Top e Flop, i protagonisti di giovedì 14 dicembre 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di giovedì 14 dicembre 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di giovedì 14 dicembre 2023.

TOP

PAOLA CONCIA

Paola Concia

Oggi ai giardini di Castel Sant’Angelo partirà la quattro giorni di Ateju e il plafond degli ospiti invitati alla kermesse giovanile di Fratelli d’Italia sarà ricco. Talmente ricco che, tra nomi altisonanti della politica nazionale e mondiale, poi del “tyconismo” spinto uno è passato quasi sottotono.

Eppure il nome di Paola Concia rappresenta molto di più di quel che Concia è, una “semplice” e determinata paladina del mondo LGBTQ+. Perché? Perché proprio la ex deputata dem è stata al centro di una vicenda che oggi serve a Giorgia Meloni per lanciare una serie di messaggi. Il primo è quello per cui comanda lei nel Partito, a dispetto dei “falchi” che da destra hanno bocciato la scelta di Giuseppe Valditara di volere Concia come garante dell’educazione alle relazioni. Quei falchi erano non solo leghisti, ma anche “fratelli”.

Il secondo è quello per cui una manifestazione identitaria come Atreju si fregia, sia pur in video collegamento, della presenza di una testimonial d’eccezione di un mondo che non è proprio in sintonia con la destradestra.

Ma quindi? Concia è stata e continua ad essere pedina di giochi politici, briscole di ecumenicità e di sicariato sottile tra alleati e forze intestine? Affatto, perché dietro il suo sì alla presenza in Atreju, confermato da Giovanni Donzelli, c’è anche una sua strategia. Ed un messaggio preciso ad Elly Schlein. I falchi che l’hanno cecchinata infatti non erano solo i “duri e puri” di destra che non volevano una come lei in casella pedagogica. No, c’erano stati, e numerosi, anche i rapaci di sinistra che a Concia non avevano perdonato di aver dato disponibilità ad una proposta targata “quelli là”.

E l’assenso di Concia ad intervenire nel “tempio” della gioventù pronipotina degli “immancabili destini” dà il senso della sua vendetta. Di quella e di un messaggio alla segretaria dem, che non abdica dal massimalismo ma che non lo sa “imporre” a casa sua come condotta generale.

Non al punto da impedire ai catto-riformisti di storcere il naso e completare con gioia la doppietta che l’ha silurata. E questa cosa Concia se l’è legata al dito, perché il Pd, almeno su certe cose, dovrebbe essere uno solo. Dovrebbe.

Come ti concia la Concia.

AMERICO MARINELLI

Americo Marinelli

Ogni professione ha il suo totem, il suo mostro sacro. Inarrivabile, irraggiungibile. Nel giornalismo, lo stile di Luigi Barzini Sr. è esemplare e nonostante scrivesse a fine Ottocento ancora oggi è di un’attualità assoluta. Esattamente come le note di stile che dettò ai suoi capiservizio quando fu direttore de Il Mattino: non sfigurerebbero nell’organizzazione di un quotidiano contemporaneo. Per non parlare dei Montanelli, dei Zucconi padre e figlio, degli Ansaldo.

Ricevere un premio a loro intitolato ha un valore doppio. Non sul piano economico né su quello del prestigio. Ma su quello del valore professionale. Perché significa essere nel solco di quella tradizione e di quel modello culturale. Come ha potuto sperimentare Americo Marinelli di Castrocielo.

Pianista, compositore, si è visto assegnare il premio “Stelvio Cipriani” intitolato all’autore di indimenticabili musiche da film e non solo. Sue sono le note immortali di Anonimo Veneziano o di C’Eravamo Tanto Amati. Capolavori. Cipriani ha lasciato fisicamente questo mondo nel 2018 e da due anni c’è un premio nel suo nome con il quale scoprire e valorizzare compositori di talento. Li seleziona e li valuta una giuria di esperti internazionali. Sono loro ad avere scelto Americo Marinelli per l’edizione 2023. Per il brano “Legge irregolare” inserito nel suo ultimo album “Immagini sospese“.

Quel premio ha un significato particolare anche per il territorio della provincia di Frosinone. Perché Americo Marinelli ha potuto sviluppare il suo talento anche grazie agli insegnamenti del Conservatorio di Musica “Licinio Refice” di Frosinone, dove ha studiato Pianoforte Classico. Una realtà che troppe volte viene sottovalutata perché collocata in Ciociaria e non per sua mancanza di valore. Americo Marinelli con questo premio ha ricordato a tutti che il talento non ha latitudine e che inseguire i propri sogni, credendoci fino in fondo, spesso porta ad afferrarli e salirci in groppa.

Che musica, Maestro!

FLOP

GIAN MARCO CHIOCCI

Gian Marco Chiocci (Foto: Paola Onofri © Imagoeconomica)

Della serie quando vuoi fare bella figura ma fai danno perché troppo zelante. Premessa doverosa: Gian Marco Chiocci è un giornalista di assoluto valore, lo ha dimostrato fin da giovane Praticante nella redazione di Latina de Il Tempo guidato a quell’epoca da Gaspare Barbiellini Amidei: i suoi racconti sugli ammazzamenti di camorra sono pezzi di letteratura. In breve tempo fu Gian Marco e non più solo il figlio di Francobaldo altro totem del quotidiano romano.

In più, quella di Chiocci è una responsabilità più gerarchico-concettuale che oggettiva, perché al “suo” Tg1 c’è chi fa i servizi ed ha facoltà di piazzarli in scaletta senza troppi “visti”. Insomma, lo scivolone c’è stato ma di rappresentanza. Quale? Quello con cui, durante un servizio molto mieloso sull’inizio di Atreju previsto per oggi, un fermo immagine ha “smascherato” la premier Giorgia Meloni.

Anche qui serve una premessa: sulle sue uscite anti euro prima che dall’euro-appeal fosse avviluppata, la Meloni non aveva bisogno di ulteriori smentite. Ci sono fior fior di filmati che la ritraggono osteggiare apertamente la moneta unica quando farlo faceva curriculum. Tuttavia, proprio perché presa in castagna una volta, magari la seconda poteva essere risparmiata. Dice sì, ma il Tg1 non c’entra perché ha fatto solo il suo dovere di cronaca. Eh no, perché i toni, la musica, il montaggio e il lessico di quel servizio su Atreju erano untuosamente evidenti.

Fin dalla cavalcata iniziale dell’altro Atreju, quello teen e wagneriano de La Storia Infinita, si è capito che era uno spottone, cioè una cosa da cui non dovevano colare sbavature. Ma il fermo immagine scelto parla chiaro: c’è un giovane militante che in una passata edizione espone un cartello inequivocabile di fianco ad una Meloni raggiante. Cartello con su scritto: “Qui l’euro non vale”. Bastava scegliere un’altra immagine e il “servizio” sarebbe stato perfetto.

La ciliegina sulla torta, torta social, ce l’ha messa un attento Riccardo Magi di +Europa. Con un tweet essenziale ma caustico. “E meno male che Giorgia Meloni non ricordava di aver mai detto di uscire dalla moneta unica! Per fortuna il servizio celebrativo del Tg1Rai andato in onda ieri sera svela questa ennesima bugia della nostra premier: chissà se quest’anno accetteranno pagamenti in euro!”.

Spot, ma goffo.

FABIO TAGLIAFERRI

Fabio Tagliaferri

Non è finita a tarallucci e vino. Ma a spaghetti e dolcetto finale. La sostanza politica dhella questione però non cambia. Il Commissario di Fratelli d’Italia a Cassino Fabio Tagliaferri ha riunito il Partito e tarato la bussola in vista dell’annuncio del candidato sindaco da contrapporre al Dem Enzo Salera. E fin qui, tutto in linea con la missione.

Il problema sta tra l’avvio della riunione e la spaghettata finale. Nel mezzo c’è stata la discussione, tutti i nomi dei candidati sindaco anticipati nei giorni scorsi hanno trovato ampia conferma. In ordine: Silvestro Golini Petrarcone, fratello del già due volte sindaco di centrosinistra Giuseppe; Giuseppe Di Mascio, una vita a destra, attuale e per anni presidente dell’Ordine Forense di Cassino; l’avvocato  Alberto Borrea già dirigente nazionale di An, la consigliera comunale Michelina Bevilacqua, l’ex portavoce del circolo locale Angela Abbatecola e l’esponente di Destra Nuova Fabio Marino. Ora si andrà alla scrematura politica. (Leggi qui: Ecco i nomi del centrodestra, ma volano stracci).

A quel tavolo però ci sono idealmente e fisicamente due sedie vuote. La prima è quella della Lega: vuole il nome del candidato sindaco prima di rimettersi al tavolo della discussione. L’ostilità è palpabile. (Leggi qui: In onda il grande gelo tra Ciacciarelli e Tagliaferri). La seconda sedia vuota è quella dei Civici di centrodestra vicini alla Lega: il candidato vogliono selezionarlo con le Primarie. Mentre FdI vuole una scelta politica che ricalchi lo schema vincente messo in campo alle Politiche di ottobre 2022 ed alle Regionali di febbraio 2023.

Sono quelle due sedie vuote a limitare il successo politico della missione condotta da Fabio Tagliaferri. Non per sua incapacità. Ma per palese assenza di volontà di tutti i protagonisti a giungere ad un’intesa. Perché alla Lega non conviene che FdI possa anche solo lontanamente acquisire l’egemonia politica nella seconda città della provincia di Frosinone.

Ma ciò non toglie, che alla fine, sul piano politico ci siano stati solo tarallucci e vino.

Unità cercasi.