrebbe stare a Landini come il Giappone sta a Palombara Sabina. Il segretario della Cgil ha un altro timore. Ed è remora previdenziale: per lui la manovra “non aumenta adeguatamente il salario, non si riforma la legge Fornero e c’è un’operazione che modifica la rivalutazione tagliando e non tutelando tutte le pensioni“.

Ma quale è stato il momento esatto in cui le parole di Landini sono volate via dallo scaffale a mezz’altezza degli slogan di categoria? Quando ha detto che lui di queste cose con Palazzo Chigi ci vorrebbe parlare, ma “il governo non ascolta, noi non abbiamo tavoli dove fare questa discussione“. Ed esattamente dopo averlo detto è arrivata la nota che lo invitava con i colleghi, i ministri dell’Economia e la new entry Ugl a trattare. E a ben vedere è già un inizio.

“Almeno trattiamo”.

EUGENIA ROCCELLA

Eugenia Roccella (Foto: Andrea Panegrossi © Imagoeconomica)

Un bellissimo film con un bravissimo Marco Giallini si chiudeva più o meno con una battuta tutta incentrata sul potere saggio di “disinnescare”. Il senso era che le persone che nella vita davvero fanno passi avanti sono quelle che sanno come e quando fare dei passi indietro. E soprattutto che lo fanno sapere, che hanno indietreggiato.

A ben vedere è un po’ come in alcune specie animali, dove abbassare semplicemente la coda evita che scorra del sangue indipendentemente dai veri valori muscolari in campo. Fatta la tara a questa veste primordiale e di iperbole troglodita quello che ha ribadito in queste ore la ministra della Famiglia, della Natalità e delle Pari Opportunità Eugenia Roccella, è l’archetipo del “disinnescare”.

Il personaggio era chiacchierato soprattutto per le sue posizioni in ordine all’aborto e, vuoi per iperbole, vuoi perché lei magari un brand retrò ce l’ha davvero, la cosa rischiava di creare uno di quei casi etici da cui in Italia non si esce più per mesi. La Roccella invece è tornata per la seconda volta sul tema. Ed ha detto: “La legge 194 è un provvedimento equilibrato che nessuno nella maggioranza ha mai detto di voler toccare“.

Poi il rimando ai vertici, come a suggellare che quella intangibilità è ecumenica nel destra-centro: “Meloni ha detto in tutta la campagna elettorale – come forse nessuna donna di sinistra ha mai ripetuto tanto – che la legge 194 non va toccata. E nessuno nella maggioranza ha mai detto una cosa del genere”.

Ma allora cosa aveva fatto insorgere di Roccella?. Risposta nella risposta: “Abbiamo parlato piuttosto di attuare anche la prima parte della legge, mai seriamente messa in pratica dalle amministrazioni pubbliche, casomai dal volontariato. Il problema, lo abbiamo detto tante volte da essere noiosi, è: se una donna vuole abortire solo perché ha problemi economici, non è il caso di aiutarla? Lo prevede la 194 che è una legge equilibrata. Altrimenti fare i figli diventa un privilegio dei ricchi”.

Polemica disinnescata e frecciatina al mitologico ma non troppo radical-chicchismo di certa parte degli avversari politici. Dura come una roccia e “pompiera” come una roccia in vezzeggiativo.

Una “Roccella”.

FLOP

ABOUBAKAR SOUMAHORO

Foto: Stefano Carofei © Imagoeconomica

Premesso che la quasi totalità dei mariti non ha contezza delle azioni realmente compiute dalle mogli, qualche pensierino all’onorevole dagli stivali infangati doveva venire. La verità che, a sua insaputa, lo circondava, è stata descritta in un question time a Montecitorio dal ministro Adolfo Urso. (Leggi qui: Il caso Karibù e la pietà lepina perduta).

La cooperativa Karibu di Latina presto finirà in liquidazione e commissariamento; gli ispettori del ministero del Lavoro «hanno proposto lo scioglimento» della cooperativa Aid.

Ora. Non tutte le ciambelle riescono con il buco, non tutti i business portano profitto. E nessun genero deve essere chiamato a rispondere delle eventuali malefatte della suocera. Però un paio di pensierini serali il neo deputato aveva il dovere di farseli senza archiviare la questione dietro ad un semplice “diritto all’eleganza”. (Leggi qui: Il diritto alla moda, la moda dei diritti ed il fango sulle coscienze).

Nemmeno uno Scajola nel pieno della difesa sull’appartamento romano che l’aveva reso dirimpettatio del Colosseo sarebbe arrivato a trincerarsi dietro un “a mia insaputa” davanti a foto con Chanel e Vuitton. Il grave non è tanto che Soumahoro non si sia reso conto di come la suocera gestiva le società e come la moglie finanziasse il proprio diritto all’eleganza. Gravissimo è che in un colpo solo sia stato capace di mandare definitivamente in frantumi l’icona della sinistra che sta sul campo e difende gli ultimi.

La colpa imperdonabile di Soumahoro è di avere dimostrato a tutti che la sinistra di oggi non è più un grado di riconoscere uno sfruttato.

Icona in frantumi.