La sfida della Camera di Commercio: con gli occhi della tigre

di Guido D’AMICO
Presidente nazionale
ConfimpreseItalia

 

 

 

A Messina, dopo anni di commissariamento, il 2 agosto scorso la Camera di Commercio ha eletto un nuovo presidente ed una nuova giunta camerale. L’elezione è avvenuta all’unanimità. È stata il frutto di una linea comune di tutte le associazioni. Il senso di responsabilità ed il rispetto per il territorio sono state una componente fondamentale: nel segno della coopetizione (leggi qui ‘Il coraggio di lasciare la competizione’) si sono superate tutte le divisioni che per anni avevano impedito la gestione di un ente fondamentale per la crescita e lo sviluppo.

A Catania, Ragusa e Siracusa, da oltre due anni, non si riesce a convocare il Consiglio Camerale. I veti incrociati impediscono alla più grande Camera di Commercio della Sicilia di darsi una governance e di essere motore per lo sviluppo delle energie migliori. La competizione esasperata non riesce a diventare coopetizione. Ne soffrono le istituzioni e le imprese.

A Roma si è partiti con un esasperato confronto tra le associazioni, finito anche a carte bollate. Per due anni sono prevalsi gli individualismi. A lungo non si è riusciti a trovare un terreno comune ed è prevalso il muro contro muro. Alla fine, il senso di responsabilità e la coopetizione hanno portato ad una governance condivisa. La Camera di Commercio di Roma è ripartita alla grande.

A Latina e Frosinone siamo alla vigilia di una sfida epocale. Le due Camere di Commercio sono destinate alla fusione. Il rischio è che possano prevalere i campanilismi, gli individualismi: che la rivalità e le divisioni storiche tra i due territori, facciano perdere un’occasione d’oro. Come sta avvenendo da due anni a Catania, Ragusa e Siracusa. Come è avvenuto per un certo periodo a Roma.

La scommessa vincente è: superare i personalismi. Superare le divisioni. Competere nel rispetto delle differenze e delle regole. Con una visione condivisa ed una piattaforma comune nell’interesse dei territori. Anzi, del territorio Frosinone+Latina che dobbiamo sempre più considerare un unicum se vogliamo essere protagonisti sullo scenario nazionale.

Dobbiamo mettere da parte le polemiche, gli scontri, le rivalità. C’è posto per tutti in un progetto condiviso, Come mi ha insegnato il mio maestro Emanuele Emmanuele, insuperabile presidente della fondazione Roma.

Proprio per questo, il primo superamento della competizione, per passare alla coopetizione, deve avvenire all’interno dei due territori. Frosinone deve trovare la forza della compattezza, superando le pur legittime differenze di posizioni. Latina deve fare altrettanto. Abbassando i toni di una dialettica interna ancora troppo orientata alla competizione e recuperando il senso delle istituzioni. E il reciproco rispetto, presupposto per la reciproca legittimazione.

 

Il 3 aprile scorso, proprio su Alessioporcu.it, scrivevo: “Sono profondamente convinto che bisogna reagire in fretta, puntando sulle tante eccellenze di questo territorio e sulla maggioranza silenziosa di piccoli e medi imprenditori e di commercianti che ogni giorno combattono in trincea per restare “sul pezzo”. Ma se ognuno di noi continuerà a pensare che spetta all’altro assumere l’iniziativa, allora non staccheremo mai la nave dal porto. Gli Stati generali non possono e non devono trasformarsi né in un’occasione di sfilata né in una interminabile fase dell’ennesimo tavolo aperto e mai chiuso. L’impostazione dovrà essere operativa e urgente: confronto serrato su poche ma significative proposte, programma da rispettare per rendere il tutto operativo. Senza perdere di vista la necessità di far sentire la voce del territorio a Roma”. (leggi qui ‘Basta piangerci addosso: via agli Stati Generali’)

 

Il presidente della Provincia Antonio Pompeo rispose con i fatti in modo rapido, convocando associazioni di categoria, sindacati, istituti bancari, organizzazioni impegnate nel sociale, dando il via al Patto per lo sviluppo, con un modello operativo improntato sul dialogo e sul confronto. Sistema produttivo, capitale umano e formazione le tre direttrici.

 

Un punto di partenza importante, ma ora bisogna proseguire con una determinazione totale. Con “gli occhi della tigre”. La “provocazione” costruttiva di Alessio Porcu va colta. Lui ha ricordato che esiste un termine desueto ma efficace, la coopetizione, spiegando che si tratta di una strategia che mette insieme imprese concorrenti che scelgono di collaborare su alcune attività del proprio business. Insomma, mette insieme la cooperazione tra concorrenti.

 

Bene ha fatto il leader della Cisl Enrico Coppotelli a sottolineare immediatamente: “Dobbiamo dircelo, collaborare non è strategia facile da perseguire, dal momento che la nostra cultura è abituata a distinguere e trattare tra amici e nemici, tra collaboratori e concorrenti. Bisogna sviluppare alcune specifiche competenze: come la capacità di capire i vantaggi delle alleanze e l’attitudine a operare lealmente sul principio della crescita comune”. (leggi qui ‘La sfida della nuova stagione’)

Ha ragione. Ma c’è di più: non possiamo continuare a ragionare in termini… provinciali.

 

Mi riferisco non soltanto all’atteggiamento mentale ma al profilo geografico. Dobbiamo invece guardare alla provincia di Latina, alle opportunità che offre Roma. Ma dobbiamo guardare anche all’Abbruzzo, al Molise, insomma ad un contesto che non è altro da noi. Faccio un piccolo esempio: il chimico-farmaceutico è il settore di eccellenza dell’industria italiana e le province di Frosinone e di Latina sono sugli scudi.

 

Questo per dire che si tratta di territori che vanno visti in un’ottica sinergica. Le infrastrutture viarie della provincia di Frosinone (penso all’autostrada, alla superstrada Ferentino-Frosinone-Sora che “prosegue” fino alla Sora-Avezzano e quindi all’Abbruzzo) potrebbero rappresentare un ulteriore valore aggiunto se fossero funzionali allo “sbocco” al mare di Latina. E’ solo un esempio, che però dimostra le potenzialità dei due territori. Oggi si ragiona sempre più in termini di complementarità, di unione di forze, di accorpamenti che possono e debbono dimostrarsi virtuosi.

L’industria, ma pure il commercio, l’agricoltura, l’artigianato hanno bisogno di realtà più vaste, di forze che si uniscono, non di barriere e pregiudizi.

 

Sì, la coopetizione può e deve essere una risposta praticabile, vincente, da costruire dal basso.

 

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