Vicano in Consiglio: «Ex discarica? Monito per chi non sa che dire No»

Nel question time il campo di battaglia nell'ex discarica di via Le Lame, il grido d'allarme del Medico di famiglia per l'ambiente, l'attacco della Sardellitti al Pd regionale. All'improvviso, però, l'intervento del già candidato sindaco e presidente Saf

Marco Barzelli

Veni, vidi, scripsi

La miccia in Consiglio, nel corso del question time di ieri sera, l’ha mostrata Domenico Marzi: «Se i lavori all’ex discarica sono risultati a regola d’arte, perché non viene restituito il finanziamento di dieci milioni di euro?», si è chiesto e ha domandato l’odierno consigliere d’opposizione. Ma è il consigliere Corrado Renzi, con un velenoso suggerimento per il sindaco Riccardo Mastrangeli, che l’ha accesa. E ha fatto esplodere Marzi.

Al centro della polemica c’è l‘ecomostro di Via Le Lame: la montagna di rifiuti che venne inalzata quando venne chiusa la vergogna della discarica di Malagrotta a Roma. Era l’unico impianto a cielo aperto in Europa. Per anni nessuno si era attrezzato a gestirsi i rifiuti, continuando a raccogliere la spazzatura e poi riversarla nella buca di Malagrotta quando i compattatori erano pieni. Chiusa Malagrotta fu l’emergenza. E via Le Lame fu una delle risposte.

Una risposta che ieri ha irritato Domenico Marzi. Perché il consigliere Renzi, a microfono spento ma ascoltato, ha spronato il sindaco Mastrangeli a dare la colpa al primo cittadino che guidò la città tra il 1998 e il 2007. E che Mastrangeli ha battuto cento giorni fa alle elezioni comunali. La colpa di cosa? Di quella collina ancora lì.

Un grido d’allarme è stato poi lanciato da Giovambattista Martino, capogruppo della Lista Ottaviani nonché coordinatore dei Medici di famiglia per l’ambiente. Ma l’altro già candidato sindaco Mauro Vicano, che non sta all’opposizione bensì in maggioranza, ha spiazzato tutti: «Che quella discarica sia da monito per tutti coloro che non hanno altra risposta che dire no agli impianti di trattamento dei rifiuti». Lo ha detto dopo che il dottor Martino, a fianco all’alleata consigliera e pneumologa Teresa Petricca, era salito sul cavallo di battaglia: «Quanta morte si sarebbe potuta evitare attorno all’ex discarica? Siamo una città martire e dobbiamo uscirne a testa alta».

No di Vicano ai No-impianti

Un biodigestore, un impianto per la trasformazione di rifiuti in biogas

È ben noto il No categorico degli ambientalisti Medici di famiglia alla realizzazione dei biodigestori: gli impianti che trattano i rifiuti organici (l’umido) e li trasformano in gas naturale, oggi più che mai oro trasparente. Il No è fondato sul principio di precauzione: paventano potenziali rischi per la salute.

La posizione dell’amministrazione Mastrangeli è ormai chiara: al massimo un biodigestore che accolga soltanto i rifiuti della città, manco mezzo dal resto della provincia e della regione. Vicano, però, ha posto la questione fondamentale: senza impianti, termovalorizzatori o a biogas, l’unica alternativa è la discarica. Come quella montagna di rifiuti in via Le Lame.   

Il question time, tra le varie interrogazioni e interpellanze sull’ordinaria amministrazione, si è infiammato così sull’ex discarica di via Le Lame: la montagna di rifiuti sigillati da decenni nell’asse attrezzato del capoluogo ciociaro. Sul sito, nonché sulla fascia di terreno che lo separa dalle acque fluviali, verranno investiti complessivamente dieci milioni e 840 mila euro.

Finita la nuova caratterizzazione ambientale, le analisi, si procederà alla rimozione delle tonnellate di rifiuti accumulate nell’area di quasi quarantamila metri quadri.

I fondi ministeriali per la bonifica

Domenico Marzi, consigliere d’opposizione (Foto © Filippo Rondinara)

Quei dieci milioni rientrano tra gli oltre quaranta stanziati per gli interventi nel Sito di interesse nazionale della Valle del Sacco. Provengono dal Piano operativo per l’ambiente del Ministero della transizione ecologica. Sono risorse statali derivanti dal Fondo per lo sviluppo e la coesione, gestite anch’esse come le altre per il Sin – anche regionali e dell’ex ufficio commissariale – dall’ente attuatore: la Regione Lazio.

Marzi, nell’occasione, ha voluto scrollarsi di dosso ogni responsabilità: «Risulta un collaudo tecnico positivo, allora perché non viene ridato indietro il finanziamento ministeriale in modo da utilizzarlo per altre necessità?». Il collaudo tecnico è quello effettuato dal Comune di Frosinone, su richiesta di Ministero e Regione, rispetto allo stato dell’arte della passata messa in sicurezza dell’ex discarica frusinate.

A offrirgli delucidazioni, introdotto dal sindaco Mastrangeli e dall’assessore Angelo Retrosi (Lavori pubblici), è stato il capo dell’Ufficio tecnico Benito Caringi: «Si è accertato, previo collaudo, che l’ubicazione della discarica non è confacente a una messa in sicurezza definitiva, quindi l’unica soluzione è la rimozione dei rifiuti».

Per questo, invece dell’iniziale milione e mezzo, ne saranno investiti quasi undici. Per far sparire tutta quell’immondizia, ma non prima di conoscere lo stato attuale di contaminazione delle falde acquifere. È così che si avrà un piano aggiornato di caratterizzazione, visto che l’ultimo approvato risaliva a oltre dieci anni fa.

La montagna di rifiuti in via Le Lame

L’ex discarica di Via Le Lame a Frosinone

L’ex discarica ricadeva nel Sito di interesse nazionale sin dal 2001, poi nel 2013 è diventata di interesse regionale (Sir) e infine – previe carte bollate tra Ministero e Pisana – è tornato di competenza diretta dell’ormai Ministero dell’eco-transizione anziché della Regione Lazio, che comunque attua i Piani di messa in sicurezza permanente.

Dal 2001 al 2006, fin quando non è stato reinserito nel Sin, il titolare del procedimento è stato il Comune di Frosinone. Ha dovuto gestire gli interventi di caratterizzazione, messa in sicurezza e bonifica dell’area. Ed è stato ente appaltante delle opere e gestore dei finanziamenti. Nel 2014, a seguito delle indagini della polizia giudiziaria e delle analisi dell’Arpa Lazio, il sito fu sequestrato e finirono in quattro sul registro degli indagati per il reato di avvelenamento colposo delle acque.

L’ingegner Caringi, dirigente del settore comunale dei lavori pubblici, ha però poi aggiunto: «Manca ancora la certificazione da parte della Provincia di Frosinone, tra l’altro per una mera rispondenza della documentazione inoltrata a quanto progettato». Non poteva di certo mancare un altro caso di ritardite nel rilascio delle autorizzazioni in campo ambientale.

«Oggi, in ogni caso, il Comune è esclusivamente custode dell’ex discarica – ha precisato il funzionario – e l’ente attuatore è la Regione Lazio». Da qui il velenoso commento sottovoce di Renzi per spingere Mastrangeli a ricordare a Marzi che all’epoca fosse lui il sindaco. Marzi, capogruppo della lista civica che lo ha sostenuto alle elezioni, ha sbottato: «Si posso continuare a raccontare menzogne, come in campagna elettorale, ma io il 10 febbraio 2001 firmai un’ordinanza e fu un provvedimento per liberare la città dai rifiuti».

«Basta prese in giro del Pd». «No, basta No»

Mauro Vicano e Alessandra Sardellitti con Carlo Calenda

L’affondo, contro la Regione Lazio a guida Pd, è arrivato dall’assessora Alessandra Sardellitti, uscita un anno fa dalla definita «caserma del Pd» per poi approdare ad Azione. Da ormai tre mesi la dirigente provinciale del partito di Calenda è delegata alla smart city nella giunta di centrodestra. Al netto del congelamento della sua autosospensione dalla segretaria provinciale.

«Quella nella zona industriale è una vergogna», ha tuonato Sardellitti rispetto alla discarica di via Le Lame. «Sono morte tante persone che lavoravano lì, compreso mio padre. E tante sono le promesse fatte e non mantenute dall’ex assessore regionale all’Ambiente Mauro Buschini. Pandemia a parte, si sono visti solo piani di caratterizzazioni ma ancora nessuna bonifica. Basta prese in giro da parte del Pd regionale».

Vicano, il suo consigliere di riferimento, ha voluto fare invece due osservazioni. Una di carattere generale e l’altra di carattere particolare. «Quella discarica – ha detto innanzitutto – è un monito per tutti coloro che dicono No a qualsiasi trattamento di rifiuti. La realtà è che mancano impianti. E quelli di ultima generazione sono a norma di legge, ispezionati, vivisezionati dagli organi di controllo».

In particolare, molto informato in quanto ex presidente della Saf – la Società ambiente Frosinone, partecipata da tutti i Comuni della provincia per il trattamento dei rifiuti – ha aggiunto: «Una gran parte dei rifiuti è mineralizzata, quindi inerte, ma in un’altra risulta ancora una produzione di percolato». È proprio per quello che il Ministero e la Regione stanno caratterizzando e bonificando l’ex discarica.