Zingaretti, in vantaggio ma è testa a testa

Gli exit poll danno testa a testa il governatore uscente con i candidati del Centrodestra e del M5S. Oggi alle 14 il via allo spoglio

Stefano Parisi, candidato governatore del Lazio dal Centrodestra, rompe il silenzio pochi minuti prima delle due della notte. Lo fa per ribadire quello che le agenzie di stampa hanno rilanciato pochi minuti dopo le ore 23: nel Lazio Nicola Zingaretti è in vantaggio stando agli exit poll. Ma non ha uno straccio di motivo per poter dire di avere in mano la rielezione.

 

TESTA A TESTA

Parisi dice alle agenzie «I primi exit poll danno un testa a testa  tra me e Zingaretti, se sono veri i risultati che vediamo anche a  livello nazionale il centrosinistra è molto basso, sia la coalizione  che LeU, quindi probabilmente i dati reali saranno a noi più  favorevoli».

I dati sono quelli annunciati da Opinio-Rai. Assegnano al governatore uscente Nicola Zingaretti il 34% (nella migliore delle ipotesi) che però potrebbe scendere fino al 30% (nella peggiore delle ipotesi).

Stefano Parisi secondo lo stesso sondaggio è al 26% (nell’ipotesi peggiore) che però potrebbe salire fino al 30% (nella migliore). E cioè agganciare Zingaretti se per il governatore si mettessero male le cose.

In quel fazzoletto di voti c’è spazio anche per Roberta Lombardi, candidata dal M5S . L’exit poll la assegna al 25% nella peggiore delle ipotesi ma al 29% nella migliore.

Siamo lì.

E il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi? Avevano ragione i sondaggi che erano stati consegnati dal primo minuto a Silvio Berlusconi: Opinio-Rai gli riconosce tra il 2 ed il 4%.

Negli ultimi giorni circolava un sondaggio interno che dava il distacco tra Zingaretti e Parisi intorno all’1,5%: nessuno gli aveva dato retta perché sosteneva che la Lega fosse davanti a Forza Italia. Appunto.

 

LO SPOGLIO OGGI POMERIGGIO

Il candidato del centrodestra si lascia andare ad una dichiarazione che è quasi da premio di consolazione: «Questo testa a testa è già un risultato straordinario, solo 20 giorni fa c’erano dei sondaggi che ci davano a più di 20 punti di distanza –  ha aggiunto – Per alcuni giornali la partita non c’era, era solo tra  Zingaretti e Lombardi. Da tempo sentiamo nell’aria che c’è un clima  diverso, per noi è già un risultato straordinario raggiunto in un mese di campagna elettorale».

Per i dati reali bisognerà aspettare lo spoglio di lunedì pomeriggio dalle 14 in poi.

Nel 2013 Zingaretti aveva vinto con il 40,65% e un 41,64% della coalizione, contro il 29,32% dello sfidante di centrodestra Francesco Storace, la cui coalizione si fermò al 32,80%. È trascorsa un’era geologica.

Nel corso della quale Nicola Zingaretti è stato il peggior comunicatore di se stesso. Zero propaganda sui successi conquistati a mano a mano che si andava avanti, province battute a tappeto solo nell’ultimo mese. Eppure da dire ne avrebbe avuto. Lo stesso spot per le tv locali, in onda gratis in base alle norme sulla par condicio, è arrivato solo a tre giorni dal voto.

Il vento nazionale non soffia a suo favore. L’election day renderà le cose ancora più complicate. «Se avessimo votato in una data diversa dalle politiche ora staremmo raccontando un’altra storia» ha detto in nottata la sua fedelissima consigliera Daniela Bianchi.

Già, ma l’election day alla fine c’è stato. E per giunta nel giorno nel quale tutto il vento ha soffiato contro. Se abbia soffiato così forte da mangiarsi anche quel piccolo margine di vantaggio rimasto lo sapremo tra qualche ora.