Tra Conte e Grillo gode il “doroteo” Di Maio

Il ministro degli esteri blinda il Governo, vede Mario Draghi nel ruolo di Angela Merkel e tiene aperto uno spazio di mediazione nei Cinque Stelle. Ma alle sue condizioni, quelle del capo politico che è stato e che… verrà.

Luigi Di Maio, ministro degli Esteri e tra i leader più importanti e influenti del Movimento Cinque Stelle, ha lanciato tre messaggi fortissimi. Il primo all’interno dei pentastellati, dicendo che gli spazi per una mediazione tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo sono strettissimi ma ancora ci sono. E per provare a risolvere la situazione c’è una sola cosa da fare: stare zitti e provare ad imbastire la tela della mediazione.

Il secondo è rivolto al Governo ma anche all’Europa. Per Luigi Di Maio Mario Draghi può colmare il vuoto lasciato da Angela Merkel. Non c’è bisogno di interpretazioni. Il terzo è all’intero Parlamento, visto che il ministro degli Esteri si è augurato che la legislatura arrivi al termine, altrimenti l’Italia non sarebbe credibile. Vuol dire pieno sostegno al Governo e anche al premier, per provare a sganciarlo dall’orbita del centrodestra dove Matteo Salvini vorrebbe portarlo.

Di Maio al centro

Luigi Di Maio durante la missione in Slovenia

Per quanto riguarda gli assetti dei Cinque Stelle, Luigi Di Maio rimane il leader più importante. Perfino più di Grillo e sicuramente più di Conte. Perché alla fine è stato lui ad avere il coraggio di portare il Movimento al Governo e soprattutto di farcelo rimanere nonostante le tantissime defezioni.

Giuseppe Conte sa bene che provare a fondare un nuovo Partito è un’operazione complicata con poche garanzie di successo. Basta vedere le percentuali di Italia Viva di Matteo Renzi e di Azione di Carlo Calenda. Beppe Grillo, dal canto suo, è perfettamente consapevole del malumore che c’è nei suoi confronti.

La durissima presa di posizione di Roberta Lombardi è stata indicativa. In questo momento una guida Conte sarebbe perfetta per i Cinque Stelle di Governo. Ma certamente  non è pensabile estromettere Grillo. Non sarebbe più il Movimento Cinque Stelle.

Non è più Giggino, ma il ministro Di Maio

Matteo Salvini (Foto: Sergio Oliverio / Imagoeconomica)

Luigi Di Maio è cresciuto moltissimo in questi anni. Non è vero che ha subìto il carisma di Matteo Salvini. Semplicemente lui ha un altro stile.

Adesso sta facendo il mediatore, consapevole però che prima o poi gli verrà chiesto di tornare ad essere il capo. Ammesso che non lo sia più.

Sta nei Cinque Stelle. Ma poteva stare tranquillamente nella Democrazia Cristiana. Tra i dorotei, quelli posizionati al centro del… Centro.