Top e Flop, i protagonisti di venerdì 29 marzo 2024

Top & Flop. I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di venerdì 29 marzo 2024.

Top & Flop. I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di venerdì 29 marzo 2024.

TOP

MARIO OLIVEIRO

Mario Oliverio (Foto: Paolo Lodebole © Imagoeconomica)

Come ex presidente della Regione Calabria e collaudatissimo navigatore dei procellosi mari politici del Pd lui ha titolo per parlare. Quello e tutte le skill del mondo per essere preso in considerazione quando disegna uno scenario. Ed anche se fosse uno scenario urticante e divisivo come quello del fascicolo sul dossieraggio è bene anche Mario Oliveiro vanga ascoltato.

Specie se le sue parole mettono a fuoco una situazione su cui non molti hanno riflettuto. “La legge che disciplina lo scioglimento dei Comuni è una legge liberticida. Ma soprattutto è una specie di clava che viene usata politicamente per colpire gli avversari”. Fin quei nulla di strano a ben vedere: il caso ha polarizzato gli schieramenti e i destracentro si è scoperto tartufatore di sconci associativi anche in presenza di situazioni meritevoli di altre attenzioni.

Oltre lo stato dell’arte

Antonio Decaro (Foto: Saverio De Giglio © Imagoeconomica)

Ma Oliveiro è andato oltre e lo ha fatto come solo gli spiriti franchi e non partigiani sanno fare. Per lui la cosa vale “tanto a destra quanto a sinistra. Abbiamo tutti delle responsabilità trasversali”. Per il politico di lungo corso insomma esisterebbe una “consuetudine molto diffusa, soprattutto in regioni come la sua. Ma non solo”.

Ed ha spiegato perciò senza peli sulla lingua: “Quella di Decaro è una vicenda paradossale. Non solo non è oggetto di procedimenti giudiziari, ma addirittura vive sotto scorta per il suo impegno contro la criminalità organizzata”. Perciò “il problema è che ci sono tantissimi Comuni in cui, attraverso l’attivismo di prefetti e magistrati, si è arrivati a uno scioglimento senza vere fondamenta”. Poi la mannaia calata nel mezzo di una cosa sacrale e delicata come il tema delle ipotetiche infiltrazioni: “E questo ha prodotto dei danni permanenti sui territori”.

Non è stato tanto il tono, quanto il merito di ciò che Oliveiro ha detto, a far riflettere. E riflettere è sempre un bene, specie su argomenti incasellabili subito da un punto di vista etico-giudiziario.

Apertamente scomodo.

GUIDO D’AMICO

Giovanni Acampora e Guido D’Amico

La concretezza sta nella capacità di individuare le cose pratiche che occorrono. Sta lì l’efficacia di un ente: nella concretezza delle sue risposte. In questi anni la Camera di Commercio ha cambiato la sua mission e da tenutaria dell’elenco con chi svolge un’attività è diventata motore dello sviluppo, stimolo per la crescita, fornace per risposte concrete alle necessità degli iscritti.

Le evidenze dicono che nel territorio della provincia di Frosinone c‘è un’evidente difficoltà nell’ottenere le autorizzazioni ambientali per chi svolge un’attività. Perché la normativa è complessa, articolata, soggetta ad interpretazioni. Nei giorni scorsi l’ente camerale ha formato 26 nuovi esperti ambientali qualificati e pronti per le esigenze del mondo delle imprese. Hanno affrontato un percorso formativo altamente innovativo, concentrato sulla “Circular economy management, sustainability and environmental law“.

Una necessità individuata dal consigliere camerale Guido D’Amico, presidente nazionale di Confimprese Italia e subito condivisa dal presidente della Camera di Commercio Giovanni Acampora. Il corso è andato a rispondere ad un’esiegnza reale del territorio: al punto che nel giorno della consegna dei diplomi è stata annunciata la partenza della seconda edizione, aperta questa volta al doppio degli iscritti.

Si chiama concretezza.

FLOP

DELL’ORCO / CRUCIANI

Giuseppe Cruciani (Foto: Sergio Oliverio © Imagoeconomica)

C’è una narrazione dei fatti e poi c’è una narrazione dei desiderata. E il distinguo netto tra le due è esattamente il distinguo tra fare informazione e fare sparring ad una linea politica. Da questo punto di vista ed in tema di polemica sulla fuffa, che in Italia è mediamente sovrana, Daniele dell’Orco e Giuseppe Cruciani hanno scelto. Ed almeno sulla circostanza di specie hanno deciso di imbastire l’ennesima crociata sul nulla. Con un “Santo Sepolcro” da liberare ma senza un Feroce Saladino da fronteggiare. Perciò è convenuto farne un fantoccio eguale e procedere spediti come bulldozzer.

Su cosa? Sulle nuove magliette della Nazionale italiana di calcio. Spieghiamola meglio: la maglietta adesso portano la dicitura “l’Italia chiamò” che non ha dato fastidio praticamente a nessuno. Però conveniva cavalcare la polemica mettendo in piedi un’antitesi pezzotta e si è proceduto.

La polemica che non esiste
La nuova maglietta della Nazionale

Leggiamo: “In un periodo di massima polarizzazione generale, in cui ci si divide in fazioni commentando praticamente di ogni cosa, non poteva passare inosservata la nuova maglia della Nazionale italiana di calcio”. Poi il capolavoro: “A far discutere il web, il colletto della t-shirt disegnata per gli azzurri in vista dell’Europeo dell’estate prossima. In particolare, la frase “l’Italia chiamò” ricamata, estratto e omaggio all’inno di Mameli”.

Capito il senso? Si fa polemica su una non ben precisata “discussione sul web”, creando quindi una fazione avversa e bruttacciona. E scremandola magari da qualche decina post polarizzati di perfetti sconosciuti. “Nel comunicato di presentazione si legge che l’intenzione degli ideatori è di esaltare ‘in chiave sportiva il senso identitario’”.

Filippiche ed iperboli
Daniele Dell’Orco

Qui parte la filippica non richiesta. “Ma il solo richiamo all’inno nazionale ha fatto sobbalzare i progressisti nostrani, da sempre allergici a qualsiasi declinazione del termine ‘identità’. E per di più da un anno e mezzo governati da un premier che guida un Partito chiamato come l’attacco dell’inno di Mameli: Fratelli d’Italia”. Altro capolavoro: “Qualche maligno è arrivato persino a complottare che la scelta non sia stata casuale né slegata dalla volontà “totalizzante” del governo”.

Ma si può fare un articolo giornalistico indicando come attore “qualche maligno”? Si può imbastire una contro polemica su una “polemica” che non ha sponde di rappresentanza per divenire tale e quindi innescare il (già di per sé cretino) dibattito? L’impressione è che la distinzione a proposito dei giornalisti tra cani da guardia e cani da riporto del Potere non sia mai stata fatta.

E che esista una zona grigia e legittima ma miserella assai. Dove non avendo un beneamato da scrivere di dà la patente di argomenti a cose che non hanno nemmeno il foglio rosa.

Era meglio un 216 x 3.

PIERGIANNI FIORLETTA

Piergianni Fiorletta

In molti casi il silenzio è la scelta migliore. Perché non alimenta il fuoco delle polemiche, stempera le tensioni, lascia decantare. Ma non sempre è la scelta migliore. Ci sono casi nei quali l’assenza di una voce autorevole lascia spazio ai veleni ed al malcontento. Come sta avvenendo a Ferentino. Nel mirino ci sono i vigili urbani per il rigore con cui svolgono il loro lavoro in una città dove notoriamente parcheggiare non è proprio una cosa facile. Ed il silenzio del sindaco Piergianni Fiorletta sta lasciando che la polemica divampi senza senso.

Il silenzio è sbagliato perché se sta con i vigili allora far sentire la propria voce significherebbe alzare una barriera politica a loro difesa; se non condivide ciò che stanno facendo, far sentire la propria voce potrebbe essere uno stimolo autorevole a rivedere scelte e strategie operative. L’assenza di una voce è tale che il Segretario generale della Cgil Funzione Pubblica ha inviato una lettera al Prefetto chiedendogli un intervento.

«Gli attacchi vengono nuovamente alimentati scatenando un odio che rischia di degenerare. Gli esponenti politici non possono tirare per la giacchetta il corpo di polizia Locale, costituiscono una inammissibile invasione di campo rispetto alla quale il nostro sindacato reagirà in ogni sede. Convocheremo presto l’assemblea generale della Polizia Locale di Ferentino per concordare le azioni di mobilitazione necessarie».

Tutto era iniziato qualche mese fa con le proteste dei commercianti di Ferentino che lamentavano la scarsa tolleranza dei vigili urbani in particolare per la sosta a ridosso degli esercizi commerciali; il Comune aveva rimediato introducendo i primi quindici minuti di sosta gratuita. Ma il problema non è la scarsa educazione degli automobilisti è che i parcheggi non ci sono.

Ed in una situazione del genere, una voce può essere utile a stemperare la tensione.

Il silenzio non paga.