Un lager lo devi fabbricare: perché la Shoah è stata un peccato collegiale

La tremenda logistica di un orrore che sta sì in testa ai suoi responsabili diretti, ma non assolve tutti i "carnefici volenterosi"

Pietro Alviti

Insegnante e Giornalista

«Rendi insensibile il cuore di questo popolo, rendigli duri gli orecchi, e chiudigli gli occhi, in modo che non veda con i suoi occhi, non oda con i suoi orecchi, non intenda con il cuore, non si converta e non sia guarito!»  E io dissi: «Fino a quando, Signore?» Egli rispose: «Finché le città siano devastate, senza abitanti, non vi sia più nessuno nelle case, e il paese sia ridotto in desolazione; (Is 6, 9-10)

È probabilmente il brano più antico del testo biblico, in cui viene utilizzato il termine che noi oggi pronunciamo Shoah. Vuol dire appunto devastazione, desolazione. Il profeta Isaia, circa settecento anni prima di Cristo, già individua i passi che portano alla devastazione totale. Il cuore insensibile, gli occhi chiusi, le orecchie che non vogliono sentire.

Al momento in cui Isaia  scrive, Israele sta rischiando la sua stessa esistenza. Il re Acaz vuole stringere un’alleanza con gli Assiri contro gli Egiziani: sarà la sua rovina, nonostante gli avvertimenti che il profeta gli lancia. Gli occhi si chiudono, gli orecchi non sentono, il cuore non capisce ed ecco il disastro. Ma tutto questo può essere applicato a tante tragedie dell’umanità, a tanti massacri, a tanti genocidi.

Cosa rende unico quell’orrore

Foto: Xiquinho

Che cosa rende, invece, unica la Shoah? Tutte le vittime di ogni violenza meritano pietà, rispetto e compassione, ma nell’evento della Shoah si combinano  insieme delirio razzista, volontà di sterminio. E poi burocratica pianificazione della distruzione di un intero popolo, efficienza criminale. Non si tratta della follia di un piccolo gruppo di uomini, sia pure violenti o posseduti da un demone maligno, come qualcuno sostiene.

Pensate alla costruzione di un campo di concentramento: occorrono ingegneri che ne progettano l’edificazione, altri che studiano il modo più veloce ed efficiente per sterminare il maggior numero di persone contemporaneamente, altri ancora che progettano e costruiscono i forni che sicuramente non possono essere scambiati per quelli in cui si cuoce il pane o la pizza.

La logistica dell’orrore

(Foto: Museo del 900 e della Shoa di San Donato Valcomino)

Psicologi che studiano come non far diffondere il terrore che a volte può diventare incontrollabile anche dalle armi… e ancora come liberarsi dei resti dei corpi, financo delle ceneri di tutti coloro che sono passati nei camini…  E poi ci vogliono treni, macchinisti, capistazione, poliziotti, guardie di sorveglianza, comandanti e ufficiali dei campi, contabili, medici, infermieri

Insomma tante persone, centinaia, migliaia, milioni di persone normali che hanno chiuso occhi, orecchi, rifiutandosi di capire, anzi approfittando spesso della situazione, impadronendosi di case e ricchezze e beni che sicuramente non gli appartenevano. E tutto questo in popoli che nel loro passato esprimevano ideali, filosofie, capolavori della letteratura, della musica, dell’arte e che pure impegnarono milioni di cittadini in una vera e propria industria dello sterminio.

Hitler, Mussolini e i complici volenterosi

Certo, c’era Hitler , c’era Mussolini ma anche milioni di persone, i “volenterosi carnefici di Hitler”, che cooperarono allo sterminio degli ebrei, degli omosessuali, dei gitani, dei testimoni di Geova, dei disabili. Un esercito, che poneva nell’onore il suo fondamento secolare, divenne il disonorevole simbolo della violenza e della sopraffazione, organizzata come  un sistema industriale, minima spesa, massima strage

Mussolini e Hitler visitano la Biennale di Venezia

Non fu un atto di rabbia, la reazione spropositata ad un attacco: fu la progettazione sistematica della cancellazione di un popolo, di una cultura che sostiene il pari valore di ogni uomo, tutti uguali perché tutti creati da un solo Dio. E, purtroppo, anche oggi  tanti si lasciano sedurre da quelle idee, da quella predicazione dell’odio.

E chiudono occhi, orecchie e cuore per sentirsi parte di un grande organismo sociale, il partito, la patria… che finalmente prende coscienza di quali siano i nemici e li distrugge. L’abbiamo già visto accadere, facciamo in modo che non accada più.