Pure Togliatti avrebbe cacciato dal Pci Fiano e la sua norma (di B.Cacciola)

Biagio Cacciola

Politologo e Opinionista

Se un gigante della politica come Palmiro Togliatti, segretario del Pci fino alla sua morte nel 1964, avesse avuto in mano il Ddl di legge Fiano sul divieto della propaganda ‘fascista’, approvato solo dalla Camera finora, avrebbe senz’altro cacciato Fiano dal suo gruppo parlamentare.

Per tanti motivi. Primo tra questi il modo pasticciato in cui e’ stato scritto. Un cattivo italiano che per un amante della letteratura italiana come Togliatti sarebbe stato insostenibile. Il secondo motivo sarebbe stato squisitamente politico. Infatto Togliatti, con la sua astuta strategia politica, i fascisti li aveva, prima aministiati,e poi, ospitati nel suo Pci.

Il segretario comunista capiva che il fascismo era stato si, un regime dittatoriale, ma con una larga base popolare, che non poteva essere liquidata, ma inglobata. Inoltre Togliatti era troppo intelligente per non comprendere che una legge che vieta genericamente ‘la propaganda fascista‘,(gadget compresi ),in futuro avrebbe potuto vietare la propaganda ‘comunista’ o altre forme non ‘politicall correct‘.

Ogni manifestazione del pensiero e della parola, infatti, viene strenuamente difesa dalla nostra Costituzione all’art 21 e se, al Senato, passasse questa legge si sarebbe prodotto un vulnus contro la democrazia che potrebbe colpire ogni forma di dissenso non allineato e coperto.

Il fascismo, infatti, è morto e sepolto, con nessuna possibilità di essere resuscitato. Tra l’altro la dodicesima norma transitoria della Costituzione, vieta esplicitamente la ricostituzione del PNF. Probabilmente questa legge sarà bocciata proprio grazie alla sua incostituzionalità, ma sarà servita, magari, per mandare qualche messaggio trasversale a quella parte del Pd che ammiccava a qualche consenso dell’estrema destra in libera uscita.

Ma li dentro purtroppo un Togliatti non c’è.