Venne il giorno in cui le api invasero il municipio e cacciarono il sindaco (Conte della Selvotta)

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Ascesa e caduta di un sindaco vissuto come un usurpatore. Legittimamente eletto ma dalla minoranza della città. I cedimenti alla politica. Le sconfitte clamorose. Fino alla caduta definitiva.

Domenico Malatesta

Conte della Selvotta

Un ingente sciame di api invase il Foro di Cassino”. ANNO CCVIII a.C. Tito Livio Libro XXVII.
Cassino, 2019 d.C. Uno sciame di api invade l’Aula consiliare.
Montecassino, 2019 d.C. Uno sciame di api invade l’Albaneta.

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L’inizio e la fine (ingloriosa) del sindaco di Cassino Carlo Maria D’Alessandro sono fatti di record per la storia politica e amministrativa della città.

Il sindaco usurpatore

Tutto inizia il 20 giugno 2016: quel giorno il dirigente del Catasto sconosciuto a tutta la città (il claim della campagna elettorale fu ‘Carlo Maria chi?‘) vince il ballottaggio (a sua insaputa) contro il favorito Giuseppe Golini Petrarcone tradito dal Pd diviso.

Carlo Maria (chi?) D’Alessandro proprio per questo viene vissuto come un usurpatore, nonostante sia stato legittimamente eletto. Perché la città ha votato in maggioranza per il Centrosinistra, dividendosi però tra due candidati sindaco del Pd.

Una maggioranza attonita, assiste con simpatia l’ascesa di questo ‘terzo’ che ora gode alla faccia dei due litiganti. Ma anche con sospetto, perché l’ultima volta in cui il centrodestra ha governato la città non ha lasciato buoni ricordi.

Il sindaco con il balio asciutto

Sorprende favorevolmente, questo sindaco ‘operaio’. Lo fa subito dopo essere entrato in municipio. Dopo due giorni, D’Alessandro presenta, sbalordendo tutti, la sua giunta.

È un esecutivo nel quale tutti hanno intravisto le impronte digitali lasciate dai consigli politici arrivati dal padre e padrino di quell’esecutivo: il vice responsabile nazionale Enti Locali di Forza Italia Mario Abbruzzese. Non è un’invasione di campo: la politica ha avuto un ruolo fondamentale nel risultato elettorale delle Comunali, reclama ora i suoi equilibri. Inoltre, l’ombra di Abbruzzese va a compensare quella mancanza di esperienza politica che è il limite di un sindaco strappato due mesi prima alla sua scrivania di efficientissimo burocrate.

Con il passare del tempo però, Carlo Maria D’Alessandro si appoggia sempre di più a quel supporto, dando l’impressione di abdicare poco alla volta alle proprie prerogative. E dando l’impressione di averle delegate. Ad una persona che non è stata legittimata dal voto popolare.

Nasce così il mito di Abbruzzese come balio asciutto di un’amministrazione dal più basso tasso di esperienza politica che si sia mai visto in città.

Le prime bugie

L’apertura di credito fatta dalla maggioranza della città inizia a chiudersi già a settembre 2016. È il giorno in cui Carlo Maria D’Alessandro scrive il proprio nome nella storia cittadina come il sindaco che perde la battaglia contro Acea durata quasi 15 anni. E deve consegnare gli acquedotti cittadini al gestore privato.

In campagna elettorale aveva giurato “Mai l’acqua ad Acea. Anzi anche le frazioni torneranno nell’acquedotto comunale”.

Lì cominciano i primi mugugni dei cittadini beffati dalla promessa. Nessuno immagina che il peggio debba ancora venire.

Lo scoprono quando D’Alessandro diventa anche il primo sindaco nella storia di Cassino a varare il dissesto finanziario del Comune. Fino a quel momento tutti gli altri sindaci di Cassino lo avevano evitato così come in tanti Comuni italiani. Per le conseguenze nefaste. Ma D’Alessandro assicura che sia la cosa migliore.

Ne scarica le colpe all’amministrazione precedente. Così come per tutte le scelte impopolari che adotta. L’immagine che ne esce è quella di un sindaco che non si assume il peso delle proprie scelte ma scarica su chi ormai è sconfitto e non può difendersi.

Le stranezze amministrative

Cassino è una città attaccata alla tradizione. Anche per questo vive con fastidio la serie di iniziative adottate per la prima volta con l’esecutivo D’Alessandro. Dimissioni date, ambulanze in municipio, scatoloni preparati, poi tutto revocato: una farsa che toglie credibilità ai protagonisti.

D’Alessandro è stato il primo sindaco ad affidare la delega di vice sindaco, a turno, d’estate, a due assessori, in mancanza di quello ufficiale. È stato il primo sindaco ad azzerare la giunta dopo la mezzanotte tra domenica e lunedi. Al buio. Ed è stato il primo sindaco, dopo la riforma elettorale con l’elezione diretta del popolo, con la più breve consiliatura. Solamente due anni e sette mesi e mezzo rispetto ai cinque anni previsti per legge.

LE FRASI CELEBRI DI D’ALESSANDRO

In campagna elettorale. 

“Il centrosinistra ci ha lasciato una montagna di debiti. Farò il dissesto per ridare a questa città un futuro e il ruolo guida.” Applausi.

“Il centrosinistra non è stato capace di mantenere l’acquedotto perdendo le cause e consegnandolo ad Acea. Io mi incatenerò davanti al Comune. Mai ad Acea l’acqua di Cassino.” Applausi.

Alla vigilia delle elezioni politiche 2018. 

“Con queste elezioni asfalteremo il Pd e il centrosinistra di Cassino. Dovranno sparire per i danni causati. Mario andrà alla Camera e Pasquale alla Pisana. E governeremo e arriveranno finanziamenti per i nostri progetti. ” Applausi. (Ps: Mario Abbruzzese asfaltato da una sconosciuta signorina grillina E Carlo Maria D’Alessandro asfaltato dai dissidenti e da Pd e Lega).