Top e Flop, i protagonisti del giorno: giovedì 22 settembre 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di giovedì 22 settembre 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di giovedì 22 settembre 2022.

don MAURIZIO DI RIENZO

don Maurizio Di Rienzo

Ci sta. L’agonismo, la competizione, la voglia di vincere mentre bruci l’ultima scorta di fiato nei polmoni e non vuoi perdere quella palla lasciandola al tuo avversario. Si, ci sta. Sputare per terra, imprecare, maledire… Vale per un pallone che rotola su uno stadio in erba tanto quanto su un campetto in terra battuta anche se non sei Messi. Ma a tutto c’è un limite. È quello che a Minturno è stato superato con abbondanza: così tanto che il parroco don Maurizio Di Rienzo non s’è ripreso il pallone fischiando la fine della partita. No, ha fatto di più: s’è ripreso il campo e tutti via da qui.

Perché quel limite, quello che non deve essere superato, è il limite della buona educazione e del lecito. È per questo che esiste il terzo tempo: finita la partita ti stringi la mano con gli avversari e poi tutti sotto la doccia, magari insieme anche per mangiare una pizza. Invece no: a Marina di Minturno i ragazzi che frequentano il campetto parrocchiale a San Biagio slanciano “Bestemmie continue tra i giocatori, contro chi abita vicino la parrocchia, contro gli anziani. Contro gli operatori pastorali, contro la Chiesa che li ospita. Immondizia lasciata a terra nonostante i bidoni dei rifiuti siano a pochi metri di distanza. Atteggiamenti irrispettosi verso chiunque e senza ringraziamento: la parrocchia ha appena acquistato delle nuove porte da gioco…”.

Fine dei giochi allora. Don Maurizio ha chiuso il campo ‘per bestemmie e maleducazione. Non l’ha fatto per punire. Ma per educare. Per far comprendere che nulla è dovuto. “So bene come chiudere non sia una soluzione. Perché sono convinto che è meglio che i ragazzi stiano in parrocchia e non altrove”.

La sua amarezza non è solo per il comportamento dei ragazzi. È soprattutto per il comportamento dei genitori. Che hanno scaricato del tutto i figli, delegando la loro educazione agli altri: alla scuola, alle parrocchie… Dimenticando che è dai genitori che invece deve arrivare il primo degli esempi. “Purtroppo – ha scritto nell’avviso affisso al campo – devo segnalare anche l’assenza totale di disponibilità e di tempo da parte degli adulti, dei genitori e dei volontari che possano supervisionare per qualche ora i ragazzi. Siamo tutti pronti a lamentarci: poi però quando serve una mano, c’è il fuggi fuggi”.

Lui non è fuggito: ha messo tutti di fronte alle conseguenze delle loro responsabilità.

Mo’ vo buco sto pallone.

GIUSEPPE SACCO

Giuseppe Sacco

Ci sono radici profonde ma dimenticate. Più scendono e meno vengono celebrate in superficie. Ignorando che se l’albero si tiene e resta dritto a sfidare il vento, i temporali, le tempeste è proprio grazie a quelle radici. Lo sa bene Giuseppe Sacco, sindaco di Roccasecca. Nei mesi scorsi ha lanciato la sfida all’Italia: ha iscritto il suo piccolo Comune alla gara per diventare Capitale Italiana della Cultura nel 2025. Ed ora ha aperto un altro capitolo: ricordando a Roccasecca la sua storia e le sue radici profonde. Nel fine settimana ospiterà l’XI Congresso tomista internazionale.

Cosa c’entra? Se il cristianesimo è cioè che è oggi, lo vediamo com’è, permea la modernità di questi tempi, lo si deve soprattutto a San Tommaso d’Aquino: domenicano, filosofo, padre del pensiero tomistico che è tra i pilastri della chiesa moderna. E Roccasecca è patria di San Tommaso insieme alla vicina Aquino, un tempo all’interno della stessa Contea ed oggi entità distinte che si contendono la memoria del santo.

Giuseppe Sacco è tipo concreto. Il suo primo mandato lo ha dedicato a sbarrare la strada all’ampliamento della discarica provinciale che sorge sul suo territorio. C’è riuscito. Ora s’è messo in testa di competere con Civita di Bagnoreggio per la Capitale della Cultura. E per ricordare a tutti le proprie radici, sabato ospiterà oltre 200 frati domenicani, impegnati a Roma per il Congresso internazionale sul pensiero di San Tommaso.

Vengono, rinnovando un appuntamento che c’è già stato nel 1925, nel 1961 e nel 1974. Li accompagna il presidente della Pontificia Università San Tommaso di Roma Serge Thomas Bonino per visitare i resti del castello e la chiesa sul monte Asprano. Quelle aree che spesso qualcuno si diverte a bruciare. Perché loro non hanno le radici della conoscenza.

Noi siamo la nostra storia.

FLOP

ROMANO LA RUSSA

Il funerale a braccio teso

Pure gli americani hanno detto con chiarezza che in Italia non c’è il pericolo di una deriva fascista. Le solite ‘fonti della Casa Bianca‘ sono in genere dichiarazioni non ufficiali ma sempre nel perimetro del pensiero del Presidente e mai pettegolezzi. Del resto Washington non ha preoccupazioni sul futuro politico italiano: se Roma scantonasse, ai trader a stelle e strisce basterebbe una mezza giornata di lavoro in Borsa per chiarire a chiunque le idee. Inoltre, Giorgia Meloni ha lavorato molto e bene per far capire che Fratelli d’Italia è un Partito di Destra, con idee di destra ben precise e salde. E non è un pensionato per nostalgici di orbace ed olio di ricino.

Proprio per questo è stata del tutto inutile e fuori luogo la sceneggiata del saluto a braccio teso fatti nelle ore scorse da Romano La Russa (fratello del più celebre Ignazio) assessore alla Sicurezza in Lombardia per Fratelli d’Italia. Lo ha fatto al funerale di uno storico esponente dell’estrema destra milanese ed ex membro del Fronte della Gioventù. Nel momento culminante, come tradizione fascista vuole, è stato teso il braccio ed al nome del camerata deceduto viene risposto tre volte “Presente!“.

Inutile perdere tempo. Le radici sono radici. E FdI non proviene né da Azione Cattolica né da Gioventù Socialista. Ma ciò che è da mettere bene in chiaro, prima del voto, è se sta prendendo in giro l’elettorato Giorgia Meloni o non ha capito la svolta Romano La Russa. Perché una cosa è la destra moderna (basta vedere in Europa quella che c’è e farsi un’idea se piace o meno) cosa ben diversa è la nostalgia di un regime che oltre la propaganda ed il suo mito ci ha lasciato macerie e disastri assoluti.

E se La Russa intendeva aiutare Giorgia Meloni a pochi giorni da voto, il risultato di quel braccio teso è stato ben altro.

Marcia indietro su Roma.

MATTEO SALVINI

Matteo Salvini

Cambiare faccia è un’arte. In Italia si sono cimentati i migliori scrittori, con volumi che fanno parte della storia della nostra letteratura. Alla già nutrita biblioteca andrà aggiunta da oggi la nuova opera di Matteo Salvini, riuscito a rinnegare se stesso con il più impensabile degli appelli al voto. È quello fatto alla comunità albanese.

Ha detto il leader della Lega “Chiedo agli albanesi in Italia di scegliere la Lega, di scegliere l’onestà, le regole, il lavoro“. Per gli increduli c’è la registrazione sull’emittente albanese Ora News. Il Salvini intervistato non è un omonimo ma lo stesso che prima definiva gli albanesi “trafficanti, contrabbandieri, criminali”.

I giornalisti, fuori dall’Italia sono meno soggiacenti ed hanno l’abitudine di fare domande. Così l’intervistratrice ne chiede conto al Capitano. Che risponde che il tempo ha aiutato a “capirci l’un l’altro“; che la maggior parte degli albanesi in Italia sono brave persone. E che “se c’è qualcuno che sbaglia, così come ci sono gli italiani che sbagliano, è giusto che venga punito“.

Il segnale è evidente: FdI sta succhiando fino all’ultimo voto leghista. E sotto una certa soglia la posizione del leader verrà messa in discussione. Per evitare il tracollo, Salvini è disposto a dire che gli albanesi sono belli, bravi e pure onesti lavoratori come i lumbard di Bergem.

Bergamo – Tirana solo andata