Top e Flop, i protagonisti di sabato 13 maggio 2023

Top & Flop. I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 13 maggio 2023

TOP

ANDREA CASTELLANO

Andrea Castellano

Da un po’ di anni e con il triste incentivo della guerra della Russia all’Ucraina il tema della cybersecurity è diventato quanto mai centrale. E si tratta di un tema che per la prima volta in decenni è uscito dagli ambiti specialistici di settore ed è diventato imprescindibile branca di ogni attvità umana.

Questo perché se prima il web era molto diffuso ed importante per la vita oggi il web “è” la vita. E con prima c’è la stessa differenza fra l’aria buona di montagna che fa bene e l’aria in quanto tale che se non la respiri muori. Il Cisco Cybersecurity Readiness Index ha lavorato su una indagine che copre 27 Paesi nel mondo e che ha interpellato oltre 6 mila professionisti.

E nella sede di Milano, presso il Cybersecurity Co-Innovation Center al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci, Cisco ha affrontato il tema. Lo ha fatto in presenza di mastini come il nuovo Country Leader Security per l’Italia Andrea Castellano. Ecco, e cosa ne è venuto fuori? La chiave di lettura temporale era quella del post Covid e della pandemia come spunto per una ulteriore accelerazione digitale che “ha spinto anche le organizzazioni più restie ad abbracciare un modello operativo ibrido, non più statico, con molti più device, reti e location in gioco”.

Si lavora su perimetri ampi insomma, anche perché sono stati 2.489 gli incidenti gravi a livello globale nel 2022, 440 in più rispetto al 2021. In gioco ci sono cose serissime e di peso economico come difesa di asset e brand reputation. E in Italia? Il 75% degli intervistati prevede che la sua attività possa essere “interrotta da un attacco informatico nei prossimi ventiquattro mesi”.

E cosa ha proposto Castellano? Un “approccio proattivo alla prevenzione, e quindi non solo reattivo”, che passi però per “investimenti più decisi, con un aumento del budget previsto di almeno il 10% nei prossimi 12 mesi (per l’87% dei rispondenti a livello nazionale, in linea con il dato global)”. E in un mondo che ormai è sotto attacco e nel quale le agenzie di cybersecurity sono canonizzate a livello governativo che ci sia chi sa come combattere è decisamente confortante. Confortante per tutti.

Guardiano della galassia.

BEPPE SALA

Beppe Sala

I meriti di chi amministra la cosa pubblica a livello locale sono molto più fulgidi e nettamente attribuibili di chi fa la stessa cosa a livello territorialmente più ampio. La croce e la delizia dei sindaci è sempre stata questa: che qualsiasi cosa avvenga nelle città di cui sono alla guida si sa chi fucilare o imbrodare.

A volte non è del tutto vero ed il meccanismo è molto più complesso, ma nella più parte dei casi è oro colato. Beppe Sala ad esempio a Milano ci ha messo molto del suo nel sostenere una iniziativa di quelle destinate a fare scuola come i carri Studebaker dei pionieri Usa. Di cosa parliamo?

Degli oltre 30 eventi dedicati alla politica del cibo, di cui il Comune di Milano, dopo Expo, è apripista a livello internazionale. Lo scopo era ed è, fino al 13 maggio, coinvolgere i partner cittadini e dar voce ai giovani attraverso arte e creatività. Si ma in nome di cosa? Di un sistema alimentare sano e sostenibile. Ed anche mettendo la spunta in agenda ad eventi come la Giustizia sociale, l’inclusione e la sostenibilità ambientale, tutte cose che passano anche attraverso il cibo.

Il Comune di Milano è fattualmente, come dice Feltri, uno degli spot amministrativi più impegnati nella politica alimentare fino a diventare un modello su scala internazionale. Ha tenuto fede a questa “nomea giustificata” lanciando il Forum del Cibo. Prima nel suo genere, l’iniziativa verte su una settimana aperta alla comunità, “con oltre 30 momenti di confronto, che punta a superare i confini locali e guarda al futuro della città e dei suoi abitanti con eventi, incontri, aperture degli hub di quartiere, street actions, attività didattiche e nelle mense scolastiche, organizzata dall’Area Food Policy del Comune di Milano”.

E Beppe Sala che in questa iniziativa ci ha creduto si gode la “sazietà dei giusti”.

Poco sale, tanto Sala.

FLOP

MATTEO SALVINI

Matteo Salvini all’Ergife

Non è sempre stato così, ma tendenzialmente Matteo Salvini come titolare delle Infrastrutture pare meno letale che come capoccia del Viminale. Immerso nella broda operativa di un dicastero in cui il Pnrr è bascula assoluta, il leader leghista pare aver smussato molte delle sue ruvidezze, dialettiche e soprattutto social. Non che il Salvini “twittatore” e manicheo sia scomparso eh? Solo che adesso ci sono troppe cose da fare per potersi concentrare ad ogni fiata su un tema mainstream o su una frase “clickbait”.

Il guaio però è che alla fine Salvini è Salvini e non ne esiste uno per ogni stagione di approccio all’esercizio della cosa pubblica. Al di là della plasticità clamorosa e quasi carnevalesca del nostro nell’indossare una “divisa” per ogni bisogna la sua indole è rimasta quella di uno che a tutti i costi vuole far sapere che si sta occupando di cose. Di solito Salvini gioca d’anticipo e si va a prendere temi molto attuali, ma con lui l’impressione che dall’enunciazione non si passi mai alla fattualità resta forte. Un esempio? Sulla crisi idrica il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti ha fatto una cosa lodevole.

Cosa? Ha scritto personalmente ai governatori di Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Lazio per confermare l’impegno del Mit. Insomma, il ministero vuole affrontare la crisi idcrica assieme a chi la sta vivendo già da oggi e la vivrà in maniera drammatica fra meno di un mese e mezzo. Il dicastero, guidato da Salvini, ha infatti messo sul piatto più di 100 milioni per interventi urgenti, che sono stati segnalati dai governatori.

E allora dove sta il “brutto”? Ecco, esattamente nel fatto che Salvini ha fatto molto più per farlo sapere che per farlo succedere, almeno finora. Tutto questo mentre la Cabina di regia per la crisi idrica “ha avviato una ricognizione nei ministeri interessati delle risorse disponibili destinate, a legislazione vigente, a interventi nel settore idrico al fine di programmare ulteriori interventi nel breve periodo“.

Da Palazzo Chigi lo fanno sapere ma dal ministero per ora confermano solo che ci sono fondi Mit e non Pnrr. La confusione regna sovrana e qualche governatore sta già storcendo il naso sui criteri di fruibilità del fondi. Bastava solo che Salvini aspettasse un report del commissario straordinario Nicola Dell’Acqua e tutto sarebbe filato più liscio.

Acqua gasata.

MATTEO PIANTEDOSI

Matteo Piantedosi, prefetto di Roma (Foto Alessia Mastropietro © Imagoeconomica)

La sua verve “mastina” sta a metà esatta fra buona fede e tigna di parte. E che non fosse un bene lo si era capito fin dai tempi delle “sterzate” normative. Quelle sul tema migranti e della lotta contro le Ong di salvataggio. Matteo Piantedosi da un po’ di giorni e dopo la visita a Milano per fare il punto sulla terribile situazione della città in ordine agli stupri aveva lanciato un nuovo “must”.

Era ed è quello del riconoscimento facciale per aiutare gli inquirenti nelle indagini contro i violentatori. Attenzione e capiamoci: in linea di principio e soprattutto di intenzioni non c’è nulla di deprecabile in quello che Piantedosi vuole attuare.

Come in tutte le cose a trazione “piantedosiana” però quello che proprio non va è il metodo proposto per affrontare il problema unito ad una certa pervicacia nel dire che se quel metodo è stato individuato alla fine a quel metodo si arriverà. Insomma, Matteo Piantedosi è uno che “tira dritto”. E la cosa più grave è che quando lo fa molte persona scambiano questa ostinazione per efficacia e spirito di servizio con certissimi effetti positivi.

E’ un principio antico per il quale l’erosione graduale di libertà e garanzie tende ad apparire come un giusto pedaggio per rimettere a posto le cose che prima non andavano affatto bene. Nel caso del riconoscimento facciale a mezzo telecamera ad esempio ci sono remore, protocolli di utilizzo e criteri che vanno studiati per bene.

Ma lui no, Piantedosi non ha presi minimamente in considerazione la possibilità che in Italia esista un normato sul tema. E che forse quel normato abbia una sua ragion d’essere giuridica ed una opportunità pratica. Lui scavalca ogni legge che non sia la legge di cui è maieuticamente padre e lima poco gli angoli.

Alcuni lo chiamano decisionismo e lo fanno con i toni compiaciuti di chi ha trovato un campione. Altri la chiamano avventatezza e lo dicono con i toni allarmati di chi sta trovando un problema al Viminale. Probabilmente la verità sta in mezzo ma Piantedosi non ha fatto ancora nulla per spiegare che è così: che non ha sempre ragione.

Ringhia troppo.