Il magnete smagnetizzato e il requiem di Stirpe per la Ciociaria

Senza ambiguità, netto e ruvido a costo di apparire antipatico. Maurizio Stirpe mette la politica del territorio di fronte alle proprie responsabilità: "Il rischio di una desertificazione industriale è ormai dietro l’angolo se non si corre al più presto ai ripari”. Una terra che sta perdendo la sua grande opportunità di crescita.

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Per sua natura quello del calcio è un mondo che corre alla velocità doppia dei suoi sogni. Deve farlo perché nel calcio si sale e si scende con un range rapido che obbliga chi ne tiene le redini ad adeguarsi alle nuove sfide, ed alle nuove responsabilità. Spesso ad anticiparle. Ecco, per Maurizio Stirpe il calcio è due cose: paradigma per come dovrebbe andare lo sviluppo industriale e rimpianto perché quello non accade.

Non accade in una Provincia che ormai è un magnete che non attrae più. E che da polo attrattivo per le imprese si sta trasformando in un respingente per le aziende che volessero investire sul territorio e diventare propellente della sua crescita. Gli esempi non mancano ed il presidente del Frosinone calcio e numero due di Confindustria non ha bisogno di citarli.

Cosa sta accadendo sotto gli occhi di tutti

Sono tutti lì, sotto gli occhi di tutti e all’attenzione di pochi. E’ una slavina che sta portando via dalla Ciociaria uomini, idee e realtà che troppo spesso e troppo forte cozzano con una tra le peggiori burocrazie territoriali del paese.

Anziché raddoppiare qui i loro capannoni, alcuni industriali ciociari li hanno realizzati in Francia, Germania, Polonia, Serbia e Tunisia. E senza mettersi d’accordo tra loro: sono arrivati alla stessa conclusione: qui non si può fare. Amazon sta a Colleferro perché quei pochi metri in più che l’avrebbero collocata a Frosinone sarebbero stati capestro. Saxa Gres non ha aggiornato le sue tecnologie nel terrore di un iter autorizzativo che le avrebbe succhiato anni di vita aziendale. La Gran Tour di Paliano fa armi a bagagli e migra in Friuli Venezia Giulia, con Gerardo Iamunno che di fronte all’impossibilità di lavorare accetta l’accoglienza a braccia aperte fatta da Massimiliano Fedriga.

E Iamunno non è uno qualunque, è vicepresidente di Unindustria e la sua scelta è sintomo cupo di una situazione pre agonica per gli industriali.

Il caso Iamunno e la “ciocia stretta”

Pochi sembrano aver capito che se lo è per la categoria che presiede lo sviluppo lo sarà per le terre che di quello sviluppo avrebbero dovuto godere. Il sunto è che ormai l’industria 4.0 porta scarpe 42 e la Ciociaria calza un 36 stretto, non ci sta, il piede della crescita in questa provincia non ci sta più e il “calzascarpe” del Pnrr qui rischia di essere meno attrattivo che altrove.

A meno che non cambino le cose. A meno che le parti sociali, le istituzioni, gli addetti e la politica non facciano squadra per chiudere le maglie aperte di una rete che non prende pesci, ma granchi clamorosi.

Ieri i Segretari Generali Provinciali di Cgil – Cisl – Uil si sono visti per affrontare il tema. Tema su cui c’è “sdegno” in attesa che ci sia strategia. Temono l’arrivo di “una crisi profonda del sistema produttivo territoriale della Ciociaria ed il rischio di una irreversibile desertificazione aziendale che comporterà un impoverimento di tutto il territorio”. Perciò hanno chiesto un confronto con Unindustria: e per capire quanto sia stringente la situazione l’appuntamento gli è stato dato per oggi, praticamente ad horas. (Leggi qui: Attenti al cigno nero: vertice Unindustria – sindacati).

Il sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli e la presidente di Unindustria Miriam Diurni

Lo scopo è fornire una conferma ufficiale su quanto hanno scritto Il Messaggero ed Alessioporcu.it. “È doveroso da parte delle organizzazioni sindacali avere dati e notizie certe, dopo gli annunci mediatici di questi giorni. I contenuti, purtroppo negativi, di questa scelta non hanno solo un valore per quello che sono all’interno del contesto Aziendale. Ma sono contenuti di natura e di valenza politica, ovviamente negativi purtroppo, per il sistema imprenditoriale della Ciociaria”.

I tre Segretari generali evidenziano anche altro. Che “È un messaggio lanciato da un imprenditore che ha un ruolo non solo Aziendale ma è un tassello politico e istituzionale importantissimo nel contesto delle Associazioni datoriali del territorio e non solo”.

Basta retorica, adesso si deve agire sul serio

E Maurizio Stirpe? Dalle colonne del Messaggero ha (ri)lanciato l’allarme. Lo ha fatto con la piena consapevolezza che non si può più continuare a strombazzare che c’è un problema nella speranza vacua che la sola enunciazione vigorosa dello stesso si faccia soluzione.

La soluzione è plurima, concreta ed attiva, non è roba retorica su cui piangere ma faccenda pratica su cui agire. Agire subito. Perché Frosinone è una città che ha una squadra di calcio e dei tifosi da serie A ed un territorio che se ne sta rincantucciato in serie B a leccarsi le ferite di uno sviluppo buono solo per concimare le apertura sui media.

Dalla strada per i tifosi ospiti che raggiungono lo stadio è stato un attimo. La zoppia della Ciociaria in termini di sviluppo si è allargata come un bouquet malevolo a tutti gli ambiti in cui crescita, lavoro e passo certo coi tempi mancano. Ed ha disegnato un quadro desolante.

Scontri politici, bracci di ferro fra governi di vario livello, burocrazia giolittiana e retropensiero dominante hanno annacquato ogni speranza di crescita. La società civile cresce ed i talenti migliori vanno all’estero, la società di calcio schizza ai vertici e le istituzioni restano nane che non vedono gli stessi orizzonti, le stese necessità impellenti. Come fa uno alto un metro e mezzo a scorgere quello che va realizzato sulla scorta dello skyline di chi ha occhi, cervello e tigna a due metri?

Visione ampia vs microscopio: il match della vita

Per Stirpe è tutto un problema di stimoli, di input giusti: se il mondo in cui vivi corre più veloce di te allora sei tu che devi iniziare a correre veloce come lui, non puoi piegare il mondo alla tua velocità. “Mentre la società sportiva è stata, in qualche modo, costretta a crescere in fretta per aumentare il suo livello, stimolata dai risultati sportivi ottenuti, le istituzioni, invece, non sono state obbligate ad adeguarsi a questo percorso”. Ci sono problemi che “devono essere risolti al più presto, per non far sembrare lo stadio la classica cattedrale nel deserto. Auspico di lavorare in fretta in con il comune per risolvere anche queste criticità”.

È un fatto: la strada per i tifosi ospiti non s’è realizzata. È uno sfregio ad uno stadio che è un’eccellenza nazionale. Non s’è costruita e non per indolenza del Comune, per lentezza degli uffici, per carenza della società. Non s’è fatta fondamentalmente per lo stesso motivo per cui molti hanno costruito all’estero i loro capannoni: qui non si può fare niente.

Ma la prospettiva è cosa che implica una visione larga e un udito stereofonico. Frosinone invece ha il microscopio tignoso del campanilismo e la mezza sordità di chi non conosce il valore aggiunto della sinergia. “Si fa un’enorme fatica a creare sinergie e condividere progetti unitari. Il progetto Tav, ad esempio, perché non si riesce a svilupparlo?”. E il caso Iamunno è paradigma e fondo del barile al contempo. “Con la Cassa del Mezzogiorno si era puntato troppo sulla quantità di siti e poco sulla qualità ed oggi paghiamo i danni ambientali realizzati in quell’epoca. Oggi per puntare troppo alla qualità si sta perdendo la quantità.

Le Cassandre di Viale dell’Astronomia

Foto: Stefano Carofei © Imagoeconomica

Il dato è evidente: i segnali di crescita e le rotte generali sono molto spesso il frutto della capacità che la politica dovrebbe avere di ascoltare chi tiene il termometro in mano e sotto gli occhi con costanza: gli imprenditori. “Le istituzioni dovrebbero ascoltare di più il mondo dell’impresa per capire quali esigenze vengono richieste al fine di creare nuovo sviluppo e preservare quello che c’è”.

Non accade, semplicemente non accade per un fenomeno generale che in provincia di Frosinone va in iperbole. A livello nazionale Confindustria spiega da tempo che il Pil italiano è ancora troppo suscettibile di scossoni figli di strategie monche. E’ accaduto che le Cassandre di Viale dell’Astronomia avessero ragione, con un Caro Bonomi che non avrebbe mai voluto averla, ma i ripari sono stati minimal. In Ciociaria sta accadendo la stessa cosa ma con il volume altissimo di un pregresso tutto particolare. Quello di una terra che viaggia alla stessa velocità dei suoi bizantinismi e che piega la produzione alle camarille dei burosauri come quasi nessun’altra.

E il rischio è molto più che una finestra di enunciazione linguistica. E’ il rischio che Maurizio Stirpe e tutti quelli come lui paventano. “Il rischio di una desertificazione industriale è ormai dietro l’angolo se non si corre al più presto ai ripari”.

“Teniamoci i giovani qui da noi”

Un’assunzione di responsabilità a questo punto non è più atto di logorrea per concimare i comunicati stampa, è una necessità sociale netta. Tocca alla politica dimagrire, bruciare i grassi della sua compiaciuta dialettica analitica ed avviarsi a fare cose, non a dirle spiegando che sì, certissimamente cose vanno fatte. Sull’alta velocità si deve investire di più, può rappresentare il vero volano per uno sviluppo importante. Così come occorre unire le due province di Frosinone e Latina per un Lazio Meridionale più forte attraverso collegamenti, fisici e non solo, migliori”.

C’è un’emorragia fluviale che sta uccidendo il Frusinate e quel sangue è linfa che non scorrerà più nelle vene della Ciociaria: i giovani. “Bisogna mantenere i giovani sul nostro territorio frenando l’emigrazione verso altri luoghi. Per questo occorre offrire loro opportunità a cui non possono rifiutare. Qui bisogna metterci la faccia tutti ad iniziare dal mondo imprenditoriale”.

Già, metterci la faccia. E finirla di voltare la schiena alla morte della tua terra. Perché poco più sotto della schiena c’è il posto dove la Ciociaria sta andando. E la Ciociaria proprio non se lo merita.