Top e Flop, i protagonisti del giorno: giovedì 27 gennaio 2022

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende in questo giovedì 27 gennaio 2022

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende in questo giovedì 27 gennaio 2022

TOP

SALVINI-BOSSI

Matteo salvini e Umberto Bossi. (Fotoi: Stefano Scarpiello / Imagoeconomica)

Il Capitano della Lega sta portando avanti tutte le trattative possibili, anche su più tavoli. Lo sta facendo per dimostrare che è il lui il regista del centrodestra. Alla fine della partita del Quirinale potrà legittimamente dire di aver partecipato da protagonista.

Non era semplice considerando che per settimane l’indicazione di Silvio Berlusconi ha bloccato il campo, specialmente quello del centrodestra. Le prossime saranno ore decisive. Salvini continuerà a parlare con Enrico Letta e Giuseppe Conte, con Matteo Renzi e con Giorgia Meloni ed Antonio Tajani. Nessuna ipotesi è esclusa.

Umberto Bossi, vecchio leader del Carroccio, ha detto ai cronisti che “Salvini sta imparando”, poi ha buttato lì una frase solo apparentemente banale: “Il nome di Draghi potrebbe tornare sul tavolo all’ultimo”. Forse per non essere bruciato. Fatto sta che Bossi e Salvini hanno mantenuto la Lega al centro del dibattito politico per diverse generazioni.

Da un Senatur all’altro.

GIULIANO AMATO

Giuliano Amato (Foto: Sergio Oliverio / Imagoeconomica)

Sabato sarà eletto presidente della Corte Costituzionale. A meno che non venga fuori una sorpresa e sia votato come presidente della Repubblica. Difficile immaginare un destino così per qualunque altro esponente di primo livello della politica italiana.

Giuliano Amato è sempre stato un fuoriclasse e ha ricoperto svariati ruoli a servizio della Repubblica Italiana. Compreso quello di premier con la missione di risanare i conti dello Stato. Ha firmato una delle leggi Finanziarie più dure della storia della Repubblica.

Politicamente è cresciuto nel Partito Socialista di Bettino Craxi e poi ha proseguito la sua parabola stando sì a sinistra ma facendosi apprezzare anche a destra. Sicuramente andare al Quirinale è il sogno di chiunque vuole fare attività politica ad un certo livello, ma la presidenza della Corte Costituzionale sul piano della preparazione giuridica e dell’autorevolezza non ha eguali.

Comunque vada sarà un trionfo.

FLOP

SILVIO BERLUSCONI

Silvio Berlusconi (Foto © Carlo Lannutti / Imagoeconomica)

Auguri al fondatore e leader di Forza Italia affinché si ristabilisca il prima possibile. Sul piano politico stavolta ha sbagliato tutta la strategia. Rimanere in campo per tutto quel tempo sapendo perfettamente che non c’erano i numeri per essere eletto Capo dello Stato ha finito con l’indebolire la possibilità di dare le carte e intestarsi l’operazione del Quirinale.

Quando ha annunciato il passo indietro era troppo tardi perché Matteo Salvini nel frattempo si era preparato per subentrare nel ruolo di regista del centrodestra.

Inoltre la logica del “dopo di me il diluvio” rischia di determinare una situazione nella quale Forza Italia non potrà intestarsi alcuna soluzione. Ma dovrà limitarsi a subirla. Per esempio Mario Draghi. Per esempio Pierferdinando Casini.

Strategia sbagliata.

GRILLO-CONTE

Enrico Mentana al telefono con Beppe Grillo

Beppe Grillo ha telefonato ad Enrico Mentana per smentire la presunta telefonata a Giuseppe Conte per votare Mario Draghi al Quirinale. Giuseppe Conte ha ripetuto almeno mille volte che il Movimento Cinque Stelle sostiene Draghi ma come presidente del consiglio. Entrambi si sono affrettati e prodigati per far passare il messaggio che i Cinque Stelle non voteranno mai per Draghi al Colle. Che bisogno c’era di dirlo quando lo sanno tutti?

In realtà la considerazione da fare è un’altra. Nei Cinque Stelle il ministro degli esteri Luigi Di Maio sta lavorando per provare a far eleggere Mario Draghi Capo dello Stato. Sapendo che in tanti non lo vogliono. Se dovesse riuscirci, però, dimostrerebbe che nel Movimento conta solo lui.

Quanto a Grillo e Conte rischiano il paradosso che il partito di maggioranza relativa resti fuori gioco dall’operazione politica più importante degli ultimi sette anni. E dei prossimi sette.

Senza visione.