Top e Flop, i protagonisti di sabato 19 agosto 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 19 agosto 2023

Top & Flop. I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 19 agosto 2023.

TOP

ANTONIO TAJANI

Antonio Tajani (Foto: Carlo Lannutti © Imagoeconomica)

Da “comprabile” a compratore. Antonio Tajani ad inizio estate era “solo” quello che doveva raccogliere l’eredità di Silvio Berlusconi cimentandosi con una grandeur non sua. E che avrebbe dovuto assistere all’emorragia forzista a favore del Terzo Polo. Ecco, a fine estate sta succedendo il contrario e Tajani si bea del ruolo di vampiro.

”Rosato con noi? E’ una persona che stimo ma non abbiamo mai annunciato il suo nome, non c’è nessuna trattativa in corso. Poi, se ci sono altre persone del suo Partito che vogliono aderire, ne parliamo. Si condivide un progetto, questo è quello che ci interessa…”. Tajani ha in serbo grandi cose per la festa nazionale dei giovani azzurri a Gaeta, ‘Azzurra Libertà, Ritorno ad Everest’.

Si tratta di una ‘tre giorni’ dall’8 al 10 settembre. E il segretario reggente azzurro ha detto: “Noi siamo il centro del centrodestra, alternativi alla sinistra, chiamiamo a raccolta tutti coloro che vogliono costruire la dimora del centro, che non è solo un centro politico ma l’architrave, la pietra angolare della politica italiana”. Insomma, Tajani fa scouting sul pascolo di ”un grande spazio politico”. Poi dalla Versiliana torna ad “annunciare” nuove adesioni al Partito, anche “di big ma senza fare nomi per non bruciarli”, come aveva spiegato a suo tempo alle agenzie.

Tajani ha tenuto vivo il target dell’uomo al comando che sa benissimo cosa sta comandando. E non quello del traghettatore che sa bene che il guado finirà. Insomma, da colonizzato a colonizzatore è stato un attimo. Attimo che può fare la differenza alle Europee 2024.

Campagna acquisti.

LUCA ZAIA

Luca Zaia (Foto: Sergio Oliverio © Imagoeconomica)

Continua a stupire, ma solo quelli che ancora non hanno capito di che pasta sia fatto. E che quella pasta è la polpa del punto di incontro tra essere della Lega ed essere progressisti. Nessuno aveva mai pensato seriamente a quel punto di intersezione pur oggettivo, non prima che Luca Zaia iniziasse a far vedere come la pensa. E di cosa è capace quando si tratta di grandi questioni etiche.

Di cosa è capace Zaia? Di mandare a carte quarantotto ogni sbandierata premiership del centro sinistra in ordine alle questioni di politica morale in purezza.

E di stare avanti, molto avanti rispetto la Lega come è in parte e come la si pensa a mo’ di stereotipo. Ad essa ed a molti partiti che sembrano “avercela solo loro”, la verve dei grandi riformatori di sistema. Ecco gli esempi delle ultime ore lanciati dal governatore del Veneto. “Viene detto impropriamente ‘suicidio assistito’ io parlerei piuttosto di riconoscimento del percorso di fine vita, che forse è anche più rispettoso”.

“Io non sono qui a promuovere il fine vita, ma un fatto di civiltà: un diritto che deve essere garantito ai cittadini. Se succedesse a me vorrei poter decidere. Zaia lo ha detto sul canale Twitch di Ivan Grieco. “Spesso i tribunali hanno preceduto il legislatore per quanto riguarda temi come il fine vita. Il padre di Eluana Englaro, ad esempio, ha ottenuto l’autorizzazione a sospendere l’alimentazione non dal Parlamento, riunito a discutere senza concludere nulla. Tuttavia tramite la sentenza di un tribunale.

E ancora: “Non stiamo parlando di casi in cui si ricorrerebbe al fine vita se, per esempio, si venisse lasciati dalla fidanzata. Parliamo di una cosa seria, di casi di malati terminali. La signora Gloria, nome di fantasia, ha avuto accesso a questo percorso appellandosi alla sentenza della Corte Costituzionale.

La chiosa è da statista in purezza: “Ma un Paese civile deve dotarsi di una legge, è impensabile gestire questa questione tramite una sentenza. Finirà che, se questa legge non la facciamo per scelta, la faremo per necessità perché ormai ci sono sempre più casi di questo genere”.

La fine del buio sul fine vita.

FLOP

MARINA CALDERONE

Marina Elvira Calderone (Foto: Andrea Panegrossi © Imagoeconomica)

Agosto è stato il mese con cui ha esordito una “mannaia annunciata”. Comunque la si pensi sul Reddito di Cittadinanza il dato della sua traumatica eliminazione resta tutto. Resta perché finanche i più acerrimi nemici della misura sanno benissimo che non sarà possibile trovare la soluzione alternativa giusta. Perché devi prima formare e creare i presupposti del lavoro e poi eliminare ciò che dal lavoro tiene lontani.

Se inverti i termini mandi a cortocircuito tutti: furbi, bisognosi e stabilità sociale del Paese. Il governo ha scaricato tutto addosso ai Servizi Sociali dei Comuni, i sindaci ringraziano e la ministra Marina Calderone mette pezze di forma che francamente poteva risparmiarsi. “Il Reddito di cittadinanza finisce ma dal 1° settembre partono altre misure per il supporto alla formazione e al lavoro. Io non ho segnalazioni di una bomba sociale, né dal mio ministero né dagli Interni o dai Prefetti”.

E ancora, in loop quasi narcotico e dopo le “spiegazioni” sul no al salario minimo: “I numeri sono assolutamente gestibili. Bisogna procedere una volta per tutte con un vero incrocio tra domanda e offerta di lavoro, che finora non ha funzionato. La ministra del Lavoro e delle politiche sociali non vede guai insomma ed a quelli si aggrappa per dire che tutto è stato fatto bene, il che è già di per sé visione molto limitata.

“Prima di tutto facciamo chiarezza: i percettori del reddito, considerati occupabili, hanno ricevuto un sms dall’Inps che dava indicazione della fine del percorso, che arriva dalla Manovra 2023. Poi: “Contrariamente a quello scritto nell’sms, non è necessario andare ai servizi sociali per i fragili che continueranno a percepirlo fino a dicembre 2023”.

“Probabilmente l’sms era scritto in un modo che non ha dato rassicurazione e ha creato tensioni, amplificate visto che a Napoli c’erano 30 persone davanti all’Inps”. Insomma, tutta colpa della forma di un sms, non della sostanza di chi lo ha innescato.

Marina la scuola dell’evidenza.

CHIETINI E CASINELLI

Niccolò Casinelli

Va bene che il personaggio è divisivo e va preso a piccole dosi. Che ha un ego ingombrante e soprattutto un modus non proprio sintonizzato sui tempi e le abitudini locali. Ma attaccare il sindaco di Arpino Vittorio Sgarbi per avere chiamato ‘capre‘ i bambini durante l’inaugurazione dell’area giochi sotto al Belvedere significa non avere capito. Non avere capito i meccanismi base della comunicazione e nemmeno quelli della politica.

Prima che un sindaco e prima ancora che un sottosegretario, Vittorio Sgarbi è uno straordinario comunicatore. Che attraverso la sua capacità di plasmare il messaggio, veicolarlo, suscitare le reazioni negli avversari, è diventato un’icona. Prima televisiva e poi politica. Il suo intercalare ‘capre‘ è diventato un neologismo: gli ha aggiunto un significato, facendo una cosa che capita solo ai grandi comunicatori.

Andrea Chietini

Perché è grazie a Vittorio Sgarbi che oggi l’invocazione della Capra aegagrus hircus discendente dell’Egagro dell’Asia Minore non è solo un insulto con il quale indicare la scarsa preparazione dell’interlocutore. Ma è anche, come nel caso dell’utilizzo fatto con i bambini, un invito allo studio fatto da un personaggio che sulla Cultura ha costruito la propria auto affermazione. Un’esortazione a seguire la via della conoscenza per non diventare capre. (Che tra l’altro sono molto intelligenti, la nomea deriva dal fatto che si arrampicassero in posizioni impossibili: ma solo dopo si scoprì che lo facevano per non essere raggiunte dai predatori)

Attaccarlo su quello che è diventato il suo totem, il suo emblema comunicativo, significa esaltarlo ancora di più. E non si ottiene altro risultato che eccitarlo ulteriormente: come hanno imparato a loro spese i personaggi che in altre epoche ci hanno provato, dal palco del Maurizio Costanzo Show o in altre ribalte quale quella che lo contrappose a Roberto D’Agostino, altro guru della comunicazione. È sull’azione amministrativa che Vittorio Sgarbi può essere attaccato, perché non è il suo campo. Quello scelto dai consiglieri di opposizione Niccolò Casinelli ed Andrea Chietini porta a nulla. Anzi, alla sua esaltazione.

Capre, capre, capre.