La sfida di Zingaretti tra Brancaccio ed Eliseo. Il grande gelo in Ciociaria

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

«Le soluzioni non si trovano scritte in un libro né verranno da un leader che ci spiega tutto. Abbiamo bisogno di un popolo e di leader che tengano insieme pluralismo e unità»: Nicola Zingaretti costruisce il ponte intervenendo dal palco del teatro Brancaccio. Frase dopo frase, crea la strada per collegare l’area che nel Pd si riconosce in Andrea Orlando ed il mondo politico di Giuliano Pisapia.  Il futuro del Partito Democratico alternativo al modello di Matteo Renzi inizia a disegnarlo da qui, tenendo a battesimo “Campo progressista”.

Non è un Partito. Non è un’altra scheggia nella galassia della sinistra esplosa in mille pianetini da quando alla Bolognina è stato tolto il collante ideologico che fino a quel momento aveva tenuto tutto insieme. ‘Campo Progressista‘ è un soggetto per cercare di riaggregare quelle schegge. Mettendogli a disposizione un terreno che sia comune alle migliaia di sindaci ed amministratori locali sparsi per l’Italia e rimasti senza un punto di riferimento.

L’altra spalla del ponte sospeso sul nulla politico, Nicola Zingaretti la definirà tra qualche ora. Da un altro palco: quello del Teatro Eliseo. Lì il ministro Andrea Orlando lancerà ufficialmente la sua candidatura per la segreteria del Pd. E Zingaretti gli ha già dato la sua adesione

Scende in campo nella battaglia congressuale, il governatore. E il motivo lo ha detto nel corso del suo tour di venerdì in provincia di Frosinone: «Io penso che anche per il Pd sia il momento di cambiare. Cosa altro deve succedere per capire che che se non cambiamo, verremo travolti dal movimento di protesta?».

Non è più tempo di ambiguità. Non è più tempo per stare nell’ombra. Zingaretti dice con chiarezza dove sta. «Io con molta sobrietà voglio dire  la mia: è tempo di cambiare il Pd perchè la gente è stanca di un’immagine sempre molto autoreferenziale. Invece dobbiamo rilanciare un Partito aperto».

Già ad Aquino, dopo l’inugurazione della scuola media ristrutturata, il governatore aveva iniziato a lanciare l’allarme. «Nella gente c’è rabbia, c’è delusione per un cambiamento che non vede. Mancano le risposte. C’è la disillusione in chi ha creduto nella democrazia ma vorrebbe vedere soddisfatti i suoi diritti». La risposta alla rabbia ed alla delusione Nicola Zingaretti ce l’ha: «La risposta sono le sale operatorie che stiamo aprendo negli ospedali che altri avevano destinato alla chiusura. Sono i primari che stiamo assumendo dopo che altri li avevano cancellati. Sono le scuole che stiamo inaugurando in questi giorni dopo la loro messa in sicurezza. Tutto con fondi della Regione, pochi ma spesi bene perché non c’è più spazio per i danni della cattiva politica che ha pensato solo a se stessa».

Tutto questo, il governatore lo vuole portare nel Partito Democratico, tenendo ancorato il mondo di Pisapia. «Penso un campo di forze di centrosinistra che rendano i nostri sindaci competititvi alle elezioni». Il congresso sarà una battaglia. «Sarà una battaglia nella quale in maniera molto serena farò valere le mie idee, lanciando un appello. Rivolto a tutti gli elettori: andate a votare. E votiamo per cambiare la situzione. O sono i cittadini che smettono di votarci»

Sa che non sarà facile. Per questo intervenendo di fronte al popolo del Brancaccio questa mattina Nicola Zingaretti  ha detto «La vostra è una sfida grandissima e ci vuole coraggio». Di fronte è seduto Massimiliano Smeriglio, numero Due della giunta Regionale. E’ tra i progettisti del campo di Pisapia. Ed è il ponte tra i 13 consiglieri  regionali Pd che stanno con Orlando (5 con Renzi) e tutta l’area che in Regione è entrata tra Sel e Listino. Non c’è Mauro Buschini sul quale il governatore contava.

Tra loro è sceso il grande gelo. Si è notato per l’intera durata del tour di Nicola Zingaretti in provincia di Frosinone. Non è ancora sbollita del tutto la rabbia del giorno prima quando negli uffici della Regione l’hanno sentito tuonare. “Dopo tutta la fiducia che gli ho dato…“.  (leggi qui) Destinatario: il suo assessore Mauro Buschini, per il voto della componente riunita lunedì da Memmina a Frosinone in vista del congresso nazionale. Tutti con Francesco De Angelis  sulle posizioni del presidente nazionale del Pd Matteo Orfini. Nessuno con il ministro Andrea Orlando. Nemmeno Mauro Buschini. “Dopo tutto quello che…” . (leggi qui)

Nelle ore del tour, Nicola Zingaretti ha rilasciato un’intervista dal forte taglio politico a Ciociaria Oggi. In un’intera pagina mai ha nominato il suo assessore. Che fino a qualche giorno prima era «il punto di riferimento nella mia giunta». Durante la varie tappe, tra loro tanta cordialità. Ma niente calore. Le foto sui giornali li mostrano a distanza.

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