Top e Flop, i protagonisti di martedì 3 ottobre 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di martedì 3 ottobre 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di martedì 3 ottobre 2023.

TOP

MASSIMO RUSPANDINI

Massimo Ruspandini

La sindrome dell’assedio fa parte del Dna di un Partito che circondato lo è sempre stato: poco conta se per sua scelta o per strategia degli avversari. Certo, per un periodo l’assedio è stata una volontà: ai tempi del Governo Draghi FdI è stata l’unica forza a volerne restare fuori. Per precisa strategia, che ha portato i suoi rigogliosi frutti nel momento in cui il Partito ha deciso di rompere l’accerchiamento e partire all’assalto degli assedianti. Vincendo.

L’onorevole Massimo Ruspandini milita in quella formazione quando subiva ben altri tipi di assedi, al limite di un ostracismo che solo con la svolta di Fiuggi ebbe fine grazie allo sdoganamento operato da Silvio Berlusconi che rese la destra italiana una forza di governo.

Da allora, per l’ex giovane attivista ceccanese consacrato a destra pur proveniente da una famiglia di sinistra è stato un crescendo: assessore provinciale, senatore, deputato, soprattutto leader riconosciuto di un Partito che in lui ha visto la capacità di interpretare la svolta di una destra di governo depurata delle nostalgie e dagli orpelli che ne avevano caratterizzato la precedente stagione. Massimo Ruspandini dieci anni fa s’è ritrovato alla guida di Fratelli d’Italia non perché l’abbia scalata ma perché la grande massa del popolo della destra ha riconosciuto in lui il leader che poteva portarla a meta: più degli Alessandro Foglietta, Antonio Salvati, Fabio De Angelis che all’epoca stavano o davanti o sul suo stesso piano.

Il tesseramento concluso nelle ore scorse conferma quel ruolo guida. Tanto che anche chi non la pensa esattamente come lui ha detto che doveva essere lui il punto di sintesi alla guida del Partito. Un tesseramento che Ruspandini ha vissuto con la sindrome dell’assedio: un po’ per Dna ed un po’ perché era vero, perché c’è chi ha provato a mettere in discussione quel ruolo, puntando sulla sua scarsa propensione ad accomodarsi nei salotti essendo più uomo da artiglieria che da argenteria, più da anfibi che da mocassini. (Leggi qui: Tanti Fratelli in Ciociaria: com’è andato il tesseramento FdI).

I numeri del tesseramento restituiscono l’immagine della situazione reale: nessuna dicotomia, nessuna contrapposizione; se si tiene conto dei fedelissimi che non lo tradirebbero mai il risultato del tesseramento è stabilmente sopra l’80%. Il che ora gli consentirà di vivere senza la sindrome dell’assedio. E continuare a fare politica. Realizzando operazioni come quella che ha portato Fabio De Angelis al timone della Saf principale società pubblica sul territorio. E dando peso certificato alle parole che porta a Roma quando è costretto ad entrare in salotto.

La vittoria dell’allergico ai salotti.

IGOR IEZZI

Igor Iezzi (Foto: Sergio Oliverio © Imagoeconomica)

Ci sono cose che per essere considerate nella giusta luce hanno bisogno di una crasi. Quella tra l’iperbole del messaggio politico ed il buon senso di ciò che a quell’iperbole comunque sopravvive. E per fare una cosa del genere serve comunque spogliarsi dai preconcetti. Come quelli ad esempio per cui ogni volta che la Lega affronta il tema Islam nelle sue iniziative o esternazioni ci debbano essere solo cosa da cassare.

Igor Iezzi è un parlamentare del Carroccio che ha presentato una proposta di legge. Ecco, quella è esattamente l’esempio di una cosa da considerare anche a fare la tara al tono “trucido” che potrebbe ispirarla. Essa è comporta da un testo articolato in 14 punti, ma è il primo articolo che spiega un po’ tutto. Lo scopo è istituire “l’Albo Nazionale dei Ministri di culto, dei formatori spirituali e delle guide di culto appartenenti alle confessioni religiose che non hanno stipulato intese con lo Stato.

E lo scopo? E’ quello di controllare gli imam prevedendo un apposito Albo presso il Viminale. Il tutto per “vincolare la possibilità di predicazione islamica all’uso della lingua italiana. E ancora, controllare i finanziamenti che arrivano dall’estero e i luoghi e le iniziative di una comunità religiosa”. Comunità che “è in costante crescita, e nel 2030 in Italia avrà raggiunto la cifra di tre milioni di residenti, pari ad oltre il 5% della popolazione complessiva”. Ultimamente le dichiarazioni degli Imam “sciolti” in ordine a posizione femminile e violenza non sono andate certo nella direazione della tolleranza.

E la richiesta di un Pm di prosciogliere un picchiatore per motivi di credo aveva decisamente turbato ancor di più il clima. Iezzi chiede l’esame di una Pdl su ‘Disposizioni in materia di esercizio delle confessioni religiose prive di intese con lo Stato italiano. In essa si fa divieto ai predicatori dell’Islam di “ogni pratica e attività collegata o collegabile alla dottrina dell’occultismo”.

Poi di far proprio “l’esplicito riconoscimento della parità tra uomo e donna”. E in particolare su quest’ultimo punto la proposta è di assoluto buon senso.

Sura civica.

FLOP

CARLO CALENDA

Carlo Calenda (Foto: Livio Anticoli / Imagoeconomica)

In pochi giorni si è fatto snobbare pubblicamente dai lavoratori della Magneti-Marelli impegnati a lottare per non perdere il posto e si è scontrato con il mondo intero. Premessa: molte delle cose che dice Carlo Calenda hanno un fondamento certissimo, o quanto meno sono in possesso di una base su cui ragionare.

Quello che però a Calenda sembra mancare è il senso della misura, il “dosaggio” delle sue incursioni. Il leader di Azione ha incasellato una serie di “blitz” cognitivi da paura. Attaccando John Elkann perché non ha saputo gestire l’eredità dell’automotive di Sergio Marchionne. Poi se l’è presa con Repubblica, che sarebbe tanto house organ della sinistra orba da non aver dato organicità alla linea di informazione su quel trapasso.

E ancora. Se l’è presa con Maurizio Landini che dovendo approfittare dei “servigi” di Repubblica per sue non ben definite mire come sindacalista non fa nulla. Per Calenda tutto è un disegno e chi non lo vede o è cieco o è complice. In una certa misura percettiva ci sta, ma anche un economista di primo pelo potrebbe spiegare che dietro certe crisi c’è altro.

Ad ogni modo Calenda è tornato ad attaccare Landini che proprio su Repubblica aveva parlato dell’automotive all’indomani dei suoi tweet al vetriolo. E poi si è fermato? No, ha morso il polpaccio del “solito” Matteo Salvini che si è fatto fotografare alla Esselunga intento a fare una spesa “non di pesche”. “Vai a lavorare”, gli ha scritto.

L’impressione è che Calenda abbia (quasi) sempre ragione ma che usi la ragione per fare incursioni nella Santa Barbara con una torcia invece che ascese in plancia di comando per aiutare quartiermastro e timoniere.

Isterico.

SANDRO VINCI

Sandro Vinci

Sul piano della forma e su quello dei regolamenti, la sua scelta è stata ineccepibile. Le norme sono norme. Ed il presidente d’Aula Sandro Vinci le ha applicate durante il recente Consiglio comunale di Alatri. Dicendo no alle opposizioni di centrosinistra che chiedevano di discutere due loro interrogazioni, tra cui una che punta il dito sulla gestione degli incarichi legali e delle consulenze affidate dal Comune a professionisti esterni.

Scansando le foglie di fico: nel mirino c’è la giunta ed in particolare l’assessore Kristalia Papaevangeliu sospettata di avere fatto ricorso ad una procedura non conforme. Che in qualche modo avrebbe saltato la fila prescritta dalle norme per evitare che gli incarichi esteri vadano sempre agli stessi. Lei ha sempre negato e, carte alla mano, sostenuto che la norma sia stata rispettata. Ma l’opposizione vuole il dibattito in Aula.

Sandro Vinci ha applicato le norme del regolamento per cui queste interrogazioni non potevano essere discusse in quella seduta. In questo modo ha prestato il fianco al Pd, secondo il quale «ha forzato il regolamento comunale prestandosi al volere della maggioranza di scappare di fronte alle proprie gravi responsabilità».

Se in punta di norma non fa una piega, in punta di opportunità è meglio per l’amministrazione Cianfrocca mettere mano al più presto a quelle interrogazioni. Perché rischiano di logorare la credibilità della maggioranza di centrodestra. Più ancora di quanto lo abbia fatto da sola con sette mesi di crisi interna che – parole dell’ex assessore Santoro  “ha solo fatto perdere tempo ed energie all’azione amministrativa e a questa maggioranza”.